I permessi per la donazione del sangue sono permessi retribuiti erogati dal datore di lavoro, ma coperti dall’INPS, che spettano ai donatori che si assentano dal lavoro per donare gratuitamente il proprio sangue. Se il lavoratore dona il sangue ad esempio presso l’AVIS e si assenta dal lavoro, la giornata non lavorata viene coperta dall’INPS con l’erogazione di un’apposita indennità. I permessi vengono quindi retribuiti in busta paga, ma il datore di lavoro recupera tali somme tramite F24.
Aggiornamento: con la Circolare numero 37 del 3 aprile 2023, l’INPS affronta il tema del trattamento previsto per i lavoratori donatori di sangue che nel corso della carriera professionale sono stati interessati da processi di trasformazione della natura giuridica (da pubblica a privata, così come da ente pubblico municipalizzato a privato) del proprio datore di lavoro per effetto di norme di legge, di regolamento, o convenzione.
Ecco cosa criteri, modalità di fruizione e la disciplina in dettagli dei permessi per donazione sangue..
- Permessi per donazione sangue: a chi spettano
- Permessi donatori sangue in busta paga
- Spettano i contributi previdenziali sui permessi?
- Quali documenti servono per ottenere i permessi
- Permessi per donazione sangue, quanti in un anno
- Quante ore di permessi donazione sangue spettano
- Donare sangue ogni quanto
- Chi può donare donare il sangue e ottenere i permessi per donatori
Permessi per donazione sangue: a chi spettano
I permessi donazione sangue spettano ai lavoratori subordinati (esclusi lavoratori autonomi e parasubordinati) che donano gratuitamente sangue o emocomponenti.
Per ottenere i permessi retribuiti il dipendente deve:
- Cedere almeno 250 grami di sangue;
- Effettuare la donazione presso un centro di raccolta o un centro trasfusionale autorizzato dal Ministero della Sanità.
Il D.M. 8 aprile 1968 integra affermando che il prelievo dev’essere effettuato presso un centro di raccolta fisso o mobile, un centro trasfusionale o un centro di produzione di emoderivati autorizzati dal Ministero della Salute.
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Permessi donatori sangue in busta paga
Come anticipato, le ore non lavorate e non retribuite dall’azienda sono coperte con permessi retribuiti a carico dell’INPS. Questi ammontano alla retribuzione che sarebbe spettata al dipendente se avesse lavorato.
Riprendendo l’esempio precedente ipotizziamo che la retribuzione oraria sia pari ad euro 9,50. Per le 8 di permesso spettano:
- 9,50 * 8 ore = 76 euro.
L’importo viene anticipato in busta paga dal datore per poi essere recuperato dai contributi previdenziali che lo stesso deve versare con modello F24 entro il giorno 16 del mese successivo quello di competenza. Per l’azienda è un’erogazione a costo zero.
I giorni di assenza per donazione sangue devono essere indicati nel calendario presenze del Libro Unico del Lavoro.
La retribuzione da prendere a riferimento è comprensiva degli elementi fissi:
- Paga base;
- Indennità di contingenza;
- Scatti di anzianità;
- EDR;
- Eventuali superminimi e indennità.
Con esclusione di elementi non ricorrenti o legati alla prestazione, come ad esempio lo straordinario. Peraltro, le giornate di donazione sangue sono conteggiate anche per stabilire l’importo mensile del bonus 80 euro. Questo infatti si ottiene dividendo l’importo annuo di 960 euro per 365 giorni. Il risultato dev’essere moltiplicato per 28, 30 o 31 a seconda dei giorni di calendario del mese in questione. Dal conteggio dei giorni devono essere tolte eventuali assenze non retribuite (sciopero) o ingiustificate, o i periodi in cui il dipendente non era in forza perché non ancora assunto o cessato.
In questo calcolo, i permessi per donazione sangue non vengono sottratti dal monte giorni mensile.
Spettano i contributi previdenziali sui permessi?
Sulle somme erogate a titolo di permessi per i donatori di sangue il datore non deve pagare contributi (e nemmeno trattenerli al dipendente per la parte a suo carico). Tali periodi sono comunque utili ai fini della pensione.
