Un dipendente può essere licenziato per ostruzionismo. È questo, in estrema sintesi, quanto stabilito dall’ordinanza della Corte di Cassazione n. 18296 depositata il 4 luglio 2024, che ha avuto il merito di chiarire quando debba essere applicato il concetto di insubordinazione nel diritto del lavoro.
I giudici della Suprema Corte hanno dovuto affrontare il caso di un dipendente di una società partecipata, la quale opera nel settore dell’igiene urbana, che è stato licenziato per aver adottato un comportamento ostruzionistico.
Ma entriamo nel dettaglio e cerchiamo di capire cosa sia accaduto.
Perché è scattato il licenziamento per ostruzionismo
La decisione della Corte di Cassazione parte da un caso specifico. Un lavoratore si era rifiutato di svolgere la prestazione richiesta. Il suo diniego ha causato un danno significativo all’azienda per la quale lavorava, il che aveva portato l’azienda a procedere con il suo licenziamento.
La decisione, ritenuta illegittima dal lavoratore, viene portata davanti al Tribunale di Torre Annunziata, che, in primo grado con la pronuncia n. 2789/2019 aveva:
- sostanzialmente provvedo ad accogliere la proposta del dipendente nei confronti della società, dove era stato assunto con un ruolo ben preciso: autista e addetto al conferimento dei rifiuti con mezzi di grossa portata;
- viene dichiarato illegittimo il licenziamento disciplinare. Viene disposta la reintegrazione del dipendente nel posto di lavoro e la società viene condannata al risarcimento dei danni, che sono pari a dieci mensilità dello stesso importo dell’ultima incassata.
L’azienda ha impugnato sentenza presso la Corte d’Appello di Napoli, la quale, attraverso la sentenza n. 3739/2020, ha accolto il reclamo e ha sostanzialmente rigettato la domanda che era stata avanzata dal dipendente. L’esito della prima pronuncia è stato completamente ribaltato.
Nel rigettare la domanda presentata, la Corte d’Appello ha considerato che la condotta del lavoratore andasse oltre la mera insubordinazione. Si veniva a configurare un grave e consapevole inadempimento dei doveri contrattuali, andando a ledere il vincolo fiduciario che si era venuto a creare tra le parti.
In cosa consistono i fatti contestati
Ma sostanzialmente, in cosa consistevano i fatti contestati al lavoratore? L’episodio che ha fatto scaturire il licenziamento per ostruzionismo era stato il diniego del dipendente a conferire ai centri di trattamento i rifiuti raccolti.
Le motivazioni per cui il compito non era stato svolto erano contraddittorie e superficiali: tra questi rientravano ritardi nell’avanzamento delle operazioni di sversamento e ipotetiche ragioni di salute. Il dipendente, inoltre, aveva ignorato i ripetuti inviti da parte del suo diretto superiore.
Questa negligenza aveva esposto l’azienda a delle sanzioni per la violazione delle norme contenute all’interno del Testo Unico Ambientale e della normativa Sistri, sistema informativo per la tracciabilità dei rifiuti pericolosi.
Cosa si intende per atti di insubordinazione?
Per atti di insubordinazione si intende una serie di comportamenti specifici con cui un dipendente si oppone deliberatamente all’autorità del datore di lavoro e alle istruzioni legittime dei suoi superiori o contravviene alle norme aziendali stabilite.
Questi comportanti possono variare in gravità e forma e spesso indicano una sfida diretta all’autorità di chi gestisce il lavoro. Esempi di atti di insubordinazione sono il rifiuto di eseguire un ordine diretto, il comportamento provocatorio, la violazione della politica aziendale ecc.
Licenziamento per ostruzionismo, l’ordinanza della Cassazione
La Corte di Cassazione ha confermato la visione della Corte d’Appello di Napoli. Anzi, ha ampliato la nozione di insubordinazione. Secondo i giudici della Suprema Corte l’insubordinazione non si deve limitare ad un semplice rifiuto ad eseguire le disposizioni che vengono date dai superiori. Al suo interno è incluso qualsiasi comportamento che possa, in qualsiasi modo, andare a pregiudicare l’esecuzione corretta ed il funzionamento delle varie disposizioni aziendali.
Il comportamento ostruzionistico, che può essere commissivo o omissivo, è ritenuto una violazione ben più grave rispetto ad una semplice disobbedienza. La sentenza, inoltre, pone l’attenzione su alcuni fattori importanti:
- il vincolo fiduciario. I giudici hanno sottolineato come il vincolo fiduciario che si viene a creare tra dipendente e datore di lavoro sia importante. Ed è fondamentale perché una qualsiasi organizzazione possa lavorare correttamente. Quando viene a mancare, una misura estrema come il licenziamento risulta corretta;
- il comportamento ostruzionistico, secondo la cassazione, va oltre il semplice rifiuto ad eseguire un compito. Stiamo parlando di un comportamento complesso e articolato, che, come abbiamo accennato in precedenza, al suo interno può contenere atteggiamenti attivi e passivi. Questo tipo di condotta risulta essere dannoso perché mina da un lato l’autorità dei superiori, dall’altro l’efficienza operativa dell’intera azienda.
Conclusioni
Grazie all’ordinanza n. 18296 della Corte di Cassazione il concetto di insubordinazione trova una nuova definizione all’interno del diritto del lavoro italiano. Mette, in estrema sintesi, al primo posto il vincolo fiduciario e introduce dei criteri più ampi attraverso i quali è possibile valutare la condotta dei lavoratori.
L’ordinanza, senza dubbio, avrà un impatto significativo nella gestione delle risorse umane e nella disciplina aziendale. Il ruolo del datore di lavoro, in questo modo, viene rafforzato quando nelle operazioni di mantenimento dell’efficienza operativa e dell’ordine.