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Assegno di inclusione, entro quanto tempo andare ai servizi sociali e cosa fare se non chiamano

Intorno alla procedura per ricevere l'Assegno di Inclusione possono nascere diversi dubbi: ecco le risposte alle principali criticità.


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di - 2 Aprile 2024

L’Assegno di Inclusione è una delle due principali misure sostitutive del vecchio reddito di cittadinanza, un sostegno che ha l’obiettivo di favorire il reinserimento lavorativo di chi si trova in una situazione economica di difficoltà.

Una volta che i requisiti per l’accesso sono rispettati, l’interessato deve iscriversi telematicamente alla piattaforma SIISL, e successivamente sottoscrivere un patto di attivazione digitale. La ricezione del beneficio economico infatti è subordinata all’inserimento in un apposito percorso formativo o inclusivo.

In questa procedura è previsto che il cittadino interessato venga chiamato dai servizi sociali territoriali per il primo appuntamento. Rispondere alla convocazione è una fase importante, ma cosa succede se i servizi sociali non chiamano? Si perde completamente l’accesso all’Assegno di Inclusione? Cerchiamo di fare chiarezza.

Assegno di Inclusione, convocazione dei servizi sociali

Come abbiamo anticipato, l’ADI, ovvero l’Assegno di Inclusione, viene corrisposto con il fine di reinserire a livello sociale e professionale la persona che si trova in difficoltà. A prendersi carico di tale procedura sono quindi i servizi sociali presenti sul territorio. La procedura infatti, come spiegato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, è la seguente:

Rispondere alla chiamata dei servizi sociali è necessario per avviare il Percorso personalizzato di inclusione sociale e lavorativa tramite il Patto per l’Inclusione. Si tratta quindi di seguire con precisione tutti i passaggi, per non rischiare di perdere il beneficio.

* Aggiornamento del 02/04/2024

La Nota MLPS n. 6062 del 28 marzo 2024 stabilisce che, in fase di prima attuazione e solo per le domande presentate entro il 29 febbraio 2024, il termine dei 120 giorni sarà calcolato a partire dall’invio del flusso delle domande ADI sulla Piattaforma GePI, e non dalla sottoscrizione del PAD.

Per il primo flusso di domande trasmesse, il termine dei 120 giorni si calcola a partire dal 26 di gennaio, data di trasmissione a GePI.

Per le domande presentate a partire dal 1° marzo 2024, il termine dei 120 giorni per la convocazione e il primo appuntamento decorre dal momento della sottoscrizione del PAD del nucleo.

ADI: cosa fare se i servizi sociali non chiamano

Possono nascere non pochi dubbi su come attivare l’ADI se la procedura che abbiamo visto si inceppa in qualche passaggio. Ad esempio, cosa fare se i servizi sociali non chiamano? La regola prevede che la risposta alla convocazione deve avvenire entro 120 giorni dal patto di attivazione digitale.

Se questo tempo trascorre senza recarsi presso gli enti preposti, si rischia di perdere del tutto il sussidio. Quello che si consiglia quindi è di recarsi ai servizi sociali nel caso in cui la convocazione non avvenga. Per togliersi ogni dubbio quindi è meglio informarsi prima che scadano i 120 giorni previsti.

Anche se non si viene convocati quindi, se si ritiene che sia passato troppo tempo dal momento in cui è stato confermato il patto di attivazione digitale, è opportuno andare ai servizi sociali per un chiarimento. Se ad esempio passano più di due mesi, si consiglia di verificare di persona.

A cosa serve l’intervento dei servizi sociali per l’ADI

Molti si chiederanno a cosa serve la convocazione dei servizi sociali per ricevere il sussidio economico dell’Assegno di Inclusione. La convocazione è un passaggio importantissimo perché consente di attivare il Patto per l’Inclusione, ovvero il proprio percorso personalizzato per favorire l’inclusione lavorativa e sociale.

Questo percorso è specifico per ogni richiedente e tiene in considerazione tutte le esigenze e le situazioni dettagliate della famiglia, per favorirne l’inclusione. Ricordiamo che i servizi sociali si occupano in generale di intervenire a supporto delle persone che ne hanno bisogno, dal punto di vista economico ma anche psicologico, sanitario e formativo.

Questi servizi vengono organizzati dai singoli Comuni, quindi chi deve recarsi presso questi luoghi può informarsi presso il proprio Comune in cui risiede, anche tramite siti internet ufficiali. Insieme al supporto economico, l’ADI prevede l’intervento di questi servizi proprio per l’inserimento sociale.

