La manovra economica 2026 entra nella fase conclusiva dell’iter parlamentare e il capitolo previdenziale si conferma uno dei più delicati. Nelle ultime ore è arrivato in Senato un nuovo pacchetto di modifiche proposto dal governo, che interviene in modo diretto sulle pensioni anticipate e rafforza il ruolo della previdenza complementare, soprattutto per chi entra oggi nel mondo del lavoro.
Il contesto è quello di una fase di relativa stabilità finanziaria, con indicatori di mercato favorevoli, ma l’esecutivo sceglie comunque di agire sul sistema pensionistico con misure strutturali, puntando a contenere la spesa nel lungo periodo e a ridisegnare il percorso di uscita dal lavoro.
Pensioni anticipate, tempi più lunghi per l’assegno
Il primo intervento riguarda le pensioni anticipate legate alla sola anzianità contributiva, che consentono oggi di lasciare il lavoro con oltre 42 anni di contributi, con una soglia più bassa per le donne. La manovra non modifica questi requisiti, ma introduce un allungamento graduale dei tempi di attesa tra il momento in cui si maturano i diritti e quello in cui si inizia a percepire la pensione.
A partire dai primi anni del prossimo decennio, il periodo di attesa verrà progressivamente esteso fino ad arrivare a sei mesi. In questo modo l’accesso effettivo alla pensione slitta in avanti, producendo un risparmio per i conti pubblici senza intervenire direttamente sull’età o sugli anni di contribuzione richiesti.
Limiti all’uso del riscatto della laurea
Un secondo intervento riguarda il riscatto della laurea. La manovra introduce un meccanismo che riduce l’efficacia di questi contributi ai fini del pensionamento anticipato. Dal 2031, una parte dei periodi riscattati non potrà più essere utilizzata per anticipare l’uscita dal lavoro.
La quota di contributi esclusa dal calcolo aumenterà progressivamente negli anni successivi, rendendo sempre meno incisivo il riscatto della laurea come strumento per abbreviare la carriera lavorativa. La misura punta a limitare scorciatoie contributive e a rafforzare il legame tra pensione e lavoro effettivamente svolto.
Previdenza complementare, iscrizione automatica per i neo-assunti
Accanto alla stretta sulle pensioni anticipate, la manovra introduce una novità significativa per i lavoratori più giovani. Per chi viene assunto per la prima volta scatta l’adesione automatica alla previdenza complementare.
Il meccanismo prevede che il Tfr maturando venga destinato a un fondo pensione, salvo diversa scelta del lavoratore. Resta infatti la possibilità di rinunciare o di optare per una forma di previdenza complementare diversa, ma la decisione dovrà essere comunicata entro un termine prestabilito dall’assunzione.
L’obiettivo è aumentare in modo consistente il numero di iscritti ai fondi pensione, in un contesto in cui le carriere discontinue e il sistema contributivo rendono sempre più probabile un assegno pubblico insufficiente.
Il Tfr cambia funzione
Con l’adesione automatica, il trattamento di fine rapporto assume un ruolo ancora più centrale nella strategia previdenziale. Il Tfr viene sempre meno considerato una liquidazione finale e sempre più una leva per costruire una rendita pensionistica aggiuntiva.
Si tratta di un cambiamento che incide direttamente sulle scelte dei lavoratori e sulla disponibilità di risorse nel corso della vita lavorativa, spostando il baricentro dal breve al lungo periodo.
Un sistema che punta sulla sostenibilità
Nel complesso, le misure inserite nella manovra 2026 delineano una linea chiara: ridurre il ricorso alle pensioni anticipate, allungare i tempi di uscita dal lavoro e rafforzare il secondo pilastro previdenziale.
Una strategia che mira a garantire la sostenibilità del sistema, ma che richiede ai lavoratori una maggiore attenzione nella pianificazione del proprio futuro previdenziale, perché il momento del pensionamento e l’importo dell’assegno dipenderanno sempre più dalle scelte compiute lungo l’intera carriera.
