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Contratto di lavoro part time e NASpI: diritto, calcolo e durata

Un lavoratore con contratto di lavoro part time ha diritto alla NASpI? E se si quale sarà la durata del trattamento e quanto spetta? Ecco cosa sapere


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di - 11 Gennaio 2019

Un lavoratore con contratto di lavoro part time ha diritto alla NASpI? E se si a quanto ammonta la disoccupazione e per quanto tempo dura l’erogazione da parte dell’INPS? Queste sono alcune delle classiche domande che vengono rivolte relativamente al lavoro part-time.

Ma prima di rispondere a queste ed altre domande sull’argomento andiamo con ordine e vediamo in breve cos’è e come funziona la Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego relativamente al tempo parziale.

Contratto di lavoro part time e NASpI

La NASpI è l’indennità mensile di disoccupazione, istituita nel 2015 e viene erogata dall’INPS in relazione agli eventi di disoccupazione involontaria. I destinatari di questa prestazione a sostegno del reddito  sono i lavoratori dipendenti, ricomprendendo in questa categoria anche gli apprendisti, colf e badanti e i soci di cooperativa; purché, questi ultimi, accanto al rapporto associativo abbiano instaurato un rapporto subordinato. Rimangono invece esclusi i dipendenti a tempo indeterminato delle pubbliche amministrazioni e gli operai agricoli.

Ma per i lavoratori con contratto di lavoro ad orario ridotto, vi sono regole differenti?

In realtà non vi sono regole differenti a seconda dell’orario di lavoro svolto, quindi è bene illustrare le caratteristiche necessarie per poter accedere alla prestazione ed evidenziare le eventuali eccezioni.

Leggi anche: NASpI INPS: requisiti, durata e calcolo disoccupazione

Gli unici requisiti richiesti per poter procedere alla domanda sono di carattere oggettivo:

  1. stato di disoccupazione intendendo la perdita del lavoro per cause indipendenti dalla volontà del lavoratore;
  2. 13 settimane di contribuzione nei quattro anni precedenti l’inizio del periodo di disoccupazione;
  3. 30 giorni di effettivo lavoro nei dodici mesi precedenti l’inizio della disoccupazione.

Pertanto, in relazione all’ultimo requisito non vi è differenza se le ore lavorate sono inferiori alle “classiche” 8, ma ogni giornata viene considerata lavorata indipendentemente dall’orario svolto.

Nemmeno per quanto riguarda il secondo requisito, ossia quello delle tredici settimane di contribuzione nei quattro anni precedenti valgono le ore effettivamente lavorate, ma in questo caso dobbiamo fare una precisazione aggiuntiva.

Computo delle settimane nel part-time in base al minimale contributivo

Dato che fanno fede le settimane di contribuzione accreditate, perché ciò avvenga vi deve essere per quelle settimane copertura contributiva; ciò non avviene quando i contributi versati non coprono il minimale INPS indicato annualmente. Questo succede quando la percentuale di part time è molto bassa.

Questo significa che anche se si lavora per un certo numero di settimane, queste non potranno essere conteggiate al 100% per la NASpI; ma solo proporzionalmente alla percentuale di riduzione oraria e ai contributi versati.

Leggi anche: Contratto part-time: cos’è e come funziona

Il minimale contributivo è costituito dalla retribuzione minima considerata come base per il calcolo dei contributi previdenziali versati dal datore di lavoro all’INPS. Generalmente la base di partenza della retribuzione è inserita all’interno del CCNL applicato all’interno dell’azienda.

Per un’ulteriore tutela, però, la legge prevede un minimale giornaliero inderogabile che costituisce il minimo al di sotto del quale non si può assolutamente scendere. Questo è dato dal 9,50% dell’importo delle pensioni minime; ovvero del trattamento minimo mensile di pensione a carico del Fondo pensioni lavoratori dipendenti in vigore al 1° gennaio di ciascun anno.

Al momento non abbiamo ancora il dato del 2019, quindi possiamo prendere come esempio quello dello scorso anno. Per il 2018 dato che il trattamento minimo è pari a 507,42 euro al mese; il reddito minimo da assoggettare a contribuzione è pari a 48,20 euro al giorno (Circolare Inps 13/2018).

Retribuzione e contribuzione minima

Per questo motivo se il lavoratore percepisce una retribuzione giornaliera inferiore a tale valore, i contributi sono determinati comunque sulla base di un reddito minimo giornaliero di 48,20 euro.

Ma il minimale contributivo deve essere tenuto distinto dalla retribuzione minima; per l’accredito di un anno intero di contributi presso l’Inps che è fissato nella misura del 40% del trattamento minimo di pensione in vigore al 1° gennaio dell’anno di riferimento. Quindi nel 2018 la retribuzione settimanale di euro 202,97 e il limite annuale pari a euro 10.544,00.

Leggi anche: Anticipo NASpI: liquidazione della disoccupazione in un’unica soluzione

Anche in questo caso ci sono alcune eccezioni, infatti il minimale contributivo non trova applicazione ai lavoratori addetti ai servizi domestici e familiari, agli operai agricoli, agli apprendisti.

In particolare, per quanto riguarda i lavoratori domestici la copertura di un anno intero di contribuzione avviene qualora per ciascuna settimana risulti una contribuzione media corrispondente ad un minimo di 24 ore lavorative; pertanto questo è l’unico caso in cui è necessario un minimo di ore per poter accedere alla NASPI.

NASpI e Part-time: quanto spetta

In definitiva, se si rispetta l’accredito delle settimane contributive in relazione a quanto sopra allora non servono ulteriori requisiti rispetto a quelli già descritti.

La principale differenza potrà notarsi nell’importo erogato. Considerando che l’ammontare del trattamento è pari al 75% dell’imponibile medio degli ultimi 4 anni è evidente che periodi svolti con contratto part time avranno generato degli imponibili piuttosto bassi da prendere a base di calcolo.

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Tags: lavoro part timeNASpI