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Per il lavoro domenicale nel commercio serve una legge, ecco perchè

La legge di regolamentazione delle aperture domenicali è necessaria per tutelare il lavoro domenicale nel commercio, ecco perchè


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di - 17 Settembre 2018

Il tema delle aperture domenicali delle attività economiche private è tema inscindibilmente connesso, ma distinto, con la tutela dei lavoratori impiegati nelle giornate cadenti di domenica.

E’ più che legittimo che la legge, al fine di garantire la libertà di concorrenza ed il corretto ed uniforme funzionamento del mercato, possa prevedere una totale rimozione dei limiti alle chiusure – domenicali e festive – di alcune (o di tutte) le attività economiche private.

Questo, ad esempio, è quello che è avvenuto nel 2011 sotto il Governo Monti. Da allora, le attività commerciali (che fino ad allora erano soggette a limitazioni territoriali quanto ad aperture) possono restare aperte 365 giorni all’anno. Legittimo, è una scelta di politica economica.

Leggi anche: Lavoro domenicale: istruzioni per l’uso

Lavorare di domenica: l’impatto sui lavoratori

Tuttavia, non si può non considerare l’altro connesso aspetto, cioè l’impatto che queste liberalizzazioni producono sui lavoratori dipendenti.

Perché se è vero che l’iniziativa economica privata è libera, è altrettanto vero che la stessa non può svolgersi in modo da recare danno “alla libertà e alla dignità umana” (art. 41 Cost.). La tutela del riposo settimanale, va proprio nella direzione tracciata dalla Costituzione.

L’art. 9 del D.Lgs. 66/2003 prevede espressamente il diritto di tutti i lavoratori ad un periodo di riposo di almeno ventiquattro ore consecutive, “di regola in coincidenza con la domenica”.

Ragioni sacre e ragioni profane stanno alla base della scelta del legislatore di fissare nella giornata della domenica  il periodo in cui ogni lavoratore dipendente può fruire del – meritato – riposo. (il famoso settimo giorno in cui, terminata l’opera, finalmente Dio si potè riposare)

Sennonché, se tutti ci riposassimo alla domenica, il mondo si fermerebbe, e noi con esso. Ecco che al principio generale del riposo settimanale “di regola in coincidenza con la domenica”, la legge ha introdotto delle eccezioni per particolari attività; operando una scelta ponderata a seconda dell’importanza dell’attività o dell’utilità per la collettività del servizio erogato. (servizi pubblici essenziali, lavori a ciclo continuo, attività stagionali, vendita al minuto, attività commerciali, etc. etc.)

Lavoro domenicale nel commercio

Nel settore del commercio, dunque, è legittimo che ai lavoratori possa essere chiesto di svolgere attività alla domenica. Ma con quali limiti?

La questione dei limiti al lavoro domenicale è materia di competenza della contrattazione collettiva. Gran parte dei CCNL – o dei contratti di secondo livello – prevedono delle limitazioni.

E allora perché ci sarebbe bisogno di una legge per limitare, ad esempio nel commercio, le aperture domenicali, al fine di tutelare i lavoratori dipendenti?

Ve lo spiego facendo riferimento proprio al CCNL del Commercio.

L’art. 141 del contratto stabilisce che le aziende hanno facoltà di organizzare per ciascun lavoratore a tempo pieno “che abbia il riposo settimanale normalmente coincidente con la domenica”, lo svolgimento dell’attività lavorativa nella misura complessiva del 30% delle ulteriori aperture domenicali previste a livello territoriale.

Due sono i problemi.

Per questa ragione, credo che l’unico modo per tutelare effettivamente questi lavoratori dipendenti sia limitare, per legge, le aperture domenicali.

In parallelo, sarebbe auspicabile che le parti sociali inserissero, nei futuri accordi collettivi, più stringenti limitazioni all’obbligo di prestare attività lavorativa in giornate domenicali in favore di lavoratrici e lavoratori con figli minori a carico; oppure che prevedessero forme di lavoro domenicale su base volontaria, per lo più per giovani, studenti, tirocinanti.

Dopo tutto, la domenica merita di essere passata in famiglia.

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