Dal 1° gennaio 2026 il sistema pensionistico italiano entrerà in una nuova fase, tra rivalutazioni legate all’inflazione, modifiche ai coefficienti di calcolo e nuove regole per l’uscita anticipata dal lavoro.
La legge di Bilancio appena approvata ha infatti tracciato un percorso di continuità con la linea di rigore degli ultimi anni, puntando a contenere la spesa pubblica ma anche a garantire un adeguamento minimo degli assegni al costo della vita.
Va però chiarito fin da subito: tutti i valori e gli aumenti di cui si parla in queste settimane sono ancora stime. I dati definitivi saranno ufficializzati nelle prossime settimane, quando il Ministero dell’Economia e l’INPS pubblicheranno i provvedimenti sulla perequazione 2026.
Aumenti Pensioni 2026: rivalutazione stimata tra l’1,4% e l’1,5%
Le proiezioni attuali indicano che l’aumento generale delle pensioni — la cosiddetta perequazione automatica — dovrebbe attestarsi tra l’1,4% e l’1,5%, in linea con l’andamento dell’inflazione registrato nel 2025.
Si tratta di una stima prudenziale, che potrà variare di alcuni decimali a seconda dei dati definitivi dell’indice dei prezzi al consumo (FOI).
Come di consueto, la rivalutazione sarà differenziata per fasce di reddito:
- piena (100%) per le pensioni fino a circa 2.400 euro lordi mensili;
- parziale (90%) per quelle di fascia medio-alta;
- ridotta (75%) per gli assegni più elevati.
Tradotto in pratica, i pensionati con trattamenti più bassi riceveranno qualche euro in più ogni mese, mentre gli incrementi saranno meno percepibili per chi ha assegni superiori alla media.
Anche in questo caso, si tratta di stime provvisorie: gli importi reali saranno noti solo dopo la pubblicazione del decreto di rivalutazione, prevista entro dicembre.
Aumenti aggiuntivi per le pensioni minime
Accanto alla rivalutazione generale, per il 2026 è previsto un incremento aggiuntivo dell’1,3% destinato alle pensioni minime da lavoro. La misura sostituirà l’aumento straordinario del 2,2% applicato nel 2025 e dovrebbe interessare chi percepisce importi attorno ai 600 euro mensili.
In termini pratici, una pensione minima potrà crescere di qualche decina di euro al mese, sommando la rivalutazione base e l’extra dell’1,3%. L’obiettivo è ridurre, almeno in parte, l’impatto dell’inflazione sui redditi più bassi.
Anche qui, però, si parla di stime indicative: i valori definitivi saranno diffusi con le tabelle ufficiali INPS entro poche settimane.
Bonus fisso da 20 euro per i pensionati più fragili
Oltre agli adeguamenti percentuali, dal 2026 è previsto un bonus fisso di 20 euro al mese, pari a 260 euro l’anno, per i pensionati che percepiscono il cosiddetto incremento al milione.
La misura riguarda i soggetti fragili — invalidi civili totali, anziani a basso reddito o titolari di assegni sociali — e si aggiungerà automaticamente agli altri aumenti.
Si tratta di una integrazione stabile, già confermata nella legge di Bilancio, che mira a dare un segnale di sostegno concreto alle fasce più vulnerabili.
Le modalità operative e la decorrenza precisa saranno chiarite da una circolare INPS attesa nelle prossime settimane.
Coefficienti di trasformazione: possibili assegni più bassi per chi andrà in pensione nel 2026
Un’altra novità rilevante riguarda i coefficienti di trasformazione, cioè i parametri che determinano l’importo della pensione in base ai contributi versati.
Dal 2026 entreranno in vigore i nuovi coefficienti, aggiornati in base all’aumento dell’aspettativa di vita. In termini pratici, chi maturerà il diritto alla pensione a partire dal prossimo anno potrebbe ricevere un assegno leggermente inferiore (tra il 2% e il 3%) rispetto a chi si è ritirato nel 2025.
Anche questa riduzione è una stima provvisoria, e i valori precisi saranno definiti con il decreto di aggiornamento INPS previsto entro fine novembre.
Addio a Quota 103 e Opzione Donna
Sul fronte delle regole di uscita, il 2026 porterà un ritorno alla rigidità.
La manovra conferma la cancellazione di Quota 103 (62 anni di età e 41 di contributi) e di Opzione Donna, la misura che permetteva alle lavoratrici di anticipare l’uscita accettando il ricalcolo contributivo.
Resteranno invece in vigore:
- la pensione anticipata ordinaria (42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini, 41 e 10 per le donne);
- e l’Ape Sociale, riservata a disoccupati, caregiver, persone con disabilità e lavoratori con mansioni gravose, che consente l’uscita a 63 anni e 5 mesi.
Per la maggior parte dei lavoratori, però, il riferimento resterà la pensione di vecchiaia a 67 anni.
Età pensionabile: primo aumento dal 2027
Secondo le ultime proiezioni demografiche, dal 2027 l’età per la pensione di vecchiaia salirà di un mese, per effetto dell’adeguamento automatico alla speranza di vita.
Si tratta di un meccanismo già previsto dalla legge Fornero, che si applica con cadenza biennale. Anche questo valore dovrà essere confermato ufficialmente con il monitoraggio ISTAT previsto tra fine 2025 e inizio 2026.
Reazioni e prospettive
Sul piano politico e sindacale, le novità non mancano di suscitare discussioni. La maggioranza — in particolare la Lega — ha annunciato di voler proporre correttivi in Parlamento per reintrodurre parzialmente strumenti di flessibilità come Quota 103, ma le risorse a disposizione sono limitate.
Il Ministero dell’Economia, infatti, ha ribadito la linea di rigore: nessun nuovo costo per lo Stato, per non compromettere il percorso di riduzione del deficit.
I sindacati, invece, parlano apertamente di una manovra ingiusta, che “rafforza la legge Fornero e penalizza chi ha carriere discontinue o salari medio-bassi”.
In sintesi: aumenti contenuti, ma importi ancora da confermare
Il 2026 si preannuncia come un anno di transizione tecnica per il sistema previdenziale italiano.
Le pensioni cresceranno nominalmente grazie alla rivalutazione e ai piccoli incrementi aggiuntivi, ma il potere d’acquisto resterà fragile e fortemente dipendente dai livelli reali di inflazione.
In sintesi:
- Rivalutazione stimata tra 1,2% e 1,5%;
- Incremento aggiuntivo dell’1,3% per le pensioni minime;
- Bonus fisso di 20 euro al mese per i percettori dell’incremento al milione;
- Nuovi coefficienti in vigore dal 2026 con possibili assegni più bassi;
- Stop a Quota 103 e Opzione Donna;
- Età pensionabile in aumento dal 2027.
Tutti i dati e gli importi riportati restano stime provvisorie: i valori ufficiali saranno comunicati nelle prossime settimane dal Ministero dell’Economia e dall’INPS.
