Il primo maggio è alle porte, per questo, vorrei fare una piccola riflessione su questa giornata. La Festa dei lavoratori intende ricordare l’impegno del movimento sindacale ed i traguardi raggiunti in campo economico e sociale dai lavoratori; con essa si ricordano le battaglie operaie volte alla conquista di un diritto ben preciso: l’orario di lavoro quotidiano fissato in otto ore: “Otto ore di lavoro, otto di svago, otto per dormire” fu la parola d’ordine, coniata in Australia nel 1855, e condivisa da gran parte del movimento sindacale organizzato del primo Novecento.
Si aprì così la strada a rivendicazioni generali e alla ricerca di un giorno, il primo Maggio, appunto, in cui tutti i lavoratori potessero incontrarsi per esercitare una forma di lotta e per affermare la propria autonomia e indipendenza.Tali battaglie portarono alla promulgazione di una legge che fu approvata nel 1866 nell’Illinois. La Prima Internazionale richiese poi che legislazioni simili fossero approvate anche in Europa..
In Italia, ripristinata dopo il fascismo, nel 1947 la ricorrenza venne funestata a Portella della Ginestra quando la banda di Salvatore Giuliano, sparò su un corteo di circa duemila lavoratori in festa, uccidendone undici e ferendone una cinquantina.
In un periodo storico come quello attuale, questa giornata ci deve far riflettere e, deve far riflettere soprattutto i nostri governanti che poco stanno facendo per risollevarci da questa situazione. Le priorità, sembrano altre: dalla giustizia alle intercettazioni, al bavaglio alla stampa, al legittimo impedimento; al contratio, il lavoro, l’incremento dell’occupazione, sono bel lungi dall’essere dibattito quotidiano nelle aule del parlamento.
Il lavoro non deve essere per pochi; è innanzi tutto un diritto (sancito dalla Costituzione) se non un valore fondamentale nel nostro ordinamento e, come tale deve essere rispettato. E’ attraverso di esso che una società progredisce, si evolve e può essere chiamata tale.
Il Dio denaro sta facendo perdere di vista questo concetto: le aziende per inseguire la maledetta logica del profitto non si fanno scrupoli nel licenziare i lavoratori, renderli precari e ridurli infine a degli schiavi che, non avendo null’altro a cui aggrapparsi sono costretti a soccombere!
Negli ultimi giorni poi, infuria la polemica sulla possibilità dei negozi di rimanere aperti anche il primo maggio. A Bologna la Cgil è pronta a scioperare come anche a Firenze dove le organizzazioni dei consumatori e del volontariato sociale, per la solidarietà sulle ragioni dei lavoratori hanno deciso di proclamare per il Primo maggio lo sciopero degli acquisti.
Tutto questo è inammissibile e, non è giustificabile con la necessità di favorire i consumi! E’ solo indice del poco rispetto per il significato che ha il primo maggio e, soprattutto per i lavoratori…. A questo punto potremmo abolire anche il natale o la pasqua. Anzi già che ci siamo possiamo anche crepare a lavoro (per chi ce l’ha) 365 giorni l’anno, portateci via anche il sangue ma, non riuscirete a levarci la dignità di persone che altro non vogliono che lavorare, vivere onestamente e lasciare così qualcosa di buono alla società e a chi verrà in futuro.
Ad ogni modo, voglio augurare a tutti voi un buon primo maggio. Buon primo maggio anche a tutti coloro che vivranno questa giornata con l’amarezza di essere disoccupati e, un pensiero particolare, va anche ai gladiatori dell’isola dei cassintegrati che dopo 63 giorni, non accennano a chinare la testa!
Vi lascio con una citazione di Voltaire che, credo racchiuda il senso di tutto: “Il lavoro allontana tre grandi mali: la noia, il vizio ed il bisogno”.