L’8 e 9 giugno 2025 gli italiani torneranno alle urne per esprimersi su cinque quesiti referendari, quattro dei quali toccano da vicino il mondo del lavoro. Il voto avrà luogo domenica 8 dalle 7 alle 23 e lunedì 9 dalle 7 alle 15. Si tratta di referendum abrogativi, che mirano a cancellare, in tutto o in parte, alcune norme attualmente in vigore. In particolare, i quesiti riguardano i contratti a tempo indeterminato e determinato, i licenziamenti nelle piccole imprese, le tutele negli appalti e, infine, la cittadinanza per gli stranieri residenti.
Per i lavoratori e le lavoratrici, i cambiamenti ipotizzati in caso di vittoria del “Sì” sarebbero tutt’altro che marginali. Si va dal possibile ritorno al reintegro nel posto di lavoro in caso di licenziamento illegittimo, all’introduzione di nuove responsabilità per chi commissiona appalti, passando per modifiche nella disciplina dei contratti a termine e maggiori tutele per chi lavora nelle micro e piccole imprese. Analizziamo nel dettaglio i quattro quesiti che riguardano direttamente il lavoro.
Referendum Lavoro e Diritti
Questo appuntamento referendario è stato ribattezzato da molti Referendum “Lavoro e Diritti” perché i cinque quesiti riguardano direttamente la tutela dei lavoratori e dei diritti in generale: dalle norme sui licenziamenti nelle grandi e piccole imprese, ai contratti a termine, fino alla responsabilità nei casi di infortunio negli appalti.
Il nome richiama il cuore delle battaglie sindacali e sociali degli ultimi anni, mettendo al centro la dignità del lavoro, la sicurezza, l’equità nei rapporti contrattuali e i diritti di cittadinanza.
1. Licenziamenti e contratto a tutele crescenti: si torna all’articolo 18?
Il primo quesito punta a eliminare la normativa che ha introdotto il cosiddetto contratto a tempo indeterminato “a tutele crescenti”. Si tratta di una forma contrattuale applicabile ai lavoratori assunti dal 2015 in poi, nelle aziende con più di 15 dipendenti. La norma oggi prevede che, in caso di licenziamento privo di giusta causa o giustificato motivo, il lavoratore non venga reintegrato, ma riceva esclusivamente un’indennità economica crescente con l’anzianità di servizio.
Se vince il Sì
Verrebbe abrogata la disciplina del contratto a tutele crescenti. I lavoratori assunti dopo il 2015 tornerebbero ad avere, nei casi previsti, diritto alla reintegrazione nel posto di lavoro se il licenziamento viene giudicato illegittimo, come previsto in precedenza dall’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori.
Se vince il No
Rimarrà in vigore il sistema attuale, con l’indennizzo economico al posto della reintegra per i licenziamenti illegittimi nei confronti dei lavoratori assunti con il contratto a tutele crescenti.
2. Licenziamenti nelle piccole imprese: più margine ai giudici
Il secondo quesito riguarda le aziende con meno di 16 dipendenti, che in Italia rappresentano una parte consistente del tessuto produttivo e occupano milioni di lavoratori. Attualmente, in queste imprese, chi viene licenziato senza una motivazione valida può ottenere solo un risarcimento limitato, pari al massimo a sei mensilità, anche se il giudice ritiene l’allontanamento del tutto ingiustificato.
Se vince il Sì
Il tetto massimo di sei mensilità verrà eliminato. Sarà il giudice, caso per caso, a stabilire l’ammontare del risarcimento. Non è prevista la reintegra nel posto di lavoro, ma si aprirebbe la strada a un ristoro più adeguato in caso di licenziamento senza giusta causa o motivo valido.
Se vince il No
Restano in vigore le tutele attuali. Anche in caso di licenziamento ritenuto illegittimo, il risarcimento per i lavoratori delle piccole imprese continuerà a essere limitato tra 2,5 e 6 mensilità.
3. Contratti a termine: ritorno alla causale obbligatoria
Il terzo quesito interviene sul tema dei contratti a tempo determinato. Oggi, è possibile stipulare contratti a termine fino a 12 mesi senza dover indicare una motivazione specifica. Solo in caso di rinnovo o superamento della soglia di durata complessiva, è richiesto indicare una “causale” (esigenze temporanee, sostituzioni, picchi produttivi, ecc.).
