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di Redazione Lavoro e Diritti - 15 Gennaio 2024
In arrivo la scadenza del 16 gennaio 2024 per le persone fisiche titolari di partita Iva (lavoratori autonomi e professionisti) con fatturato entro i 170 mila euro che hanno usufruito della proroga dello scorso 30 novembre 2023 e che ora devono pagare in unica soluzione o a rate il secondo acconto Irpef. Dopo la proroga dal 30 novembre 2023 al 16 gennaio 2024 della data del pagamento, che potrà avvenire in 1 o 5 rate (da gennaio a maggio 2024). Per titolari di P Iva con ricavi o compensi oltre i 170.000 euro non è cambiato nulla. Qui invece trovi il nostro approfondimento per i forfettari.
La misura era presente nel Decreto Fiscale collegato alla manovra di bilancio 2024 (Dl n 145/2023 pubblicato in in GU n 244 del 18 ottobre) recante Misure urgenti in materia economica e fiscale, in favore degli enti territoriali, a tutela del lavoro e per esigenze indifferibili. Il Decreto-Legge è stato approvato in data 16 ottobre nello stesso CdM n. 54 in cui si è approvato il testo del Ddl Legge di Bilancio 2024.
Con la Circolare n. 31 del 9 novembre l’Agenzia delle Entrate aveva fornito i chiarimenti sul rinvio del versamento della seconda rata di acconto delle imposte sui redditi così come previsto dall’Articolo 4 del decreto-legge 18 ottobre 2023, n. 145.
Ma vediamo cosa sapere a riguardo.
Il Governo ha introdotta la possibilità di pagare a rate il secondo acconto Irpef. La scadenza prevista per il 30 novembre 2023 potrà essere pagata in unica rata il 16 gennaio 2024 o spalmata in 5 rate mensili da versare nel periodo compreso tra gennaio e maggio 2024. N.B. L’Agenzia delle Entrate specifica che rientra nel rinvio al 16 gennaio 2024 anche il versamento, in un’unica soluzione, dell’acconto relativo alle imposte sui redditi.
Questa possibilità era uno degli obiettivi della riforma fiscale prevista dal governo Meloni, il cui intento è quello di distribuire più equamente, nel corso dell’anno, il carico delle imposte.
Da sottolineare, comunque, che la norma non modifica le varie modalità attraverso le quali determinare e calcolare l’importo da versare: storico e previsionale.
A questo punto la scadenza degli acconti Irpef di novembre slitta al prossimo anno: i contribuenti avranno la possibilità di rateizzare in 5 rate mensili – tra gennaio e maggio 2024 – il versamento dell’imposta dovuta.
È importante ricordare che normalmente la prima rata di acconto IRPEF può essere versata in rate mensili, la seconda rata dell’acconto deve essere pagata in un’unica soluzione. L’obbligo deve essere assolto rispettando alcune scadenze, che variano a seconda del tipo di contribuente che deve effettuare i versamenti persona fisica; società di persone; società di capitali o ente equiparato.
La novella fiscale comporta quindi che anche la seconda rata dell’acconto può essere pagata a rate o in unica soluzione in base alle scelte del contribuente.
L’acconto è pari al 100% dell’imposta dichiarata nell’anno oppure dell’imposta inferiore che il contribuente prevede di dover versare per l’anno successivo e deve essere versato in una o due rate, a seconda dell’importo come vedremo in seguito.
Questi sono i versamenti da effettuare normalmente relativamente all’Irpef per le partite IVA:
I contribuenti sono tenuti al versamento dell’acconto Irpef nel caso in cui l’imposta di quell’anno – al netto delle eventuali detrazioni, dei crediti d’imposta e delle ritenute – risulti essere superiore a 51,65 euro.
L’acconto Irpef da versare corrisponde al 100% dell’imposta dichiarata nel corso dell’anno. Il contribuente la deve versare in una o due rate, a seconda dell’importo:
Stando alle regole attuali, il saldo e la prima rata di acconto possono essere versate ratealmente, mentre l’acconto di novembre deve essere versato in un’unica soluzione.
Uno degli altri pilastri della riforma fiscale dell’attuale Governo consiste nell’accorpamento delle prime due aliquote Irpef. Per il 2024 gli scaglioni riducono da quattro a tre, accorpando in un’unica aliquota – al 23% – le prime due. Le nuove aliquote in vigore dal prossimo anno saranno, quindi, le seguenti:
Fino a 8.500 euro è prevista la no tax area, che però è riservata ai redditi da lavoro dipendente, che viene parificata a quella già in vigore per i pensionati. L’obiettivo del governo, anche in questo caso, è quello di favorire i redditi più bassi.
L’Agenzia delle Entrate specifica che possono usufruire del differimento del versamento i contribuenti che, contestualmente, siano:
Con riguardo all’impresa familiare e all’azienda coniugale è specificato che il rinvio è applicabile esclusivamente al titolare e non anche ai suoi collaboratori.
N. B. La circolare precisa, inoltre, che rientra nel rinvio anche il versamento, in un’unica soluzione, dell’acconto relativo alle imposte sui redditi.
Restano esclusi dalla proroga:
Il secondo acconto di novembre 2023 in scadenza il 30 novembre 2023 è stato quindi rinviato per le partite Iva che rispettano il requisito di fatturato, ovvero ricavi e comensi entro i 170.000 euro.
Al suo posto ci possono essere da 1 a 5 rate mensili da pagare il 16 gennaio 2024 oppure a partire dal 16 gennaio 2024 e fino a maggio.
Riepilogando la norma richiamata prevede, per il solo periodo d’imposta 2023: