Continuiamo ad analizzare il testo della manovra economica approdata in Parlamento, parlando dei famigerati tagli per l’invalidità. L’art.10 del d.l. 78/2010 si occupa proprio della riduzione di spesa in materia di invalidità.
Si stabilisce che, per le domande di invalidità presentate dal 1° giugno 2010 la percentuale di invalidità per accedre al beneficio economico dell’assegno mensile di invalidità civile, sale dall’attuale 74% all’85″%.
Le prestazioni di invalidità civile, cecità, sordità, handicap, disabilità e quelle di invalidità riconosciuta a livello previdenziale, per disposizione del comma 2, possono essere rettificate dall’INPS. In pratica, si estende all’Inps i principi che disciplinano l’istituto della rettifica in ambito INAIL.
Fino ad oggi, la normativa assistenziale relativa alle prestazioni di invalidità civile, cecità civile, sordità civile, handicap e disabilità erogate dall’I.N.P.S., disciplinava solo la fattispecie degli accertamenti di revisione. L’estensione del meccanismo delle rettifiche anche per le invalidità gestite dall’Inps, in teoria, dovrebbero consentire un controllo più efficace su quelli che sono i falsi invalidi.
La falsa attestazione sullo stato di malattia o sull’handicap rilasciata da un medico (comma 3) comporta per lo stesso, ferma restando la previsione del codice penale, la reclusione da uno a cinque anni e la multa da 400 a 1.600 euro, oltre all’eventuale risarcimento per danni patrimoniali valutabili dalla Corte dei Conti.
Valgono, altresì, le sanzioni disciplinari previste dall’art. 55 – quinquies del D.L.vo n. 165/2001, come modificato dal D.L.vo n. 150/2009 (c.d. “legge Brunetta”).
Aumenta il controllo dell’INPS sulle invalidità, a suo tempo, concesse: 100.000 controlli nel 2010, e 200.000 per ciascuno degli anni 2011 e 2012 (comma 4).
Il comma 5 ridefinisce la procedura relativa all’individuazione dell’alunno disabile, rendendola sicuramente più rigorosa.
La sussistenza della condizione di alunno in situazione di handicap di cui all’articolo 3, comma 1, della legge 104/1992, è accertata dalle Aziende Sanitarie, mediante appositi accertamenti collegiali . Nel verbale che accerta la sussistenza della situazione di handicap, deve essere indicata la patologia stabilizzata o progressiva e specificato l’eventuale carattere di gravità. A tal fine il collegio deve tener conto delle classificazioni internazionali dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.
I componenti del collegio che accerta la sussistenza della condizione di handicap sono responsabili di ogni eventuale danno erariale per il mancato rispetto di quanto previsto dall’articolo 3, commi 1 e 3, della legge 104/1992. I soggetti di cui all’articolo 12, comma 5, della legge 104/1992, (GLH), in sede di formulazione del piano educativo individualizzato, elaborano proposte relative all’individuazione delle risorse necessarie, ivi compresa l’indicazione del numero delle ore di sostegno, che devono essere esclusivamente finalizzate all’educazione e all’istruzione, restando a carico degli altri soggetti istituzionali la fornitura delle altre risorse professionali e materiali necessarie per l’integrazione e l’assistenza dell’alunno disabile richieste dal piano educativo individualizzato.
Strettamente legato a questo tema è anche una parte dell’art 9 (contenimento della spesa in materia di pubblico impiego) della manovra che afferma:
Per l’anno scolastico 2010/2011 è assicurato un contingente di docenti di sostegno pari a quello in attività di servizio d’insegnamento nell’organico di fatto dell’anno scolastico 2009/2010, fatta salva l’autorizzazione di posti di sostegno in deroga al predetto contingente da attivassi esclusivamente nelle situazioni di particolare gravità, di cui all’articolo 3, comma 3, della legge 5 febbraio 1992, n. 104.
Sono queste le disposizioni che hanno fatto indignare tutti, ma soprattutto chi, con la disabilità ci convive. L’ufficio politiche delle disabilità della Cgil Campania, per voce di Raffaele Puzio, suo responsabile ha affermato:”Il provvedimento sugli organici di sostegno, oltre a ignorare il pronunciamento della Corte Costituzionale del 26 febbraio 2010 (che dichiara illegittimi i limiti posti al numero di insegnanti di sostegno), rende sempre piu’ difficile l’inserimento degli alunni disabili nella scuola scaricando tutti gli sforzi sulle spalle delle famiglie.
Quello sull’innalzamento delle soglie minime, invece, oltre a penalizzare dei “veri invalidi” (per stare ai termini che usa il Governo) senza reddito e senza lavoro, risulta essere comunque una misura che, dati alla mano, e’ ininfluente per il contenimento della spesa pubblica (parliamo di assegni mensili di 256,67 euro)”.
Già ieri, in occasione della giornata mondiale per la lotta contro la sclerosi laterale amiotrofica, in Piazza Montecitorio c’erano, accanto ai malati di SLA, associazioni come la FISH, l’ANFFAS e il Movimento Italiano Disabili per evidenziare i ritardi registrati nello sblocco dei Livelli Essenziali di Assistenza e del Nomenclatore Tariffario delle Protesi e degli Ausili ma anche per protestare contro la manovra e per i propri diritti.
La FAND (Federazione tra le Associazioni Nazionali delle persone con disabilità) e FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), le due Federazioni che raggruppano le maggiori e più significative associazioni italiane di persone con disabilità e dei loro familiari, hanno proposto una giornata di mobilitazione per il prossimo 1 luglio.
Nel comunicato stampa unitario si legge: “A cementare l’unione delle due Federazioni sono le comuni negative considerazioni rispetto ai contenuti e alla logica della Manovra correttiva, ma anche l’unanime preoccupazione per lo stigma che una campagna mediatica ha subdolamente diffuso nel Paese, equiparando brutalmente i “falsi invalidi” alla persone con reali e drammatici problemi di disabilità.
In questa azione comune, FAND e FISH stanno per presentare formali emendamenti all’articolo della Manovra che riguarda le persone con disabilità. Comuni a FAND e FISH sono pure il rammarico e la delusione nel rilevare che l’attenzione politica al “mondo della disabilità” è limitata al contenimento della spesa e non, piuttosto, al consolidamento di politiche sociali per la non autosufficienza – il cui carico è sulle spalle delle famiglie – e per l’inclusione sociale”.