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Scuole di mestiere: aiuto per i NEET, giovani senza lavoro né formazione

Le Scuole di mestiere fanno parte di un progetto di rilancio dell'occupazione giovanile, attraverso un Fondo ad hoc. I dettagli


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di - 23 Aprile 2021

L’imminente decreto Sostegni bis sarà un provvedimento trasversale, ossia capace di intervenire su una pluralità di settori, per contribuire al rilancio del tessuto socio-economico del Paese. Ecco perchè i tecnici al lavoro per approntare gli ultimi dettagli del nuovo decreto hanno previsto l’istituzione di un fondo ad hoc; per permettere alle Regioni di creare le cosiddette “Scuole di mestiere“, in relazione ad una molteplicità di settori di specializzazione industriale.

Il progetto, su cui fortemente punta il Ministero del Lavoro, prevede percorsi di sviluppo di competenze spendibili sul mercato del lavoro. I destinatari sono i giovani nell’età compresa tra i 15 e i 29 anni; ossia soggetti che si trovano a forte rischio di esclusione dal mercato del lavoro, perchè non studiano; non lavorano e non seguono percorsi formativi. Ci si riferisce, insomma, ai ‘neet‘, ossia una categoria sempre più vasta di giovani, che rappresenta ormai il 23% della gioventù italiana, inclusa nella fascia d’età citata.

La misura, annunciata dal Ministro del Lavoro Orlando, sarà inclusa nel decreto Sostegni bis o decreto Imprese e farà parte di un nuovo progetto di “Industry Academy“, fondato su patti territoriali con le Regioni. Vediamo più nel dettaglio.

Scuole di mestiere: di che si tratta e quali sono gli obiettivi

Come appena accennato, l’intenzione del Ministro del Lavoro è quella di rendere possibile un incontro proficuo tra domanda ed offerta di lavoro, attraverso l’istituzioni di nuovi patti territoriali.

Ho proposto di inserire nel dl Sostegni bis una norma sull’Industry academy, un intervento di politica attiva basato sul partenariato pubblico-privato. Mettendo in connessione il sistema produttivo e la forza lavoro disponibile attraverso lo sviluppo di servizi dedicati alla creazione di nuove opportunità di formazione

sono state le parole usate dall’esponente PD, ora nella squadra di Governo.Due gli obiettivi fondamentali che sono alla base del progetto delle “Scuole di mestiere”:

Come accennato, per attuare in concreto il progetto ‘Scuole di mestiere’, il prossimo decreto Sostegni bis sarà d’impulso alla creazione di un Fondo a disposizione delle Regioni, per creare appunto questi centri di formazione ad hoc, mirati a dotare i giovani di tutte quelle conoscenze richieste dalle imprese e che, altrimenti, non riceverebbero. Si tratta insomma di costruire un bagaglio di competenze pratiche e di know how che consenta ai giovani tra i 15 e i 29 anni di essere integrati in futuro “nei settori di specializzazione industriale del territorio“.

Occupare stabilmente giovani e donne contribuisce alla ripresa del Paese

In verità, le forze politiche paiono concordi su un punto, affrontato dallo stesso Ministro del Lavoro: l’inserimento continuativo dei giovani e delle donne nel mercato del lavoro  non può più essere ritenuto una mera misura agevolativa o residuale; invece, è da intendersi “presupposto fondamentale per il recupero del divario di produttività e competitività che ha contraddistinto l’ultimo decennio della nostra storia. Non si tratta solo di creare più opportunità di lavoro, ma di creare un lavoro che sia buono e stabile, cioè, un lavoro di qualità. Giovani e donne devono essere la leva della nostra ripartenza e del nostro sviluppo futuro, orientato all’innovazione e alla sostenibilità”. Con queste parole, Orlando si è mostrato determinato a portare avanti il progetto ‘Scuole di mestiere’. Ciò attraverso nuovi patti territoriali e politiche occupazionali al passo con i tempi.

Insomma, occorre intervenire subito a favore dei neet, giovani senza lavoro e che non studiano, oggi pari a circa 2 milioni di individui nella penisola. Un record in Europa, che bisogna cancellare al più presto.

I nuovi patti territoriali impongono un confronto con le Regioni

Il piano delle Scuole di mestiere implicherà, come accennato, nuovi patti territoriali e per raggiungere l’intesa, il Ministero del Lavoro ha avviato degli incontri e dei confronti bilaterali con le Regioni, in primis quelle del Mezzogiorno.

E’ necessaria dunque una sorta di azione sinergica di enti ed istituzioni anche locali, per poter mettere in atto il nuovo piano di qualificazione professionale di ben 2 milioni di giovani che non riescono a trovare una loro strada nella società. Il tutto in un contesto in cui la crisi da pandemia ha reso assai delicata la situazione psicologica di molti ragazzi. Molti dei giovani coinvolti, infatti, non hanno l’impulso a cercare un lavoro o lo hanno perso; spesso non hanno neanche un titolo di studio o il diploma; oppure, perchè demotivati, non intendono iniziare un lavoro per cui non hanno studiato.

In vista nuovi concorsi e il potenziamento dei Cpi

Non deve dunque stupire che nel progetto di “Industry academy e di politica attiva basato sul partenariato pubblico-privato“, trovi spazio anche l’obiettivo di potenziare i centri per l’impiego sparsi per la penisola. Anche i concorsi pubblici dovranno essere incrementati, per permettere l’assunzione di nuovi addetti (si stima ben 11.600 a livello nazionale). Il Ministro del Lavoro Orlando ha poi rimarcato sul punto che vi sono non meno di 50 milioni a disposizione delle Regioni, per la formazione degli operatori già presenti.

Concludendo, nel prossimo decreto Sostegni bis, o decreto Imprese, specificamente “dedicato ai ristori selettivi dei settori ancora in sofferenza” non compariranno interventi “su come alleggerire i limiti posti alla contrattazione a termine” dal decreto Dignità. Il punto di fondo è e resta, comunque, il respingimento di tutte le possibili tentazioni di ritorno alla precarizzazione. Il progetto stesso di Industry Academy e Scuole di mestiere va contro questa logica.

Ma è chiaro che serviranno ulteriori interventi normativi e che non basterà il solo decreto Sostegni bis. Il mondo del lavoro e l’occupazione giovanile in particolare vanno complessivamente ripensati, per favorire davvero l’incontro tra domanda ed offerta di lavoro.

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