L’Assegno di inclusione è la misura lanciata dal Governo, e riconosciuta dal primo gennaio 2024, al fine di costituire misura di sostegno economico e di inclusione sociale e professionale, a favore degli aventi diritto. Come spiega il sito web del Ministero del Lavoro, l’ottenimento di detto Assegno è subordinato al possesso di requisiti di residenza, cittadinanza e soggiorno, alla prova dei mezzi sulla base dell’ISEE, alla situazione reddituale del beneficiario e del suo nucleo familiare e alla partecipazione ad un iter ad hoc di attivazione e di inclusione sociale e lavorativa.
Nato per sostituire – in combinazione con il Supporto Formazione e Lavoro – il reddito di cittadinanza e per superare gli abusi e le irregolarità che hanno caratterizzato l’applicazione pratica del RdC nel corso degli anni, al momento l’Assegno di inclusione non sembra però aver numeri tali da renderlo davvero una misura di ampia portata, di fatto andando incontro a bisogni e necessità di moltissime famiglie in condizioni di fragilità e precarietà e ad alto rischio di esclusione sociale.
I dati pubblicati dal Ministero del Lavoro, relativi ai pagamenti di gennaio ed alle domande respinte, chiariscono bene la situazione con i numeri e già si vocifera di possibili, se non imminenti, aggiustamenti al meccanismo di erogazione della misura, al fine di estendere il bacino degli aventi diritto. Vediamo più da vicino.
Assegno di inclusione flop? I numeri del Ministero del Lavoro
In un comunicato del 16 febbraio, il Ministero del Lavoro fa il punto sull’avvio della misura in oggetto, indicando alcune cifre interessanti. Eccole di seguito:
- ad un mese dall’entrata in vigore, l’Assegno di inclusione è stato erogato a circa 480mila nuclei familiari, a fronte di una platea potenziale di 737mila;
- le richieste di Assegno di inclusione, giunte a gennaio (con Patto di Attivazione Digitale regolarmente firmato) sono state in totale 779.302.
Particolarmente significativi sono i dati collegati all’effettuazione dei cd. controlli preventivi – in virtù dell’integrazione di nuovi sistemi informativi, ricorda il Ministero – compiuti tramite una piattaforma specifica e gestita in collaborazione con l’Inps. In particolare, detti controlli sono stati svolti sulla totalità delle domande e hanno mostrato che:
- 24.115 domande abbisognano di un supplemento di istruttoria per l’accertamento di disabilità o nucleo familiare non conforme;
- 77.331 domande abbisognano di approfondimenti per dichiarazione sostitutiva unica (DSU) difforme;
- 801 domande sono sospese per ulteriori controlli sulla residenza anagrafica;
- su 22.762 domande l’istituto di previdenza attende il controllo della certificazione da parte degli enti preposti.
Spicca il dato delle domande Assegno di inclusione respinte o bocciate, ben 182.350. Il Ministero del Lavoro precisa altresì che i più frequenti motivi sono dati dal superamento delle soglie di reddito, dall’omessa dichiarazione lavorativa e dalla DSU sopra soglia.
A ben vedere, si tratta di numeri abbastanza ‘severi’ e che avrebbero portato il Ministero a considerare la possibile revisione dei requisiti d’accesso all’Assegno di inclusione. Anche quanto recentemente comunicato dalla Banca d’Italia si pone sulla stessa linea: le modifiche alla normativa hanno diminuito la platea dei potenziali beneficiari da 2,1 a 1,2 milioni rispetto al RdC, rendendo di fatto l’erogazione dell’Assegno di inclusione molto meno frequente di quanto si potrebbe pensare a prima vista.
Il difficile avvio dell’Assegno di inclusione
Nell’applicazione pratica del meccanismo del nuovo Assegno di inclusione, sono emersi moltissimi nuclei familiari che, se in precedenza risultavano beneficiari del RdC, oggi sono esclusi dalla nuova misura di sostegno al reddito, pur avendo fatto domanda e pur vivendo in condizione di oggettiva fragilità e precarietà.
Come visto sopra poco meno del 30% delle domande viene bocciato e, ora, l’Esecutivo potrebbe seriamente considerare l’ipotesi di rendere meno rigide le condizioni d’accesso. In un confronto diretto, oggi i beneficiari dell’Assegno di inclusione sono meno della metà di quelli che, nell’estate dello scorso anno, percepivano il reddito di cittadinanza. Inoltre il Governo aveva stimato i beneficiari in un numero pari a quasi il doppio rispetto a quello degli attuali beneficiari – circa 480mila.
Ebbene, proprio la finalità di impedire nuove storture e vivere un’esperienza simile a quella del RdC, si è rivelata una sorta di boomerang per l’effettiva utilità dell’Assegno di inclusione. Se da un lato i requisiti anagrafici ed economici più stringenti, hanno spento sul nascere le velleità di quelli che in passato erano soprannominati i ‘furbetti’ del reddito di cittadinanza, è altrettanto vero che proprio questi requisiti – e specialmente quelli di natura economica – sono oggi uno scoglio insuperabile per molti più nuclei del previsto. In particolare, le domande di moltissime famiglie che vivono in povertà assoluta sono respinte.
Assegno di Inclusione: domanda accolta, sospesa o respinta
L’INPS fornisce importanti chiarimenti in merito allo stato delle domande di Assegno di Inclusione: domanda accolta, respinta o sospesa.
Con il Messaggio numero 684 del 14-02-2024 l’Istituto di previdenza spiega come gestire le possibili informazioni disponibili in piattaforma nella propria area riservata.
Possibili modifiche dei requisiti per aumentare la platea dei beneficiari
Ma a pesare non sono tanto reddito e Isee del singolo nucleo familiare, quanto piuttosto il moltiplicatore che trasforma il requisito reddituale sulla scorta dei componenti della famiglia. Calcolatrice alla mano, questo fattore è risultato assai penalizzante, e a ciò si è sommata altresì la situazione di molte famiglie che, pur risultando beneficiarie dell’Assegno di inclusione, ottengono meno soldi che ai tempi del reddito di cittadinanza o, comunque, meno di quanto speravano.
Le sopraccennate stime della Banca d’Italia sarebbero troppo ‘dure’ per il Ministero del Lavoro, ma è evidente che gli odierni numeri dei percettori dell’Assegno di inclusione sono più bassi di quanto programmato dall’Esecutivo. Ne sono ben consci a Palazzo Chigi ed è per questo che non pochi osservatori considerano assai probabile una imminente revisione dei requisiti di accesso, partendo proprio dal parametro della scala di equivalenza, senza tralasciare l’introduzione di una disciplina meno rigida nei confronti dei cd. soggetti occupabili o maggiorenni in età da lavoro. Mentre alla variabile rappresentata dal numero dei figli potrebbe essere dato più peso nel parametro della scala di equivalenza.
Infine, a trattare direttamente delle modifiche al meccanismo dell’Assegno di inclusione sarà il Comitato scientifico per la valutazione delle misure di contrasto alla povertà, ricostituito proprio dall’attuale Ministro del Lavoro. Secondo quanto comunicato lo scorso anno dallo stesso Ministero, ne fanno parte il Direttore Generale per la Lotta alla povertà e la programmazione sociale del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, i rappresentanti degli enti vigilati Anpal, Inapp e Inps, un rappresentante dell’Istat e cinque esperti indipendenti del mondo dell’università e della ricerca scientifica.