Sotto il profilo fiscale, invece, tali somme concorrono a formare il reddito di lavoro dipendente, soggetto all’IRPEF e sono utili per godere delle detrazioni d’imposta (quelle somme che hanno la funzione di attenuare l’impatto della tassazione sulle buste paga).
Quali documenti servono per ottenere i permessi
Per ottenere il permesso retribuito il dipendente deve consegnare al datore di lavoro:
- Dichiarazione che attesti la donazione gratuita di sangue con indicazione delle ore di permesso e della retribuzione percepita;
- Certificato rilasciato dal medico che ha effettuato il prelievo con i dati anagrafici del dipendente, la quantità di sangue prelevata, il giorno e l’ora.
I documenti dovranno essere conservati dal datore per un periodo di 10 anni.
Permessi per donazione sangue, quanti in un anno
Il limite massimo di permessi è legato a quanto stabilisce il D.M. 3 marzo 2005 che fissa un tetto di quattro donazioni all’anno per l’uomo e due per le donne in età fertile. Tra due donazioni l’intervallo minimo è di 90 giorni. Inoltre, il volume del prelievo di sangue è pari a 450 ml, quantitativo sufficiente a garantire sia un’adeguata preparazione degli emocomponenti (piastrine, globuli rossi, plasma) che l’assenza di complicanze per il donatore.
L’azienda è tenuta a concedere al dipendente di assentarsi per donare il sangue. La normativa infatti non prevede che il datore possa rifiutare il permesso adducendo esigenze organizzative o produttive.
Il dipendente che deve donare il sangue è tenuto a comunicare l’assenza al datore di lavoro nel rispetto dei tempi e con le modalità eventualmente previste dal CCNL applicato. Se il contratto collettivo nulla prevede si ritiene che il dipendente debba comunque osservare i regolamenti o le prassi aziendali.
Quante ore di permessi donazione sangue spettano
Il permesso retribuito spetta per l’intera giornata lavorativa in cui si effettua la donazione. Il periodo di riposo ha perciò una durata di 24 ore decorrenti da quando il dipendente si assenta dal lavoro per effettuare il prelievo o, in mancanza di questo dato, dal momento in cui ha effettuato la donazione risultante dal certificato.
Prendiamo il caso di un dipendente che ha un orario di lavoro dalle 8,30 alle 12,30 e dalle 14 alle 18. Si assenta il lunedì alle 11 per donare il sangue, di conseguenza il periodo di riposo termina alle 11 del martedì. Dal momento che l’INPS copre solo le ore di lavoro non prestate, gli spettano:
- 5 ore e 30 minuti di riposo il lunedì;
- 2 ore e 30 minuti di riposo il martedì.
Per un totale di 8 ore di permesso retribuito.
Se invece la donazione avviene alle 10 della domenica il periodo di riposo termina alla stessa ora del giorno dopo con conseguente diritto a 1 ora e 30 minuti di permesso.
Donare sangue ogni quanto
La normativa di riferimento è il Decreto Ministeriale del 3 marzo 2005 che fissa un diverso tetto a seconda che si tratti di uomini o di donne. In particolare:
- gli uomini possono donare il sangue per non più di 4 volte all’anno;
- le donne in età fertile possono donare il sangue per non più di 2 volte all’anno.
Tra una donazione e l’altra è necessario lasciar decorrere un intervallo minimo di 90 giorni.
Pertanto, gli uomini possono ottenere solo 4 giorni di permesso all’anno per donazione del sangue mentre le donne solo 2 giorni.
Per quanto riguarda invece la donazione di plasma, il tetto massimo di donazioni previsto dal DM 3/2005 è di massimo 6 giorni di permesso all’anno.
Chi può donare donare il sangue e ottenere i permessi per donatori
Sempre il D.M. 3 marzo 2005 stabilisce che possono donare sangue gli individui sani di età compresa tra i 18 e i 65 anni, con un peso non inferiore ai 50 kg.
Anche i parametri relativi alla pressione arteriosa e di polso devono rispettare appositi valori. L’emoglobina deve avere un valore minimo di 12,5 g/dl e di 13,5 g/dl per gli uomini.
Lavoratori inidonei
I lavoratori giudicati non idonei alla donazione hanno diritto ai permessi retribuiti per le sole ore di assenza necessarie per recarsi presso il centro trasfusionale ed espletare le procedure per l’accertamento dell’inidoneità.
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