Assegno di inclusione: cos’è, chi ne ha diritto e requisiti

L'Assegno di inclusione è la misura sostitutiva del precedente Reddito di Cittadinanza, e sarà attivo dal 2024. Ecco i dettagli.


Il governo Meloni ha accantonato il reddito di cittadinanza, introducendo al suo posto una misura specifica per sostenere chi è disoccupato, nell’ingresso nel mercato del lavoro. Si tratta dell’assegno di inclusione, un sussidio al centro del recente Decreto Lavoro.

Intorno alla misura sostitutiva del reddito di cittadinanza, il governo ha discusso per diversi mesi per delinearne le caratteristiche, ipotizzando in un primo momento l’introduzione di un sostegno chiamato “MIA”, ovvero Misura di Inclusione Attiva.

Successivamente questo intervento è stato accantonato, a vantaggio del nuovo assegno di inclusione, che verrà attivato a partire dal 2024, e che viene affiancato al Supporto per la formazione e il lavoro e all’assegno per over 67 (ex pensione di cittadinanza). Vediamo qui nel dettaglio come funzioneranno le nuove misure sostitutive dell’RdC.

Cos’è l’assegno di inclusione

L’assegno di inclusione è una misura decisa dal governo Meloni che andrà a sostituire il reddito di cittadinanza, ovvero l’erogazione mensile a favore di chi è disoccupato e non è in grado di sostenersi economicamente.

Intorno all’RdC negli ultimi anni si sono moltiplicate diverse critiche, soprattutto a causa degli illeciti riscontrati su questa misura. Le polemiche intorno al reddito di cittadinanza tuttavia sono continuate anche con l’annuncio dello stop definitivo del sostegno, considerato importante per chi è disoccupato e in difficoltà economica.

Se da un lato infatti la misura è pensata per sostenere chi è in difficoltà, dall’altro il governo ha ritenuto necessaria una profonda revisione delle sue caratteristiche. Per questo motivo a sostituire l’RdC arriva l’assegno di inclusione, con il chiaro obiettivo di favorire l’inserimento lavorativo di chi è disoccupato.

Il Decreto Lavoro, con testo pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 4 maggio 2023, spiega che:

“E’ istituito, a decorrere dal 1° gennaio 2024, l’Assegno di inclusione, quale misura nazionale di contrasto alla povertà, alla fragilità e all’esclusione sociale delle fasce deboli attraverso percorsi di inserimento sociale, nonchè di formazione, di lavoro e di politica attiva del lavoro.”

Chi può accedere all’assegno di inclusione

Con il Decreto Lavoro arriva un intervento che farà distinzione tra coloro che risultano essere “occupabili” al lavoro, da coloro che non lo sono. Il reddito di cittadinanza dal 2024 sarà quindi sostituito da misure specifiche per:

  • cittadini occupabili al lavoro: coloro che sono in grado di svolgere un’attività lavorativa;
  • cittadini non occupabili al lavoro; minorenni, anziani e portatori di handicap, che non possono svolgere attività lavorative.

Di fatto si va quindi a fare una distinzione tra le due categorie, per garantire un sostegno economico a chi non è occupabile, e percorsi formativi specifici e un aiuto all’inserimento lavorativo per chi è occupabile.

Requisiti di accesso alla misura

Potranno quindi accedere all’assegno di inclusione tutti i cittadini italiani o europei o con permesso di soggiorno, che risiedono in Italia da almeno 5 anni. Questo requisito è stato modificato rispetto a quello previsto per il reddito di cittadinanza, che imponeva almeno 10 anni di residenza in Italia.

Il beneficiario non deve essere sottoposto a misure cautelari, o essere coinvolto in sentenze definitive di condanna nei dieci anni precedenti. Un’altra novità rilevante che distingue l’assegno di inclusione dal reddito di cittadinanza è la soglia di accesso al beneficio per ciò che riguarda il reddito.

Per poter accedere alla nuova misura infatti, è necessario rispettare il nuovo limite ISEE del nucleo familiare, fissato a 9.360 euro. Sotto qauesta soglia è possibile richiedere il sostegno, mentre al di sopra del limite, si attiva l’esclusione dall’intervento.

