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Home»Soldi e Diritti»NASpI e dimissioni 2025: le istruzioni Inps sulle nuove regole. Ecco la Circolare

NASpI e dimissioni 2025: le istruzioni Inps sulle nuove regole. Ecco la Circolare

Nuovi criteri di accesso alla disoccupazione: cosa cambia dal 2025
Antonio Maroscia5 Giugno 20255 Mins Read
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Dal 2025 chi si è dimesso volontariamente dovrà avere 13 settimane di contributi nei 12 mesi dopo le dimissioni per accedere alla NASpI.

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Furbetti NASpI

Dal 1° gennaio 2025, con l’entrata in vigore della Legge 30 dicembre 2024, n. 207, cambia una regola fondamentale per chi vuole accedere all’indennità di disoccupazione NASpI. Il cambiamento riguarda coloro che, nei 12 mesi precedenti la perdita involontaria del lavoro, si sono dimessi volontariamente da un altro rapporto a tempo indeterminato.

Secondo quanto stabilito dalla Circolare INPS n. 98 del 5 giugno 2025, per ottenere la NASpI in questi casi sarà necessario dimostrare di aver maturato almeno 13 settimane di contributi tra la data delle dimissioni e la nuova perdita del lavoro. Questo vincolo rappresenta una modifica significativa nella gestione della disoccupazione, pensata per garantire un uso più responsabile e sostenibile delle prestazioni pubbliche.

Indice:
  • Perché è stato introdotto il requisito delle 13 settimane
  • Naspi e dimissioni: quando si applica la nuova regola e a chi
  • Le eccezioni: quando le dimissioni non penalizzano
  • Quali contributi sono validi per raggiungere le 13 settimane
  • Esempi pratici per capire meglio
  • Come tutelarsi: consigli per lavoratori
  • Conclusione: una riforma da conoscere per evitare brutte sorprese

Perché è stato introdotto il requisito delle 13 settimane

Negli ultimi anni si è osservato un uso talvolta distorto della NASpI, in cui alcuni lavoratori lasciavano volontariamente un posto a tempo indeterminato per poi ottenere la disoccupazione, magari dopo pochi giorni di lavoro precario presso un’altra azienda spesso compiacente. La riforma vuole correggere questa anomalia, introducendo una soglia minima di contributi che dimostri una reale attività lavorativa tra i due eventi.

La logica dietro questa modifica è chiara: la NASpI deve essere uno strumento di sostegno temporaneo per chi perde il lavoro senza colpa, non una forma alternativa di reddito per chi cambia volontariamente occupazione senza continuità lavorativa. Il nuovo requisito garantisce che la prestazione venga erogata a chi ha realmente mantenuto un legame attivo con il mercato del lavoro.

Inoltre si vuole anche evitare che le dimissioni siano date per far risparmiare al datore di lavoro il ticket licenziamento o contributo Naspi dovuto all’Inps in caso di licenziamento e pari a circa 500 euro per ogni anno di lavoro per un massimo di 3 annualità.

Leggi anche: Furbetti della NASpI, dimissioni di fatto e nuovo requisito contributivo

Naspi e dimissioni: quando si applica la nuova regola e a chi

La nuova condizione si applica solo se il lavoratore ha lasciato volontariamente un impiego a tempo indeterminato (dimissioni o risoluzione consensuale) e poi ha perso un altro lavoro in modo involontario (licenziamento, scadenza contratto, ecc.) nei 12 mesi successivi. In questi casi, per richiedere la NASpI sarà necessario dimostrare la presenza di almeno 13 settimane di contribuzione utile dopo le dimissioni.

Non cambia invece nulla per chi:

  • ha perso il lavoro involontariamente senza essersi dimesso in precedenza;
  • ha lasciato un lavoro a tempo determinato;
  • richiede la NASpI dopo periodi più lunghi (oltre i 12 mesi) dalla precedente dimissione.

In pratica, il nuovo vincolo è rivolto a un numero limitato ma rilevante di lavoratori, spesso giovani o soggetti con contratti misti e discontinui.

