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Taglio del cuneo fiscale 2024: l’Inps spiega come funziona e come si applica in busta paga

Attraverso la circolare 11 del 16 gennaio l'Inps ha spiegato come funziona il taglio del cuneo fiscale (o esonero contributivo) per il 2024.


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di - 22 Gennaio 2024

All’interno della Legge di Bilancio 2024 è stato dedicato ampio spazio al taglio del cuneo fiscale (o Esonero Contributivo). La misura, è bene ricordarlo, viene applicata ai lavoratori dipendenti direttamente in busta paga e non è una novità assoluta, bensì una riproposizione, con alcune modifiche, di una misura già attiva.

Tra le novità per i lavoratori per il 2024 vi è anche la detassazione dei fringe benefit, che è passata a 1.000 o 2.000 euro, a seconda che il lavoratore abbia o meno dei figli a carico; viene confermata, inoltre, l’imposta sostitutiva sui premi di risultato, che è adesso è fissata al 5% contro il precedente 10%. Infine ricordiamo che passano da 4 a 3 le aliquote IRPEF e anch’esse comportano un aumento delle buste paga in generale.

In via sperimentale, solo e soltanto per il 2024, viene quindi riproposta la riduzione dei contributi IVS che sono a carico del lavoratore. Proprio su quest’ultimo punto è intervenuta l’Inps con la circolare n. 11 del 16 gennaio 2024, con la quale sono state fornite alcune indicazioni per applicare la misura correttamente in busta paga.

Leggi anche: Busta paga 2024: ecco 5 misure che modificano lo stipendio netto

Taglio del cuneo fiscale: cosa prevede la norma

L’articolo 1, comma 15 della Legge n. 23 del 30 dicembre 2023 (la Legge di Bilancio 2024) ha previsto che in via eccezionale per il periodo compreso tra il 1° gennaio ed il 31 dicembre 2024 per i lavoratori dipendenti, con esclusione di quelli domestici, sia previsto un esonero sulla quota dei contributi previdenziali per invalidità, vecchiaia e superstiti che sono a carico del lavoratore.

Hanno la possibilità di accedere alla misura i lavoratori dipendenti che siano impiegati sia nel settore pubblico che nel privato. All’interno della sfera di applicazione della misura rientrano anche gli eventuali rapporti di apprendistato. Anche in questo caso devono essere rispettate le soglie limite di retribuzione mensile. La normativa, come abbiamo visto, esclude esplicitamente i rapporti di lavoro domestico.

Di quanto aumenta la busta busta paga

Ma a quanto ammonta il taglio del cuneo fiscale e il relativo aumento in busta paga? La misura comporta una riduzione dei contributi di invalidità, vecchiaia e superstiti (IVS) che sono a carico del lavoratore e che normalmente si attestano al 9.19% dello stipendio lordo. Nello specifico il taglio è pari al:

A seguito dell’esonero contributivo, ovvero dell’abbattimento dei contributi in busta paga, il lavoratore avrà la possibilità di ritrovarsi uno stipendio netto mensile più alto.

Questo comporta che:

Quali retribuzioni prendere come riferimento

Come abbiamo visto le soglie mensili (escluse le mensilità aggiuntive) da prendere a riferimento per l’applicazione del taglio del cuneo fiscale sono 2.692,00 euro e 1.923,00 euro. Gli importi, come spiega la circolare Inps, costituiscono:

retribuzione imponibile ai fini previdenziali, senza che debba essere considerato il rateo di tredicesima erogato mensilmente o in un’unica soluzione.

Taglio del cuneo fiscale su tredicesima e la quattordicesima

Il taglio del cuneo fiscale non viene effettuato sulla tredicesima. Questo significa, molto semplicemente, che nel mese di riferimento se la retribuzione percepita al netto della tredicesima è pari a 2.691 euro e la quota dei contributi IVS a carico del lavoratore sia pari al 9,19%, grazie all’esonero di 6 punti percentuali, la quota passerà al 3,19%. Le trattenute in busta paga verranno effettuate tenendo conto di questa percentuale.

Per le retribuzioni inferiori a 1.923,00 euro, il taglio dei contributi previdenziali è di sette punti percentuali: la quota dei contributi IVS sarà calcolato su questa quota: 2,19%.

Il taglio del cuneo fiscale non viene applicato nemmeno sulla quattordicesima. Nella circolare Inps viene spiegato che la riduzione IVS:

trova applicazione solo con riferimento alla retribuzione imponibile relativa alla singola mensilità, non considerando, pertanto, l’ammontare della stessa mensilità aggiuntiva o dei suoi ratei.

Ogni mese lo sgravio potrebbe essere diverso

Ogni mese lo sgravio fiscale, potenzialmente, potrebbe essere differente. La sua percentuale, infatti è condizionata dalla retribuzione percepita dal lavoratore. Nel caso in cui a giugno lo stipendio sia pari a 1.923 euro spetterà la riduzione di sette punti percentuali.

Se, per qualsiasi motivo a luglio la retribuzione dovesse aumentare, ma rimanere inferiore a 2.692 euro, spetterà il taglio intermedio del 6%. Se poi l’ammontare delle spettanze dovesse nuovamente scendere, spetterà di nuovo il taglio maggiore.

Taglio del cuneo fiscale e cumulabilità con gli altri incentivi

Il taglio del cuneo fiscale che abbiamo appena analizzato è, sostanzialmente, alternativo alla decontribuzione per le lavoratrici con figli (cosiddetto bonus mamme lavoratrici) che è sempre previsto dalla Legge di Bilancio 2024.

Questo comporta, in estrema sintesi, che per le lavoratrici per le quali ricorrano i presupposti per applicare anche allo sgravio pari al 100% della contribuzione a loro carico nella misura massima di 3.000 euro all’anno, le due misure, spiega l’Inps sono

tra di loro di fatto alternativi, in ragione dell’entità degli stessi e del massimale mensile di contribuzione esonerabile.

Anche il bonus mamme infatti insiste proprio sulla percentuale di contributi IVS del 9.19% a carico della lavoratrice.

Cosa vuol dire taglio del cuneo fiscale?

Il cuneo fiscale è un indicatore percentuale che determina il rapporto tra tutte le imposte sul lavoro e il costo del lavoro totale.

Il taglio del cuneo fiscale quindi è la “riduzione delle tasse” per i lavoratori dipendenti è la riduzione delle imposte e contributi in busta paga per aumentare lo stipendio netto.

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Tags: Busta PagaContributi previdenzialiINPS