In questi giorni il dibattito sulle novità in arrivo in tema di reddito di cittadinanza sta spaccando l’opinione pubblica ed, ovviamente, anche i partiti politici. Da un parte vi sono infatti i favorevoli alla conservazione della misura, pur con correttivi e nuove misure di controllo contro furbetti ed abusi, e dall’altra vi sono i contrari – i quali rispecchiano di fatto la linea dell’Esecutivo – che sostengono che il RdC, così come congegnato, si rivela soltanto una misura ‘assistenzialistica’ e, dunque, non in grado di portare avanti la sua missione chiave – ovvero quella di essere una misura ponte e provvisoria verso l’effettivo conseguimento di un lavoro.
Vero è che al di là delle inevitabili tensioni politiche, con un’opposizione – PD e M5S in testa – pronta a dare battaglia anche sul reddito di cittadinanza e contro la sua cancellazione, dal testo della bozza della manovra emergono significative novità sui prossimi sviluppi di questo contributo economico.
A partire dal 2024 vi sarà l’addio al RdC, per come l’abbiamo conosciuto finora – ma non solo. Sono infatti diverse le novità per il 2023 sulla misura di sostegno al reddito e di contrasto alla povertà e disoccupazione. Si tratta di aggiornamenti che, di fatto, preparano alla revoca definitiva tra poco più di un anno. Perciò che cosa cambia? Vediamolo insieme, in sintesi, nel corso di questo articolo.
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Reddito di cittadinanza 2023 – 2024: l’addio è confermato in Legge di Bilancio
Nelle scorse settimane il Governo aveva annunciato che sarebbe intervenuto drasticamente sul reddito di cittadinanza, giudicato misura troppo dispendiosa per le casse dello Stato, rispetto alla sua reale efficacia. E’ così è stato. Dalla finanziaria, o meglio dal testo del disegno di legge di Bilancio su cui vi è stato l’ok del Consiglio dei Ministri il 21 novembre scorso – e su cui ora si esprimerà il Parlamento in vista dell’approvazione definitiva – emerge che il RdC sarà di fatto bloccato dal 2024.
Di riferimento è in particolare l’art. 57 della bozza del disegno di legge citato, il quale indica che sarà in cantiere una riforma complessiva delle misure di sostegno alla povertà e per l’inclusione. Nell’ambito di questa riformulazione del pacchetto di misure sarà incluso anche lo stop definitivo del reddito di cittadinanza. Dal punto di vista tecnico, non basta però la sola manovra per sancire e concretizzare questo discusso addio: servirà infatti un provvedimento di legge da predisporre nei mesi a venire.
Secondo i tecnici di palazzo Chigi, grazie alle novità in arrivo il risparmio di spesa per le casse statali sarà oggettivo – essendo pari a circa 750 milioni di euro già a partire dal prossimo anno. Ma attenzione: il Governo ha altresì voluto rimarcare che sono confermati gli stanziamenti della manovra 2020 per gli anni prossimi, perché in prospettiva vi è un nuovo strumento che sostituirà il reddito di cittadinanza e che, tuttavia, avrà un campo di applicazione meno esteso.
Come cambia la durata dal 2023
In vista dell’addio alla misura, a partire dal primo gennaio 2023 l’Esecutivo ha comunque previsto un forte ‘ridimensionamento’, con un reddito di cittadinanza la cui erogazione durerà otto mesi al massimo, nella generalità dei casi.
Le sole eccezioni varranno per i nuclei familiari aventi specifiche caratteristiche meritevoli di tutela, ovvero le famiglie con:
- disabili (come definite dal DPCM del 5 dicembre 2013, n. 159),
- minori,
- o persone con età uguale o maggiore di 60 anni,
potranno avvalersi di un trattamento che resta nella sua durata pari a 18 mesi. Mentre, lo rimarchiamo, chi ha tra i 18 e i 59 anni, è abile al lavoro e senza disabili in famiglia, minori o persone a carico con almeno 60 anni d’età, potrà incassare il contributo economico nel limite massimo di otto mensilità.
Cosa cambia negli obblighi per i beneficiari
Il Governo ha dunque le idee chiare sul reddito di cittadinanza per il 2023, se pensiamo a quelli che saranno gli obblighi per i soggetti occupabili, ovvero coloro che sono compresi in un’età tra i 18 e i 59 anni. In particolare queste persone, a cominciare dal primo gennaio:
- dovranno fare molta attenzione all’offerta di lavoro ricevuta. Infatti il contributo economico in oggetto cesserà se il beneficiario non darà il proprio consenso alla prima proposta di lavoro congrua;
- dovranno essere inserite per un semestre in un corso di formazione e/o di riqualificazione professionale, che possa incrementare le prospettive occupazionali del beneficiario del reddito di cittadinanza. Ed anche qui, occhio alle regole perché in ipotesi di mancata frequenza al programma previsto, il nucleo familiare del beneficiario del RdC perderà il diritto alla prestazione.
Proprio in relazione al secondo punto ricordiamo che le Regioni saranno obbligate a trasmettere all’Anpal gli elenchi dei soggetti che non osservano l’obbligo di frequenza, e che dunque non partecipano al percorso di (re)inserimento lavorativo, che si abbina al contributo economico.
Non dimentichiamo poi che, nel quadro delle nuove norme, è previsto anche il requisito della residenza in Italia, finora non esplicitato tra le regole del meccanismo.
Inoltre, sempre in base a quanto emerge dalla bozza della legge di Bilancio, nelle circostanze in cui il beneficiario firmi un contratto di lavoro stagionale o intermittente il maggior reddito da lavoro incassato, entro il limite massimo di 3mila euro lordi, non andrà a influire sull’ammontare del reddito di cittadinanza. Ecco perché, in base a queste norme, gli interessati dovranno rendere noti all’Inps esclusivamente i redditi che superano questo limite massimo.
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Patto per il lavoro e di inclusione sociale: abrogazione delle relative norme
Non solo. Il disegno di legge di Bilancio 2023 interviene in tema di reddito di cittadinanza, anche sotto un altro piano. Infatti il provvedimento andrebbe ad abrogare quell’insieme di articoli relativi al patto per il lavoro e di inclusione sociale. Questo meccanismo implicava il coinvolgimento dei centri per l’impiego e dei servizi sociali degli enti locali, allo scopo di agevolare la ricerca del lavoro degli occupabili e percettori del RdC, tramite la predisposizione di misure ad hoc, di reinserimento lavorativo e sociale. Ma come è ben noto, si è trattato finora di un meccanismo che non ha mai registrato buoni risultati e che non ha di fatto contribuito a far trovare lavoro in maniera significativa.
Infine ribadiamo che con la manovra non termineranno comunque gli interventi normativi sul fronte reddito di cittadinanza. Infatti saranno presto in cantiere provvedimenti ministeriali attuativi e dell’ANPAL che avranno la finalità di dettagliare le novità pratiche in tema di RdC. Ma ovviamente di ciò si riparlerà soltanto dopo l’approvazione definitiva della legge di Bilancio.