Il salario minimo a 9 euro incassa una sonora bocciatura nell’aula della Camera. Quella che abbiamo davanti se non è un vero e proprio addio al progetto, poco ci manca. Almeno fino a quando continuerà a rimanere l’attuale maggioranza.
Ma andiamo a vedere i numeri. L’emendamento delle opposizioni sul salario minimo ha incassato 149 voti contrari e 111 favorevoli. Tutto stoppato, almeno per il momento.
Salario minimo a 9 euro, arriva la bocciatura
Il Ddl Salario minimo non è passato alla Camera. Proposto dalle opposizioni, il disegno di legge, in estrema sintesi, risultava essere già stato affossato dalla Commissione Lavoro, all’interno della quale la Maggioranza aveva approvato un maxi emendamento attraverso il quale veniva sostituito il testo unitario delle opposizioni. Attraverso una delega veniva affidato al Governo il compito di trovare un meccanismo, entro sei mesi, che potesse garantire delle retribuzioni eque. Già in quella sede, in altre parole, veniva cancellato il salario minimo a 9 euro.
La reazione delle opposizioni non si era fatta attendere. Con la sola esclusione di Italia Viva avevano provveduto ad avanzare un provvedimento alla Camera, il cui scopo è quello di riportare il Ddl al suo testo originario. L’obiettivo, ovviamente, era quello di far passare il salario minimo a 9 euro, che, però, a questo punto è stato bocciato.
Cosa succederà ora ai lavoratori?
A questo punto cosa accadrà ai lavoratori che percepiscono un salario inferiore ai 9 euro lordi all’ora. Per il momento non cambierà proprio nulla: continueranno a percepire la stessa cifra.
Un breve spiraglio potrebbe essere atteso per il futuro. Nel caso in cui dovesse essere approvata la proposta di legge, così come è stata emendata dalla Maggioranza, il Governo avrà una delega per mettere in cantiere un meccanismo attraverso il quale possano essere garantite delle retribuzioni eque.
Questa formula, purtroppo, vuol dire tutto e niente allo stesso tempo. Il governo avrà la possibilità di presentare un decreto legge attraverso il quale fissare un salario minimo. Ma avrà anche la possibilità di studiare dei meccanismi attraverso i quali sia possibile collegare direttamente lo stipendio con la contrattazione sindacale nazionale. O potrà, molto più semplicemente, fissare una soglia minima sotto la quale la retribuzione non potrà scendere.
Dal salario minimo all’Equa Retribuzione
Con 158 voti a favore e 118 contrari, la Camera ha dato mandato al governo di lavorare su un provvedimento sull’equa retribuzione. Sostanzialmente la legge sul salario minimo è stata bloccata.
La prima parte della delega – che dovrà essere attuata entro i prossimi sei mesi dall’approvazione del testo attraverso dei decreti legislativi – dovrà garantire ai lavoratori una retribuzione equa e sufficiente, nel pieno rispetto dell’articolo 36 della Costituzione.
Sulla carta, l’obiettivo previsto è quello di andare a rafforzare la contrattazione collettiva. Verranno presi a riferimento i trattamenti economici complessivi minimi dei contratti nazionali collettivi, che sono applicati nella maggior parte dei casi.
All’interno della proposta della maggioranza non è stata indicata una cifra minima di retribuzione. E, soprattutto, non viene nemmeno utilizzata la parola salario. L’unica indicazione che viene data è quella di realizzare delle misure per assicurare dei trattamenti equi a chi lavora. Nel caso in cui i contratti siano scaduti, nel momento in cui i rinnovi siano in ritardo o quando non sia presente una contrattazione di riferimento, avrà un ruolo molto importante il Ministero del Lavoro.
Stando a quanto riportato nel testo della Maggioranza, tra i principi indicati vi è anche quello di andare a favorire lo sviluppo progressivo della contrattazione di secondo livello.
La seconda delega
Vi è poi anche una seconda delega, che ha una durata di sei mesi. In questo caso oggetto dell’intervento saranno i contratti pirata. Il governo ha intenzione di puntare alla trasparenza nei rapporti di lavoro. Ma soprattutto ha intenzione di conseguire
obiettivi di effettivo contrasto al dumping contrattuale, a fenomeni di concorrenza sleale, alla evasione fiscale e contributiva ed al ricorso a forme di lavoro nero o irregolare in danno dei lavoratori e delle lavoratrici.
Ricordiamo che, oggi come oggi, in Italia la retribuzione lorda mediana risulta essere pari a 34.000 euro, mentre in Francia si attesta sui 37.000 e in Germania a 44.000 euro. In Europa la media è intorno ai 38.000 euro.
Questo è il motivo per il quale i partiti dell’opposizione si erano impegnati a presentare una proposta di legge sul salario minimo, attraverso la quale si potesse smussare il divario.
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