La Gelmini cerca di evitare il commissariamento impostogli sabato mattina, dal Tar Lazio con ordinanza nr. 4581/09 sulle graduatorie dei precari. Ricorderemo infatti che il ministro Gelmini, con la riforma dello scorso luglio, ha bloccato le graduatorie, consentendo l’inserimento nelle graduatorie di tre province diverse da quella di appartenenza, ma solo in coda.
Sabato mattina è stata resa nota la pronuncia del TAR del Lazio che ha ordinato al MIUR di dare puntuale esecuzione, nel termine di 30 giorni dalla comunicazione della decisione (ordinanza 4581/2009, depositata venerdi 9 ottobre), all’ordinanza cautelare n. 2573/2009 del 13 luglio 2009, con la quale si impone al Ministero di inserire “a pettine” coloro che hanno chiesto la collocazione in graduatorie di altra provincia; ossia inserire i precari nella fascia d’appartenenza e con il punteggio acquisito e aggiornato nella graduatoria provinciale di attuale iscrizione.
L’ottemperanza di questa ordinanza deve avvenire entro 30 giorni, decorsi i quali, il commissario ad acta nominato (nella persona del dr. Luciano Cannerozzi de Grazia, dirigente generale della Funzione Pubblica) “provvederà in via sostituiva ad adempiere al dictum giudiziale secondo le modalità enunciate al precedente p. a.-, predisponendo in proposito apposita relazione sulle attività svolte in esecuzione dell’incarico, anche ai fini della liquidazione del compenso”.
Lunedi mattina però, l’onorevole Paola Pelino (Pdl) ha presentato in commissione Lavoro un emendamento al famoso decreto salva-precari con il quale non si consentirà il trasferimento da una graduatoria all’altra ma, sarà possibile l’inserimento dei precari “in coda”, nelle graduatorie delle tre province aperte nello scorso aprile.
In sostanza, sembra non cambiare nulla. Il ministro continua ad insistere sugli inserimenti “a coda”. Una cosa però mi sento di dirla: da che mondo è mondo le sentenze non possono essere disattese. In particolare i cd “giudizi di ottemperanza” (come l’ordinanza del Tar oggetto del presente articolo), sono stati creati proprio per evitare che la Pubblica Amministrazione, nell’esercizio della sua discrezionalità, decida di disattendere un comportamenti impostigli da una precedente sentenza civile o amministrativa. Staremo a vedere.
Fonte: l’Unità
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