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Ape e Rita, pensione anticipata e rendita integrativa: chiarimenti

Approfondimento della Fondazione Studi su APE e RITA, ovvero sull'Anticipo pensionistico e sulla Rendita Integrativa Temporanea Anticipata.


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di - 21 Aprile 2017

La Fondazione Studi ha pubblicato un importante approfondimento su APE e RITA, ovvero sull’Anticipo pensionistico e sulla Rendita Integrativa Temporanea Anticipata.

Si tratta, come noto, di due nuove forme di sostegno al reddito nate per offrire maggiore flessibilità in uscita ai lavoratori prossimi alla pensione di vecchiaia.

Cos’è APE

APE (Anticipo PEnsionistico), è una opzione per lasciare il lavoro al massimo tre anni e 7 mesi prima rispetto a quanto previsto per l’accesso alla pensione di vecchiaia.

Si hanno tre tipi di APE: volontaria, sociale, aziendale che hanno requisiti e modalità di richiesta differenti tra loro.

Cos’è RITA

RITA (Rendita Integrativa Temporanea Anticipata) da invece la possibilità, a chi richiede l’APE volontaria o aziendale, di ricevere le somme accumulate nel proprio Fondo pensione di ricevere un assegno mensile da quando lascia il lavoro fino a che avrà i requisiti per la pensione di vecchiaia.

Così facendo il prestito bancario previsto dall’APE volontaria e aziendale potrà essere coperto totalmente o in parte .

L’approfondimento della Fondazione Studi, fa un escursus sul percorso normativo che ha portato al rilascio di APE e RITA, infine presenta una serie di FAQ (domande frequenti) sulla natura, sul funzionamento e sulla convenienza di APE e RITA in attesa dei Decreti del Presidente del Consiglio, delle Circolari INPS e di tutto il materiale informativo delle due nuove forme di previdenza complementari.

APE e RITA

I primi chiarimenti di Fondazione Studi – Le F.A.Q.

Cinque anni e cinque giorni. Questo il periodo di tempo che separa i due provvedimenti che hanno segnato indelebilmente la vita di moltissimi italiani. Il 6 dicembre 2011 l’esecutivo Monti attuava una vera e propria rivoluzione copernicana dei requisiti pensionistici, intervenendo anche sul metodo di calcolo delle pensioni, sui lavori usuranti e su moltissimi aspetti del panorama normativo previdenziale.

Da quel momento, il mercato del lavoro ha dovuto fare i conti con due moti fra loro opposti: l’esigenza di un turn-over dinamico e dell’ingresso di risorse giovani per far fronte alle nuove esigenze produttive aziendali e, in direzione contraria, il progressivo allontanarsi della meta pensionistica e del collocamento a riposo per milioni di italiani, bloccati nel mercato del lavoro più a lungo di quanto l’effettiva domanda potesse forse trattenerli.

[…]

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