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Anticipo TFR dipendenti pubblici: come funziona

Anticipo TFR dipendenti pubblici, si può chiedere? Ai dipendenti della PA non spetta l'anticipo del TFR/TFS, ma spettano finanziamenti agevolati dall'INPS.


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di - 30 Gennaio 2019

I dipendenti pubblici possono richiedere l’anticipo del TFR? Qual è la differenza con il TFS? Partiamo dal presupposto che il Trattamento di Fine Rapporto (TFR) è un elemento della retribuzione che matura ogni mese, ma viene pagato solo alla cessazione del rapporto.

Una deroga è prevista per i dipendenti privati con almeno 8 anni di anzianità in azienda; per loro infatti è possibile richiedere l’anticipo del TFR in misura pari al 70% di quanto maturato per acquisto prima casa, spese sanitarie ovvero congedi parentali e formativi e altre specifiche motivazioni. Se si stanno cercando informazioni su questo argomento è utile leggere la nostra guida specifica per dipendenti privati: Anticipo TFR: richiesta, calcolo e disciplina.

Anticipo TFR dipendenti pubblici

l’anticipo del TFR non è previsto per i dipendenti pubblici. Questi infatti non hanno diritto ad alcun anticipo sia che questo riguardi il Trattamento di Fine Servizio (TFS) che il Trattamento di Fine Rapporto (TFR). Ma andiamo con ordine e vediamo per prima cosa qual è la differenza fra TFR e TFS.

Differenza fra TFR e TFS

Il TFS è una somma di denaro liquidata al lavoratore alla cessazione del rapporto. Ne hanno diritto gli iscritti al Fondo di previdenza per i dipendenti civili e militari dello Stato (incluso nella Gestione Dipendenti Pubblici dell’Inps) assunti a tempo indeterminato entro il 31 dicembre 2000 e che hanno risolto il rapporto di lavoro con almeno un anno di iscrizione.

Il TFR è anch’essa una somma che spetta al dipendente quando termina il rapporto di lavoro, ma di cui hanno diritto i lavoratori:

Leggi anche: Trattamento di Fine Rapporto (TFR): cos’è e come si calcola la liquidazione

Prestiti INPS per dipendenti della PA al posto dell’anticipo TFR

Esclusa la possibilità di ottenere un’anticipazione del TFS / TFR una soluzione potrebbe essere quella di richiedere all’Inps specifici finanziamenti a condizioni agevolate e dedicati a pensionati e dipendenti pubblici.

I prestiti si dividono in:

Il rimborso avviene tramite cessione del quinto dello stipendio o della pensione fino ad un massimo di 120 rate mensili.

Vediamo nel dettaglio cosa prevede la disciplina dei prestiti.

Piccoli prestiti

I Piccoli prestiti spettano a dipendenti e pensionati pubblici iscritti al Fondo credito (fondo cui obbligatoriamente appartengono i dipendenti in servizio presso le amministrazioni statali o gli enti locali) rimborsabili in 12, 24, 36 o 48 rate (costituite da quota interessi e quota capitale), decurtate direttamente dalla busta paga o dalla pensione (per i pensionati la trattenuta non può superare il quinto cedibile).

Il finanziamento è pari ad una mensilità netta di stipendio / pensione per ogni anno di durata del prestito. Per chi non ha altre trattenute la somma finanziabile raddoppia, pari a due mensilità nette di stipendio o pensione per ogni anno di ammortamento, fino ad un massimo di 8 mensilità restituibili in 48 mesi.

Ai dipendenti con contratto a termine il prestito può essere concesso solo per la durata in anni mancante alla scadenza del rapporto.

Sull’importo lordo del finanziamento gravano:

I dipendenti possono richiedere il prestito compilando l’apposito modulo scaricabile online e presentandolo all’amministrazione di appartenenza che lo trasmetterà in via telematica all’Inps. Per i pensionati invece la domanda dev’essere inoltrata direttamente sul sito Inps, se in possesso del PIN. In caso contrario, possono avvalersi dei patronati.

L’accredito delle somme avviene tramite bonifico sul conto corrente postale o bancario. Per i pensionati vale lo stesso iban utilizzato per l’erogazione della pensione.

Leggi anche: Anticipo TFR colf e badanti: come e quando richiederlo

Prestiti pluriennali

A differenza dei piccoli prestiti, quelli pluriennali vengono concessi per particolari necessità personali e / o familiari.

I destinatari sono sempre dipendenti e pensionati pubblici iscritti al Fondo credito, ma a differenza dei piccoli prestiti sono richiesti 4 anni di anzianità di servizio utile alla pensione e 4 anni di contributi versati al Fondo credito.

I beneficiari devono altresì essere titolari di un contratto a tempo indeterminato ovvero a termine non inferiore a tre anni (in questo caso possono fruire di cessioni estinguibili entro la scadenza del rapporto con l’obbligo di cedere il TFR a copertura del prestito residuo).

La durata del prestito può essere quinquennale (60 rate mensili) o decennale (120 rate mensili). La singola rata non può eccedere un quinto dello stipendio o della pensione. Sulla stessa gravano:

Le rate vengono trattenute direttamente dalla busta paga o dalla pensione a decorrere dal secondo mese successivo quello di concessione.

Documenti necessari

Alla domanda di prestito (da inviare esclusivamente in modalità telematica) dev’essere allegata la documentazione attestante lo stato di bisogno e l’eventuale spesa (a seconda della motivazione per cui si richiede il finanziamento) oltre ad un certificato di sana costituzione fisica rilasciato dai soggetti abilitati non oltre 45 giorni prima la presentazione della richiesta.

I dipendenti inoltrano domanda di finanziamento per il tramite dell’amministrazione di appartenenza. I pensionati invece devono accedere all’apposita area riservata presente sul sito Inps se muniti di PIN. In caso contrario, possono avvalersi di un patronato.

La domanda dev’essere presentata entro un anno dall’evento o dalla spesa che giustifica il finanziamento.

L’accredito delle somme avviene tramite bonifico sul conto corrente postale o bancario. Per i pensionati vale lo stesso iban utilizzato per l’erogazione della pensione.

Motivi validi

I prestiti quinquennali possono essere richiesti tra le altre per le seguenti motivazioni:

I prestiti decennali al contrario possono essere richiesti ad esempio per le seguenti motivazioni:

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