Il Presidente del Consiglio ha comunicato che la Commissione Europea ha dato parere favorevole all’autorizzazione della proroga relativa alla misura agevolativa cosiddetta Decontribuzione Sud fino al 31 dicembre 2023. Si dovrà ora solo attendere la circolare INPS che darà il via alla fruizione della cosiddetta decontribuzione Sud per l’anno 2023. L’Istituto infatti dovrà recepire la misura e fornire le istruzioni operative per fruire dell’agevolazione contributiva per l’occupazione in aree svantaggiate del mezzogiorno d’Italia.
Si tratta sostanzialmente di uno sgravio contributivo, ovvero di un abbattimento dei contributi previdenziali a carico del datore di lavoro (esclusi i premi e i contributi dell’INAIL). La misura è stata prorogata dall’ultima Legge di Bilancio anche per l’anno in corso e per i successivi e riguarda i lavoratori dipendenti nelle sedi di lavoro delle seguenti Regioni del Mezzogiorno d’Italia: Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna, Sicilia.
Ecco cos’è, come funziona e come fruire della Decontribuzione SUD per le assunzioni stabili nel mezzogiorno d’Italia.
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Decontribuzione Sud 2023: regole generali
La misura così denominata è in sostanza il seguito della decontribuzione prevista per la prima volta dal Decreto Agosto per le assunzioni stabili nel Sud nel trimestre ottobre – dicembre 2020. La misura è stata introdotta dal Governo dell’epoca per cercare di contenere i gravi effetti sull’occupazione determinati dall’emergenza COVID-19; in particolare nelle aree caratterizzate da gravi situazioni di disagio socio-economico. Questo al fine pertanto di garantire maggiore tutela dei livelli occupazionali. La decontribuzione Sud trova applicazione per i rapporti di lavoro dipendente a condizione che la sede di lavoro sia ubicata in una delle Regioni svantaggiate previste dalla norma (come vedremo in seguito).
La legge di bilancio 2021 (articolo 1, comma 161 Legge 178/2020) ha poi esteso questo esonero sino al 31 dicembre 2029, prevedendo però una diversa modulazione dell’intensità della misura. La percentuale di sgravio dei contributi a carico del datore di lavoro è pari al:
- 30% dei contributi previdenziali a carico del datore di lavoro, esclusi premi e contributi dovuti all’INAIL, sino al 31 dicembre 2025;
- 20% per gli anni 2026 e 2027;
- 10% per gli anni 2028 e 2029.
L’esonero non prevede un limite individuale di importo, ovvero un tetto massimo di decontribuzione, né mensile e né annuale. Infine lo sgravio è cumulabile anche con altri esoneri, riduzioni e sgravi previsti dalla normativa vigente, salvo espresso divieto di cumulo previsto da altra disposizione.
Quanto dura lo sgravio contributivo
Per quanto riguarda la durata della decontribuzione sud bisogna distinguere la misura prevista per 2020 da quella per il 2021 e anni successivi:
- il primo, opera nell’ultimo trimestre ottobre-dicembre 2020;
- il secondo invece è una misura strutturale, ovvero di prospettiva, ed è previsto per il periodo 2021-2029.
L’obiettivo pertanto a medio-lungo termine è di favorire la riduzione dei divari territoriali.
Quanto spetta per il 2023
Come detto in premessa, trattasi di uno sgravio contributivo parziale, in quanto è pari al 30% dei complessivi contributi previdenziali dovuti. Sono esclusi comunque dal computo i contributi dovuti all’INAIL.
L’incentivo riguarda i contratti di lavoro dipendente in corso e si applica nel periodo 1° gennaio 2023 – 1° dicembre 2023. Nessuna conseguenza si determina sul piano pensionistico dei lavoratori in quanto resta ferma l’aliquota di computo ai fini delle prestazioni.
Infine, quanto alle condizioni generali per la fruizione delle agevolazioni, l’impresa deve essere sicuramente in possesso del Durc e rispettare le norme in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro.
Quali sono le regioni interessate
Le aziende interessate dall’agevolazione devono avere sedi di lavoro nelle Regioni che nel 2018, presentavano un prodotto interno lordo pro capite:
- inferiore al 75% della media EU27 e compreso tra il 75% e il 90%
- e un tasso di occupazione inferiore alla media nazionale.
Possono accedere alla decontribuzione Sud quindi tutti i datori di lavoro che hanno lavoratori dipendenti che operano nelle sedi ubicate nelle seguenti regioni:
Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna.
Datori di lavoro esclusi a prescindere dalla collocazione regionale
Sono esclusi, a prescindere dalla loro collocazione, i datori di lavoro del settore agricolo e i rapporti di lavoro domestico.
Inoltre la Legge di Bilancio 2021 prevede espressamente che l’agevolazione non si applica:
agli enti pubblici economici; IACP trasformati in enti pubblici economici; agli enti trasformati in società di capitali, ancorché a capitale interamente pubblico, per effetto di procedimenti di privatizzazione; alle ex istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza trasformate in associazioni o fondazioni di diritto privato e iscritte nel registro delle persone giuridiche; alle aziende speciali costituite anche in consorzio; ai consorzi di bonifica; ai consorzi industriali; agli enti morali; agli enti ecclesiastici.
Decontribuzione Sud, sgravio contributivo anche sulla tredicesima e quattordicesima: chiarimenti dall’INPS
La Decontribuzione Sud trova applicazione anche in ordine alla tredicesima mensilità. Lo ha chiarito l’INPS, con il Messaggio n. 170 del 15 gennaio 2021.
In considerazione dell’ambito temporale di fruizione della misura in trattazione, individuabile nell’intero anno civile, la decontribuzione può trovare applicazione indipendentemente dalla competenza temporale della maturazione dei ratei.
Pertanto, con specifico riferimento alla quattordicesima mensilità, si rappresenta che la “Decontribuzione Sud” può trovare applicazione, nella percentuale prevista del 30%, anche per gli eventuali ratei maturati durante l’anno, purché l’erogazione della mensilità aggiuntiva avvenga nell’anno in corso.