Donare il sangue è un atto di solidarietà che può salvare vite. Per incentivare questo gesto, la legge italiana riconosce ai lavoratori dipendenti la possibilità di assentarsi dal lavoro mantenendo il diritto alla retribuzione.
In questa guida aggiornata al 2025, vedremo come funzionano i permessi per la donazione del sangue, chi ne ha diritto, come si ottengono e quali sono le più recenti novità introdotte dalla Circolare INPS n. 96 del 26 maggio 2025.
Cosa sono i permessi per donazione sangue
I permessi per donazione sangue rappresentano una tutela riconosciuta ai lavoratori dipendenti che decidono di donare volontariamente e gratuitamente il proprio sangue. Questo tipo di assenza dal lavoro, se giustificata dalla donazione, viene retribuita dal datore di lavoro e successivamente rimborsata dall’INPS, rendendo l’erogazione a costo zero per l’azienda. L’obiettivo è incentivare un gesto di grande valore sociale, garantendo al contempo la protezione del lavoratore.
La materia è stata recentemente oggetto di aggiornamento da parte dell’INPS con la pubblicazione della Circolare n. 96 del 26 maggio 2025. Il documento fornisce chiarimenti operativi e contabili, introducendo novità importanti sia sul piano amministrativo sia in relazione ai casi specifici di inidoneità temporanea alla donazione.
Tra gli aspetti di rilievo: l’uso di nuovi codici Uniemens, l’obbligo di indicare il codice fiscale del centro trasfusionale e la conferma del diritto al permesso retribuito anche per chi viene giudicato non idoneo, seppur con limitazioni temporali.
Requisiti per ottenere il permesso retribuito
Per poter usufruire del permesso retribuito, il lavoratore deve essere inquadrato come dipendente e donare almeno 250 millilitri di sangue presso un centro di raccolta o trasfusionale autorizzato dal Ministero della Salute.
Sono quindi esclusi dal beneficio i lavoratori autonomi, parasubordinati o altre categorie non riconducibili al lavoro subordinato. La legge stabilisce che la donazione debba avvenire in modo volontario e gratuito, condizione fondamentale per accedere al beneficio.
Documentazione necessaria dopo la donazione
Una volta effettuata la donazione, il dipendente deve consegnare al datore di lavoro due documenti: una dichiarazione che attesti l’avvenuta donazione e la sua gratuità, con indicazione delle ore di permesso richieste e dell’eventuale retribuzione percepita; e un certificato medico rilasciato dalla struttura sanitaria, che riporti data, ora, quantità di sangue donata e dati anagrafici del donatore. Questi documenti devono essere conservati dal datore per almeno dieci anni.

Come viene calcolata la retribuzione del permesso
La retribuzione spettante per la giornata di permesso equivale a quella ordinaria che il lavoratore avrebbe percepito se avesse svolto la propria attività.
Sono incluse tutte le voci fisse e continuative come la paga base, l’indennità di contingenza, gli scatti di anzianità, eventuali superminimi e l’EDR.
Sono invece escluse tutte le componenti variabili, come ad esempio gli straordinari o i premi legati alla produttività. Questa impostazione garantisce un’equa copertura economica senza introdurre distorsioni.
Contributi INPS e trattamento fiscale
Sotto il profilo previdenziale, le somme corrisposte a titolo di permesso per donazione sangue non sono soggette a contribuzione INPS, né da parte del datore di lavoro, né da parte del dipendente. Tuttavia, il periodo è coperto da contribuzione figurativa, il che significa che ha valore ai fini del diritto e della misura della pensione.
Fiscalmente, invece, tali somme concorrono a formare il reddito imponibile e sono quindi soggette a IRPEF.
Durata del permesso e calcolo delle ore retribuite
Una giornata di permesso per donazione sangue corrisponde a 24 ore a partire dal momento dell’assenza dal lavoro. Tuttavia, ai fini del rimborso, vengono conteggiate solo le ore effettivamente non lavorate.
Facciamo un esempio pratico: se un lavoratore si assenta alle 10:00 di un giorno lavorativo e il suo orario prevede la presenza fino alle 18:00, avremo 8 ore di permesso retribuito.
Il giorno successivo, il periodo coperto si estende fino alle 10:00, e se l’orario di ingresso è, ad esempio, alle 9:00, si aggiungerà un’ulteriore ora. Il totale sarà quindi di 9 ore retribuite. Se invece la donazione avviene in un giorno non lavorativo, come la domenica, il conteggio si applicherà esclusivamente alle ore lavorative eventualmente comprese nelle 24 ore successive.

Quante volte si può donare sangue all’anno
Un aspetto importante da considerare è il numero massimo di permessi riconosciuti annualmente. Il D.M. 3 marzo 2005 stabilisce che gli uomini possano effettuare fino a quattro donazioni all’anno, mentre le donne in età fertile possono donare al massimo due volte l’anno.
Per la donazione di plasma, invece, il limite sale a sei volte l’anno. In ogni caso, tra due donazioni deve intercorrere un periodo minimo di 90 giorni.
Obbligo del datore di lavoro e comunicazioni del dipendente
La legge prevede inoltre che il datore di lavoro non possa rifiutare il permesso richiesto per la donazione di sangue, anche per motivi organizzativi o produttivi.
Il dipendente è tuttavia tenuto a comunicare l’intenzione di assentarsi con un preavviso adeguato, secondo le modalità previste dal contratto collettivo applicato o dal regolamento interno. In assenza di specifiche, si fa riferimento alle prassi aziendali.
Novità INPS 2025 sui lavoratori inidonei
Tra le novità più rilevanti introdotte dalla Circolare INPS 96/2025 c’è il chiarimento relativo ai lavoratori dichiarati inidonei alla donazione. In questi casi, il diritto al permesso retribuito resta valido, ma limitatamente al tempo effettivamente necessario per recarsi al centro trasfusionale, sottoporsi agli accertamenti medici e rientrare.
Anche in questo caso è necessaria la presentazione di un certificato medico, con indicazione dettagliata degli orari e della struttura coinvolta.
Codici Uniemens e obblighi operativi dal 1° luglio 2025
Dal punto di vista operativo, la circolare ha aggiornato anche le istruzioni per i datori di lavoro riguardo alla comunicazione dei dati nel flusso Uniemens.
A partire dal 1° luglio 2025, sarà obbligatorio utilizzare codici specifici: “DON” per le giornate di donazione e “IDS” per le ore riconosciute in caso di inidoneità. Inoltre, dovrà essere indicato il codice fiscale dell’associazione o della struttura presso cui si è svolta la donazione o l’accertamento.
Nel caso di datori di lavoro non abilitati al conguaglio, come le famiglie per il lavoro domestico o alcune aziende agricole, il rimborso dovrà essere richiesto direttamente all’INPS attraverso apposita procedura telematica.
Consigli pratici per lavoratori e aziende
Per concludere, è utile ricordare alcuni consigli pratici.
Per i lavoratori:
- Avvisa il datore con il giusto anticipo.
- Richiedi sempre la certificazione completa.
- Tieni traccia delle donazioni effettuate per non superare i limiti annuali.
- In caso di inidoneità, accertati che venga indicato tutto sul certificato.
Per i datori di lavoro:
- Conserva la documentazione per 10 anni.
- Adegua i flussi Uniemens ai nuovi codici.
- Verifica con il consulente la corretta esposizione in busta paga.
- In caso di dubbi, consulta la Circolare INPS 96/2025.