L’Assegno di Inclusione oltre a garantire ogni mese un supporto economico a chi rispetta i requisiti per beneficiarne, ha l’obiettivo di sostenere l’inclusione sociale e lavorativa dei componenti della famiglia. Per questo motivo l’adesione a questa misura comporta anche l’avvio di percorsi personalizzati di tipo formativo e orientativo.
Questi percorsi vengono portati avanti dai servizi sociali, dai centri per l’impiego e da altri enti appositi per affiancare il disoccupato, che deve rispettare alcuni obblighi di presenza se intende ricevere il sostegno economico. Recentemente un decreto ministeriale apposito ha approvato le linee guida per questa tipologia di percorsi: vediamo di cosa si tratta.
L’approvazione delle linee guida dell’ADI
Ad approvare le linee guida definitive per i percorsi personalizzati ci ha pensato il recente decreto ministeriale n.72 del 2 maggio 2024: il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali approva così le Linee Guida per la definizione dei Patti per l’inclusione sociale, i PaIS.
Queste linee guida non sono rivolte ai percettori diretti della misura, le cui regole sono già state delineate e la quale indennità è disponibile già da gennaio 2024, ma sono indirizzate a tutti gli operatori che lavorano presso i centri sociali, i centri per l’impiego e i diversi enti che garantiscono l’inclusione lavorativa sul territorio.
Il decreto quindi interessa da vicino coloro che vanno a stabilire con precisione qual è il percorso specifico che si addice a ciascun beneficiario dell’Assegno di Inclusione, secondo alcuni parametri. Ricordiamo che per ricevere l’ADI bisogna seguire degli step e siglare un Patto per l’inclusione sociale con un ente preposto, pena la decadenza del sostegno economico.
Cosa prevedono le nuove linee guida per l’ADI
Le linee guida definiscono in un primo momento chi sono i beneficiari dell’Assegno di Inclusione, ribadendo le regole strutturali di questa misura: è destinata ai nuclei in cui è presente una persona con disabilità, oppure componenti minorenni o ancora persone con più di 60 anni o in particolari condizioni di svantaggio.
Il percorso deve quindi essere costruito su misura delle esigenze specifiche del nucleo familiare, inoltre le linee guida ricordano l’obbligatorietà di partecipare ai percorsi personalizzati per tutte le persone che sono maggiorenni e hanno responsabilità genitoriali.
Coloro che sono attivabili al lavoro e sono obbligati a seguire questo percorso devono sottoscrivere un patto di servizio personalizzato che può prevedere l’inserimento in percorsi formativi GOL (Garanzia di occupabilità dei Lavoratori).
Gli enti preposti quindi devono valutare la situazione specifica e le esigenze del nucleo familiare identificando i soggetti obbligati e quelli esclusi dai percorsi, acquisendo tutti gli elementi necessari e la relativa documentazione dai beneficiari dell’ADI.
Come funziona il Patto per l’inclusione
Come specificato dalle linee guida, il Patto per l’inclusione deve essere sottoscritto dai soggetti obbligati e prevede da un lato che la famiglia si impegni a seguire le indicazioni fornite dagli enti preposti e che i beneficiari siano attivi nel perseguire gli obiettivi del percorso.
Dall’altro lato i servizi sociali devono portare avanti la valutazione multidimensionale per stabilire il percorso idoneo per le persone specifiche e le azioni da compiere per la lotta contro la povertà e l’isolamento sociale.
Per i Comuni e per gli enti preposti sul territorio vengono quindi messi a disposizione tre strumenti per procedere:
- Scheda per costruire l’Analisi preliminare;
- Scheda per costruire il Quadro di analisi;
- Scheda per definire il Patto per l’inclusione sociale.
Per portare avanti queste disposizioni sono presenti alcune piattaforme digitali essenziali: la SIISL che consente ai servizi sociali di ricevere i dati delle famiglie beneficiarie e la piattaforma digitale per il patto per l’inclusione sociale (GePI) per gestire tutti i patti per l’inclusione relativi all’ADI.
Patto di inclusione: le tempistiche
Le linee guida specificano anche quali sono le tempistiche a disposizione dei beneficiari, e dei centri sociali e per l’impiego, per portare avanti i vari step previsti dalla misura:
- Sono disponibili 120 giorni dal Patto di Attivazione Digitale per la sottoscrizione del Patto per l’Inclusione;
- Sono disponibili 120 giorni dal Patto di Attivazione Digitale per i beneficiari per recarsi al centro sociale di riferimento, anche se manca la convocazione apposita;
- Ogni 90 giorni dopo l’attivazione del patto per l’inclusione i beneficiari devono presentarsi ai servizi sociali o ai centri per l’impiego per l’aggiornamento della propria posizione. I soggetti attivabili al lavoro seguono invece linee guida specifiche in base al percorso.
Sottoscrizione del PaIS entro 60 giorni dal PAD
Le tempistiche dovranno essere rispettate dai beneficiari tanto quanto dagli enti preposti: viene infatti consigliato ai centri per l’impiego e ai servizi sociali di realizzare l’analisi preliminare e farla firmare entro 60 giorni dal momento in cui viene sottoscritto il Patto di Attivazione Digitale.
Leggi anche: Assegno di inclusione, entro quanto tempo andare ai servizi sociali e cosa fare se non chiamano
Patto di Inclusione: quali offerte di lavoro accettare
Le linee guida spiegano anche quali offerte di lavoro i beneficiari dell’ADI non possono rifiutare, pena la perdita del beneficio:
- Offerte riferite ad assunzioni a tempo indeterminato senza limiti di distanza, su tutto il territorio nazionale. Questo punto è escluso per famiglie con figli di età inferiore ai 14 anni;
- Offerte riferite ad un tempo pieno o un tempo parziale con percentuale non inferiore al 60% rispetto al tempo pieno;
- Offerte la cui retribuzione non va al di sotto dei minimi salariali stabiliti dai CCNL;
- Offerte di lavoro a tempo determinato o in somministrazione con distanza massima di 80 km dal domicilio del beneficiario, oppure con sede in un massimo di 120 minuti con i mezzi pubblici.
Queste sono le tipologie di offerte per cui i beneficiari sono tenuti ad accettare la proposta, pena la decadenza della misura.
Come ricordano le nuove linee guida, i servizi sociali e gli enti preposti devono agire per accompagnare il sostegno economico con un progetto che ha il fine ultimo di eliminare le condizioni che causano la povertà, non solamente di natura economica, ma anche sociale.
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