Il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ha comunicato la pubblicazione, nella Gazzetta Ufficiale del 16 settembre 2024, del decreto legge n. 131/2024, denominato “Disposizioni urgenti per l’attuazione di obblighi derivanti da atti dell’Unione europea e da procedure di infrazione e pre-infrazione pendenti nei confronti dello Stato italiano”.
Questo decreto interviene principalmente per adeguare la normativa nazionale alle disposizioni della direttiva 1999/70/CE del Consiglio dell’Unione europea, che regola l’uso dei contratti di lavoro a tempo determinato, prevenendone l’abuso e sanzionando le violazioni.
La procedura d’infrazione UE
Il decreto nasce in risposta alla procedura d’infrazione n. 2014/4231, aperta dall’Unione europea nei confronti dell’Italia. Questa procedura è stata avviata in quanto la Commissione europea ha ritenuto che la normativa italiana non recepisse correttamente le disposizioni della direttiva 1999/70/CE, che mira a prevenire la discriminazione dei lavoratori a tempo determinato. La direttiva, approvata dal Consiglio dell’Unione europea, obbliga gli Stati membri a prevenire e sanzionare l’utilizzo abusivo di una successione di contratti a termine, sia nel settore privato che pubblico.
In particolare, l’Italia è stata criticata per non aver introdotto misure sufficienti a prevenire l’abuso di contratti a tempo determinato, né a punire adeguatamente i datori di lavoro che li utilizzano in modo illecito. La normativa nazionale vigente prima del decreto legge n. 131/2024 prevedeva una serie di sanzioni ma non era ritenuta sufficientemente dissuasiva.
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Contratti a tempo determinati, le modifiche alle sanzioni introdotte dal decreto legge n. 131/2024
Prima dell’approvazione del decreto, l’articolo 28 del decreto legislativo n. 81/2015 disciplinava le sanzioni per l’uso abusivo di contratti a termine. In caso di trasformazione del rapporto di lavoro da tempo determinato a tempo indeterminato, a seguito di accertato abuso, il datore di lavoro era obbligato a risarcire il lavoratore con un’indennità compresa tra 2,5 e 12 mensilità dell’ultima retribuzione di riferimento.
Il decreto legge n. 131/2024 interviene modificando tale disposizione, inserendo la possibilità per il giudice di condannare il datore di lavoro a un risarcimento più elevato. L’articolo 11 del decreto stabilisce infatti che l’indennità può superare le 12 mensilità se il lavoratore dimostra di aver subito un danno maggiore rispetto a quanto previsto dalla precedente normativa.
Questa novità legislativa risponde all’esigenza di rendere la sanzione più proporzionata al danno effettivamente subito dal lavoratore, aumentando la deterrenza per i datori di lavoro che utilizzano in modo improprio i contratti a termine.
Un’altra modifica significativa riguarda l’abrogazione del terzo comma dell’articolo 28 del D.Lgs. n. 81/2015, che consentiva una riduzione dell’indennità fino alla metà (quindi a un massimo di sei mensilità) in presenza di contratti collettivi che prevedessero la stabilizzazione di lavoratori a termine attraverso specifiche graduatorie. Con questa abrogazione, si elimina la possibilità di ridurre l’indennità, rafforzando la tutela dei lavoratori.
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Chiarimenti sulla normativa
L’intervento legislativo rappresenta un adeguamento della normativa italiana alle direttive comunitarie e risponde a una necessità imposta dall’Unione europea. Le procedure di infrazione, come la n. 2014/4231, sono strumenti giuridici attraverso i quali la Commissione europea verifica che gli Stati membri rispettino le direttive europee. Se uno Stato non rispetta gli obblighi imposti dalle direttive, la Commissione può avviare una procedura di infrazione, che può culminare in una condanna davanti alla Corte di giustizia dell’Unione europea.
La direttiva 1999/70/CE, in particolare, stabilisce il principio secondo cui i lavoratori a tempo determinato non devono essere trattati in modo meno favorevole rispetto ai lavoratori a tempo indeterminato comparabili. Questo principio è stato recepito in Italia, ma la Commissione ha ritenuto che le misure adottate per prevenire l’abuso dei contratti a termine fossero insufficienti, soprattutto per quanto riguarda il risarcimento economico.
La revisione normativa operata dal decreto legge n. 131/2024, in vigore dal 16 settembre 2024, mira a sanare questa lacuna, introducendo un risarcimento più elevato e, di fatto, dissuadendo maggiormente i datori di lavoro dall’utilizzare impropriamente i contratti a tempo determinato.
Sintesi finale
Il decreto legge n. 131/2024 rappresenta un passo importante nell’adeguamento della normativa italiana alle direttive europee sui contratti a termine. Le principali novità introdotte riguardano:
- L’aumento delle sanzioni economiche per i datori di lavoro che abusano dei contratti a termine, con la possibilità per il giudice di aumentare l’indennità oltre le 12 mensilità in caso di danni superiori.
- L’abrogazione della norma che prevedeva la riduzione delle indennità in presenza di contratti collettivi volti alla stabilizzazione dei lavoratori.
Queste modifiche sono finalizzate a rendere più efficace il sistema sanzionatorio, prevenendo l’abuso dei contratti a termine e tutelando i lavoratori, sia nel settore pubblico che privato. Con questo decreto, l’Italia risponde alle sollecitazioni dell’Unione europea, migliorando le garanzie per i lavoratori a tempo determinato e rafforzando la conformità della normativa nazionale agli standard europei.
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