Con il Messaggio n. 2388 del 29 luglio 2025, l’INPS fornisce importanti chiarimenti operativi sull’attribuzione d’ufficio del parametro 0,40 nella scala di equivalenza dell’Assegno di Inclusione (ADI), legato alla presenza di carichi di cura. Si tratta di un aggiornamento cruciale, che integra quanto già stabilito nel messaggio n. 592 del febbraio scorso.
Il documento tocca in particolare due ambiti poco chiari: l’incompatibilità con il Supporto per la Formazione e il Lavoro (SFL) e la gestione delle domande ADI sospese a seguito di rielaborazione d’ufficio. Due aspetti molto concreti che possono avere un impatto diretto su importi, arretrati e tempi di pagamento per migliaia di famiglie.
Cosa sono i carichi di cura e perché fanno aumentare l’ADI
I “carichi di cura” sono responsabilità familiari riconosciute dallo Stato per chi si occupa, ad esempio, di:
- un bambino con meno di 3 anni,
- tre o più figli minori,
- un familiare con disabilità o non autosufficiente.
A chi svolge questi compiti, l’INPS assegna un valore aggiuntivo (0,40) che aumenta l’importo mensile dell’ADI. Spesso, però, questi carichi non vengono indicati nella domanda iniziale, per mancanza di consapevolezza o informazioni. Da qui nasce l’importanza dell’attribuzione d’ufficio.
Attribuzione automatica dei carichi di cura: come funziona
L’INPS ora riconosce d’ufficio il parametro 0,40 al componente maggiorenne del nucleo familiare che già rientra nella scala di equivalenza con parametro 1. Non serve più indicarlo in fase di domanda: l’Istituto lo verifica autonomamente sulla base dei dati disponibili.
Esempio pratico
Giulia ha un figlio di 2 anni e vive con il compagno. Nella domanda per l’ADI non ha inserito alcuna informazione sui carichi di cura. L’INPS, incrociando i dati, riconosce automaticamente il parametro 0,40. Risultato? Assegno aumentato da agosto e arretrati da gennaio.
Carichi di cura e incompatibilità con il Supporto per la Formazione e il Lavoro (SFL)
Il primo chiarimento riguarda le situazioni in cui un componente maggiorenne del nucleo familiare riceve l’ADI, ma ha anche presentato domanda per il SFL.
Cosa dice l’INPS?
Se il soggetto ha una domanda SFL accolta, non gli verrà attribuito d’ufficio il parametro 0,40 per i carichi di cura, anche se avrebbe diritto, per evitare una sovrapposizione di misure. Questo vale soprattutto nei casi in cui non ci siano altri membri nel nucleo a cui assegnare il parametro.
Attenzione: la domanda SFL vale come scelta consapevole. Anche se il soggetto non riceve ancora pagamenti dal SFL (per esempio, in attesa di attivazione), il solo fatto che la domanda sia accolta basta a bloccare il riconoscimento del carico di cura.
Cosa può fare il cittadino?
Può rinunciare al SFL. In questo caso, dal mese successivo alla rinuncia, potrà ricevere l’ADI con il parametro 0,40, a patto che nel nucleo vi siano i requisiti per i carichi di cura.
Cosa succede dopo il riesame delle domande respinte
Il secondo punto riguarda le domande ADI che erano state inizialmente respinte (per esempio per superamento della soglia di reddito) ma che sono state riconsiderate grazie al riconoscimento d’ufficio del carico di cura.
In molti casi, l’INPS ha riaperto queste pratiche e, se i requisiti risultavano presenti, le ha accolte. Ma alcune di queste domande, in fase di riesame, sono finite in stato “sospeso”.
Perché?
Perché nel periodo in cui la domanda era respinta, alcune famiglie hanno cambiato situazione lavorativa (es. hanno iniziato a lavorare) senza comunicarlo. Questo ha generato un obbligo di comunicazione occupazionale che ora va assolto, pena la decadenza della domanda.
Cosa bisogna fare?
Chi riceve un SMS o un’email dall’INPS con l’avviso di sospensione ha 60 giorni di tempo per presentare il modello ADI-Com Esteso, presso:
- Patronati o CAF (se hanno seguito la domanda),
- direttamente presso una sede INPS territoriale.
È fondamentale che il modulo indichi la data reale in cui è avvenuta la variazione lavorativa. Anche se il lavoro è iniziato nel 2024, va segnalato con la data corretta.
Cosa cambia davvero per le famiglie
I carichi di cura oggi sono riconosciuti anche senza esplicita richiesta, grazie all’attribuzione d’ufficio. Ma l’INPS specifica con chiarezza che:
- il parametro 0,40 non è cumulabile con il SFL;
- se si cambia lavoro senza comunicarlo, la domanda può essere bloccata o revocata;
- le domande riesaminate possono dare diritto ad arretrati, ma serve regolarizzare tutto in tempi rapidi.
In sintesi: cosa devi fare
- Se ricevi l’ADI e hai figli piccoli, disabili o non autosufficienti in casa, verifica se ti è stato attribuito il parametro 0,40.
- Se ricevi o hai chiesto il SFL, non puoi ricevere l’ADI con carico di cura, a meno che tu non rinunci.
- Se la tua domanda ADI è stata rianalizzata e sospesa, presenta il modulo ADI-Com Esteso entro 60 giorni, con data corretta della variazione lavorativa.
- Se tutto è in regola, l’INPS può erogare anche gli arretrati.
Per concludere
I nuovi chiarimenti INPS mettono ordine su un tema fondamentale: chi si prende cura dei propri familiari ha diritto a un trattamento più favorevole. Ma occorre prestare attenzione alle compatibilità tra misure, alle tempistiche di comunicazione e ai modelli da presentare. In gioco ci sono soldi veri e diritti concreti, che non vanno persi per un dettaglio burocratico.
Per approfondimenti:
INPS, Messaggio numero 592 del 17-02-2025 (117,6 KiB, 450 hits)
Inps, Messaggio numero 2388 del 29-07-2025 (123,5 KiB, 11 hits)
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