Se vince il Sì
L’obbligo di indicare la causale verrà reintrodotto anche per i contratti fino a 12 mesi. In questo modo, il ricorso al contratto a termine sarà vincolato a specifiche motivazioni fin dall’inizio, con l’obiettivo di ridurre il rischio di abusi e ricorso sistematico a contratti precari.
Se vince il No
Resterà possibile stipulare contratti a termine di durata fino a un anno senza specificare alcuna motivazione. Le causali continueranno a essere richieste solo per proroghe successive o per superare i 12 mesi complessivi.
4. Appalti e infortuni: responsabilità condivisa
Il quarto quesito affronta un tema delicato come quello della sicurezza nei luoghi di lavoro, in particolare nel settore degli appalti. La normativa attuale prevede che, in caso di infortuni causati da rischi specifici dell’impresa appaltatrice o subappaltatrice, il committente non risponde in solido insieme agli altri soggetti coinvolti.
Se vince il Sì
Verrebbe eliminata l’esclusione di responsabilità solidale del committente. In caso di infortunio, anche chi ha affidato l’appalto risponderebbe insieme a chi esegue o subappalta il lavoro. Questo rafforzerebbe le tutele dei lavoratori coinvolti e aumenterebbe la responsabilizzazione lungo tutta la filiera produttiva.
Se vince il No
Il committente continuerà a essere escluso dalla responsabilità in caso di infortuni derivanti da rischi specifici dell’attività dell’appaltatore o subappaltatore.
5. Cittadinanza italiana: tempi dimezzati per gli stranieri
L’unico quesito che non riguarda direttamente il lavoro, ma che può avere riflessi sociali anche in ambito occupazionale, è quello relativo alla cittadinanza italiana per i cittadini extracomunitari. La normativa vigente richiede dieci anni di residenza legale continuativa in Italia prima di poter fare domanda. Il referendum propone di ridurre questo termine a cinque anni.
Conclusioni
I referendum dell’8 e 9 giugno possono segnare una svolta importante per i diritti dei lavoratori, soprattutto su temi sensibili come i licenziamenti, la precarietà, la sicurezza nei cantieri e il trattamento riservato a chi lavora nelle piccole aziende. Si tratta di scelte che andranno a incidere direttamente sulla qualità dell’occupazione e sulle tutele esigibili in caso di contenzioso.
Informarsi è fondamentale. Solo così sarà possibile esercitare il proprio diritto di voto in modo consapevole, con piena coscienza di cosa si vuole cambiare o mantenere. Il mondo del lavoro ci riguarda tutti: chi lavora, chi cerca lavoro, chi lo offre.
Riepilogo dei quesiti referendari
Quesito | Cosa prevede oggi la legge | Cosa succede se vince il Sì |
---|---|---|
1. Tutele crescenti – Licenziamenti illegittimi | Niente reintegro: solo indennizzo economico crescente con l’anzianità | Torna il reintegro per i licenziamenti illegittimi anche per i lavoratori assunti dopo il 2015 |
2. Licenziamenti nelle piccole imprese | Risarcimento limitato: massimo 6 mensilità anche in caso di licenziamento infondato | Nessun tetto massimo: il giudice stabilisce l’importo del risarcimento |
3. Contratti a termine | Nessuna causale per i contratti fino a 12 mesi | Obbligo di causale anche per i contratti iniziali inferiori a 12 mesi |
4. Appalti e infortuni sul lavoro | Il committente non risponde in solido per infortuni da rischi specifici dell’appaltatore | Anche il committente è responsabile insieme ad appaltatori e subappaltatori |
5. Cittadinanza italiana |
Servono 10 anni di residenza legale per chiedere la cittadinanza | Bastano 5 anni di residenza per chiedere la cittadinanza |
Conclusioni
I referendum dell’8 e 9 giugno possono segnare una svolta importante per i diritti dei lavoratori, soprattutto su temi sensibili come i licenziamenti, la precarietà, la sicurezza nei cantieri e il trattamento riservato a chi lavora nelle piccole aziende. Si tratta di scelte che andranno a incidere direttamente sulla qualità dell’occupazione e sulle tutele esigibili in caso di contenzioso.
Informarsi è fondamentale. Solo così sarà possibile esercitare il proprio diritto di voto in modo consapevole, con piena coscienza di cosa si vuole cambiare o mantenere. Il mondo del lavoro ci riguarda tutti: chi lavora, chi cerca lavoro, chi lo offre.
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