Altri requisiti reddituali

A questo requisito principale ne susseguono altri, in linea in parte con la precedente misura del reddito di cittadinanza:

  • il reddito familiare deve essere inferiore a 6.000 euro annui, moltiplicati per un numero derivato dalla nuova scala di equivalenza. Questo limite arriva a 7.560 euro se il nucleo familiare è formato da persone che hanno dai 67 anni di età, oppure se sono presenti anche familiari disabili;
  • il patrimonio immobiliare deve avere un valore inferiore a 150.000 euro per la prima casa del nucleo familiare, e un patrimonio inferiore a 30.000 euro se si esclude la prima casa;
  • il patrimonio mobiliare non deve superare i 6.000 euro per persone singole, mentre viene aumentato per 2.000 euro per ogni persona successiva al primo componente del nucleo, con un massimo di 10.000 euro. Nel calcolo si inseriscono anche 1.000 euro aggiuntivi per ogni figlio minorenne dopo il secondo, 5.000 euro per persone con disabilità, 7.500 euro in caso di disabilità grave;
  • autoveicoli: nessun componente della famiglia deve essere proprietario di un motoveicolo di cilindrata superiore ai 250 cc e un autoveicolo con cilindrata superiore ai 1600 cc, immatricolato nei 36 mesi precedenti, oppure navi o imbarcazioni.

Come funziona e quanto spetta di assegno di inclusione

L’assegno di inclusione va a rimarcare l’importanza per chi percepisce l’indennità mensile di essere aiutato con l’inserimento lavorativo. Una delle maggiori critiche del reddito di cittadinanza è stata proprio quella di non sostenere adeguatamente i disoccupati nell’inserimento nel mercato del lavoro.

L’indennità non può essere inferiore a 480 euro per il nucleo familiare richiedente, e può variare in base a specifiche situazioni. Il limite massimo per il sostegno è fissato a 6.000 euro all’anno, che possono arrivare a 7.560 se nel nucleo familiare sono incluse persone non occupabili.

Vengono riservati inoltre 280 euro mensili in aggiunta a coloro che pagano un affitto mensile per la casa di residenza.

Per ciò che riguarda la durata dell’assegno di inclusione, si parla di un periodo di 18 mesi, rinnovabili per altri 12 dopo un mese di sospensione.

L’assegno di inclusione favorirà l’inserimento lavorativo anche grazie ad un incentivo riservato alle imprese che assumono percettori di questa indennità, al pari di come accade oggi con l’RdC.

L’importo è diverso per gli over 67 (ex pensione di cittadinanza); per maggiori approfondimenti trovi la nostra guida aggiornata qui.

Inserimento lavorativo

L’assegno di inclusione garantisce, per le persone occupabili, un percorso di formazione e inclusione nel lavoro, e il beneficiario deve prestare immediata disponibilità ad essere occupato al lavoro. A questo fine, il beneficiario della misura deve sottoscrivere un patto di attivazione digitale, e recarsi ai centri per l’impiego o ai patronati periodicamente per aggiornarsi.

Questi centri hanno l’obiettivo di individuare un lavoro idoneo da assegnare al disoccupato percettore dell’indennità, e le conseguenze per chi rifiuta un’offerta di lavoro sono più critiche: si parla della perdita dell’indennità dopo il primo rifiuto.

Questa offerta di lavoro tuttavia deve rispettare precise regole: può essere a tempo pieno o part time, tuttavia in questo caso l’orario di lavoro non deve essere inferiore al 60% rispetto al tempo pieno.

L’offerta può essere su tutto il territorio italiano se si tratta di un contratto a tempo indeterminato, mentre per i contratti determinati il limite massimo di distanza dal domicilio è fissato a 80 km.

Per chi ha più di 60 anni di età, è affetto da disabilità o problemi oncologici, o è impegnato nella cura di un familiare, è possibile scegliere se aderire o meno al percorso di formazione e inserimento lavorativo, indipendentemente dalla ricezione del sussidio.

Supporto per la formazione e il lavoro

Insieme all’assegno di inclusione, arriva anche una misura specifica pensata per coloro che sono occupabili ma si trovano in una condizione di povertà assoluta, con un’età da 18 a 59 anni, con ISEE familiare inferiore a 6.000 euro annui, e che risultano privi dei requisiti per l’altra misura.

In questo caso l’indennità mensile è di 350 euro, e il beneficiario deve confermare un patto per l’attivazione digitale e un patto di servizio personalizzato e iniziare il percorso formativo.

Leggi anche: Supporto per formazione e lavoro: 350 euro mensili per la frequenza di percorsi formativi

Come richiedere l’assegno di inclusione

Per il momento è ancora attivo il reddito di cittadinanza per il 2023, per cui la nuova misura arriverà nel 2024. La richiesta di accesso potrà essere presentata con modalità simili a quelle previste per la carta RdC, per cui gli interessati potranno rivolgersi all’INPS anche telematicamente.

Verrà erogata secondo le prime ipotesi una Carta di Inclusione, simile all’attuale carta RdC, in cui verranno caricate le somme spettanti a ciascun beneficiario. Dovrà inoltre essere siglato il patto di attivazione digitale per l’inserimento nel percorso formativo.

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