Le eccezioni: quando le dimissioni non penalizzano

Esistono però alcune importanti eccezioni in cui la nuova regola non si applica, perché la legge considera queste dimissioni come “involontarie” per motivi oggettivi. Le principali sono:

  • Dimissioni per giusta causa, come in caso di mancato pagamento dello stipendio, molestie, mobbing o trasferimenti non giustificati.
  • Dimissioni durante la maternità o il congedo parentale, in quanto protette dalla normativa.
  • Risoluzioni consensuali firmate in sede protetta (Ispettorato del Lavoro, conciliazione assistita).
  • Trasferimenti aziendali che costringono il lavoratore a spostamenti superiori a 50 km o oltre 80 minuti di viaggio.

In queste situazioni, il lavoratore potrà accedere alla NASpI anche senza le 13 settimane di contributi post-dimissioni, poiché il sistema riconosce che non si tratta di scelte volontarie pienamente libere.

Quanto dura la NASpI

Quali contributi sono validi per raggiungere le 13 settimane

Non tutte le settimane contano allo stesso modo. La Circolare INPS elenca chiaramente i periodi che possono essere considerati per raggiungere il requisito:

  • Settimane di lavoro effettivo con retribuzione superiore al minimale;
  • Contributi figurativi per maternità o congedi parentali (purché indennizzati);
  • Contributi da lavoro all’estero in Paesi UE o convenzionati;
  • Settimane di lavoro agricolo, convertite in equivalenti settimanali secondo le tabelle INPS.

Restano invece esclusi i contributi da periodi:

  • di malattia non indennizzati;
  • di disoccupazione precedente (NASpI, DIS-COLL);
  • non coperti da retribuzione sufficiente.

Leggi anche: NASpI 2025, guida completa e aggiornata alla disoccupazione INPS

Esempi pratici per capire meglio

Esempio 1 – accesso alla NASpI consentito

Luca lascia volontariamente il suo impiego a tempo indeterminato a gennaio 2025. A febbraio inizia un contratto a termine di sei mesi. A settembre lo stesso contratto non viene rinnovato. Avendo accumulato oltre 13 settimane di contributi, Luca può richiedere la NASpI.

Esempio 2 – accesso negato

Giulia si dimette da un lavoro stabile a marzo 2025. Poi lavora con un nuovo datore di lavoro per tre settimane ad aprile. Non avendo maturato 13 settimane dopo le dimissioni, la sua domanda di NASpI verrà respinta.

Come tutelarsi: consigli per lavoratori

Chi sta pensando di lasciare un lavoro a tempo indeterminato dovrebbe ora valutare attentamente le conseguenze. Non sempre si ha la certezza di trovare un nuovo impiego stabile in breve tempo, e la mancata maturazione delle 13 settimane può lasciare scoperti dal punto di vista economico.

È buona prassi:

  • Monitorare il proprio estratto conto contributivo tramite il portale INPS;
  • Evitare periodi di inattività troppo lunghi dopo le dimissioni;
  • Considerare di attendere un contratto più duraturo prima di lasciare il posto attuale;
  • Informarsi sui propri diritti, soprattutto in caso di giusta causa o accordi protetti.

naspi inps dopo quanti mesi

Conclusione: una riforma da conoscere per evitare brutte sorprese

La NASpI resta un pilastro fondamentale delle politiche di sostegno al reddito. Con la riforma 2025, si aggiunge però una nuova attenzione alla continuità contributiva tra due lavori. Il messaggio è chiaro: chi si dimette deve dimostrare di essere ancora parte attiva del mondo del lavoro per accedere al beneficio.

Comprendere questi cambiamenti può aiutare a prendere decisioni più consapevoli, evitando interruzioni nella copertura economica nei momenti di difficoltà. L’informazione, in questi casi, è uno strumento di tutela tanto quanto la normativa stessa.

Allegati

Alleghiamo infine il testo della Circolare INPS 98 del 5 giugno 2025 per la sua completa lettura e analisi.

  Inps, Circolare numero 98 del 05-06-2025 (135,3 KiB, 43 hits)

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