Gli edifici e le unità immobiliari residenziali dovranno conseguire almeno la classe F entro il 2030 e almeno la classe E entro il 2033. Questo quanto prevede la nuova direttiva (EPBD) approvata in prima battuta dal Parlamento europeo in materia di prestazione energetica degli edifici. Si tratta di un intervento sulla precedente direttiva sulla prestazione energetica nell’edilizia (direttiva 2010/31/UE). Ora la palla passa al Consiglio Europeo sotto stretta osservazione del Parlamento e del Consiglio.
Si interviene anche sugli edifici di nuova costruzione per i quali viene prevista “emissione zero”. L’edificio di nuova costruzione dovrà essere un “edificio ad altissima prestazione energetica, determinata conformemente all’allegato I, nel quale il fabbisogno molto basso di energia è interamente coperto da fonti rinnovabili generate in loco da una comunità di energia rinnovabile ai sensi della direttiva (UE) 2018/2001 o da un sistema di teleriscaldamento e teleraffrescamento”.
La cosa che preoccupa di più è la messa a norma degli edifici esistenti, se le famiglie italiane dovranno pagare i lavori di tasca propria se ne vedranno delle belle. Il Governo dovrebbe valutare di reintrodurre cessione del credito e sconto in fattura per tutti i bonus edilizi.
Case green, cosa prevede la direttiva europea che obbliga a ristrutturare casa
In base ai dati resi disponibili dall’Unione Europea, il 35% del parco immobiliare dell’UE ha più di 50 anni e quasi il 75% è inefficiente dal punto di vista energetico, mentre il tasso di ristrutturazione annua è di circa l’1% (Fonte dossier Camera dei Deputati).
La Commissione Europea si è prefissata almeno di raddoppiare il tasso di ristrutturazione annuo degli immobili entro il 2030 a fini di efficientamento energetico.
Proprio per questo, il Parlamento ha approvato la nuova direttiva in materia di prestazione energetica degli edifici.
La direttiva fissa i seguenti obiettivi:
- gli edifici e le unità immobiliari pubblici e non residenziali dovranno essere ristrutturati e migliorati almeno fino alla classe di prestazione energetica F al più tardi dopo il 1° gennaio 2027, e almeno fino alla classe E al più tardi dopo il 1° gennaio 2030;
- gli edifici e le unità immobiliari residenziali dovranno conseguire almeno la classe F entro il 2030 e almeno la classe E entro il 2033.
Quali sono gli obiettivi della direttiva Case Green
Oltre a quelli su indicati, la revisione della precedente direttiva provvede, inoltre (Fonte Camera dei Deputati) a:
- rendere più operativi gli strumenti di pianificazione, i piani nazionali di ristrutturazione degli edifici (precedentemente denominati strategie di ristrutturazione a lungo termine), per i quali si dispone un rafforzamento del quadro di monitoraggio attraverso l’introduzione di una valutazione dei progetti dei piani da parte della Commissione europea e della facoltà di
formulare raccomandazioni agli Stati membri; - consentire, attraverso l’introduzione di passaporti di ristrutturazione, ai proprietari degli edifici di pianificarne una ristrutturazione a tappe, sulla base di criteri che saranno elaborati dalla Commissione entro la fine del 2023;
- ad operare una revisione della disciplina riguardante gli attestati di prestazione energetica, che si baserà su una nuova classificazione armonizzata a livello europeo nella quale la classe A corrisponderà alla nuova categoria di “edificio a emissioni zero” e la classe G al 15% degli edifici con le prestazioni peggiori;
- promuovere la realizzazione di infrastrutture per lo sviluppo della mobilità sostenibile, rafforzare il mercato dei servizi per l’edilizia intelligente, nonché garantire la qualità e l’affidabilità delle ristrutturazioni o dei nuovi lavori di costruzione attraverso sistemi di ispezione o misure alternative.
Come funziona per gli edifici di nuova costruzione
Tutti gli edifici di nuova costruzione, dal 1° gennaio 2030, dovranno essere a zero emissioni. Dal 1° gennaio 2027 per gli edifici della pubblica amministrazione.
Andando più nello specifico di quanto detto in premessa, gli edifici si considerano a zero emissioni quando (allegato 3 della direttiva):
- il consumo totale annuo di energia primaria rispetta le soglie massime,
- i cui valori numerici sono differenti per tre diverse tipologie di edifici (residenziali, uffici e altri edifici non residenziali)
- e per le quattro aree climatiche in cui è suddivisa l’UE (mediterranea, oceanica, continentale e nordica).
Le soglie massime di energia consumata per edificio dovranno essere inferiori ad un certo valore di kilowattora per metro quadrato di superficie all’anno.
In Italia, ad esempio (zona mediterraneo), l’edificio ad emissioni zero non deve superare i 60kWh/(m2.a), nel caso in cui si tratti di un edificio residenziale, ovvero i 70kWh/(m2.a) laddove si tratti di uffici. Tali limiti sono fissati a un livello più alto con riferimento alle altre zone (i massimi per la zona nordica).
Nuovo bonus casa in arrivo? Ristrutturazioni anche tramite incentivi statali
L’obbligo di mettere a norma gli edifici dal punto di vista energetico, potrebbe rappresentare una spinta per l’intero comparto edile che rappresenta circa il 9% del PIL europeo ed impiega 25 milioni di posti di lavoro, in circa 5 milioni di imprese, in prevalenza PMI.
Dunque, si prospettano gli stessi effetti visti in Italia con il superbonus grazie alla cessione del credito e allo sconto in fattura.
La cosa che preoccupa di più è la messa a norma degli edifici esistenti, se le famiglie italiane dovranno pagare i lavori di tasca propria.
La spesa da sostenere per mettere a norma la propria casa, dipenderà dall’entità dell’intervento di cui necessità per raggiungere la classe energetica richiesta per legge; dunque, il punto di partenza è rappresentato dalla classe energetica ante lavori che può essere rilevata dall’attestazione di prestazione energetica, c.d APE.
A seconda della classe energetica di partenza dell’edificio, il costo della ristrutturazione potrà essere più o meno oneroso.
Detto ciò, gli obiettivi posti dalla direttiva europea in esame, possono essere raggiunti anche tramite l’intervento dello Stato con appositi incentivi fiscali/finanziari.
Proprio per questo, il Governo, una volta confermate definitivamente le novità della direttiva sul risparmio energetico, dovrebbe valutare la reintroduzione delle opzioni di cessione del credito e sconto in fattura; solo in tal modo o con incentivi cash, si potrebbero mettere i contribuenti nella condizione di mettere a norma la propria casa.
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