Come certificare la condizione di svantaggio

Nelle linee guida il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali illustra gli elementi alla base della presa in carico e del progetto personalizzato che servono a alla corretta collocazione degli interessati all’interno di una o più categorie svantaggiate.

Questa condizione di svantaggio per l’inserimento in programmi di cura e assistenza di servizi sociali, sanitari e/o sociosanitari, deve essere certificata dagli Enti preposti prima dell’invio della domanda per l’assegno di inclusione.

Il modulo che serve per richiedere la certificazione di svantaggio è stato messo a disposizione dal Ministero in allegato al Decreto n. 160 del 29 dicembre 2023.

In quali casi si può perdere l’ADI?

L’Assegno di Inclusione si può perdere se non ci si presenta in tempo ai servizi sociali, quindi se non si sottoscrive il Patto di inclusione o il Patto di servizio. Ma si può anche perdere se il beneficiario non prende parte attivamente ai progetti e al percorso formativo previsto dai servizi sociali e altri enti appositi.

Può decadere anche se non accetta un’offerta di lavoro proposta, se comunica informazioni errate per ottenere il beneficio economico, non presenza una DSU in caso di variazione del nucleo familiare oppure se nel frattempo sta svolgendo attività lavorative. Ricordiamo che eventuali dichiarazioni false possono portare anche a sanzioni o all’arresto.

ADI: Altre FAQ

In tema di domande frequenti cogliamo l’occasione per rispondere ad alcune delle numerose domande che ci pongono quotidianamente i nostri lettori sull’argomento.

Dove viene erogato l’Assegno di Inclusione?

L’Assegno di Inclusione viene erogato sull’apposita Carta di Inclusione ai beneficiari, che viene emessa dalle Poste Italiane. Per ottenerla bisogna rispettare tutti i requisiti di idoneità alla misura, tra cui limiti reddituali e patrimoniali, e procedere all’inserimento nel percorso di inclusione.

C’è una scadenza per utilizzare il sussidio dell’ADI?

Mentre per il reddito di cittadinanza erano stabilite delle specifiche scadenze entro cui spendere il denaro erogato dalla misura, questo non accade per l’Assegno di Inclusione: non ci sono obblighi in questo senso.

Questo significa che è possibile anche accumulare le diverse cifre che vengono corrisposte ogni mese, senza la necessità di spenderle insieme.

Supporto Formazione e Lavoro e ADI sono cumulabili?

La risposta anche in questo senso è affermativa: può capitare che nella stessa famiglia ci siano persone beneficiarie dell’ADI, ma che per la stessa sia erogato anche l’importo di 350 euro al mese  corrispondente alla misura Supporto Formazione e Lavoro.

Tuttavia l’INPS ricorda che c’è un limite di importo massimo che si può ricevere sommando le due indennità, che è di 3.000 euro per la singola persona. Inoltre l’ADI risulta compatibile anche con altri strumenti di sostegno al reddito per la disoccupazione involontaria (NASPI).

Cosa si può comprare con la Carta ADI?

La carta è pensata per acquistare beni di prima necessità, come gli alimentari, i farmaci, ma anche per coprire le spese per le bollette domestiche, il canone di affitto o il mutuo per la casa in cui è posta la residenza stabile.

Non si può invece utilizzare per acquisti online o all’estero o per altri prodotti come: videogiochi, sigarette, alcolici, servizi finanziari o ciò che non è di prima necessità.

Ricordiamo infine che è possibile pagare l’affitto di casa ove registrato e usando la quota aggiuntiva dell’ADI; da qualche settimana inoltre è anche possibile pagare la rata del mutuo della casa di abitazione previa verifica dei requisiti da parte dell’INPS tramite l’ISEE.

Conclusioni

Concludiamo questa guida ricordando che, in molti casi, i cittadini che hanno presentato la domanda di ADI e sono in possesso dei requisiti richiesti, vedono la loro domanda sospesa proprio perchè non hanno compilato la sottoscrizione del PAD.

E’ bene quindi verificare questo passaggio per sbloccare la pratica e i relativi pagamenti, che partono, come specificato dall’INPS, proprio dal mese successivo alla domanda accolta e alla sottoscrizione del Patto di Attivazione.

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This post was last modified on 2 Aprile 2024

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Tags: Assegno di inclusioneVideo