La trattativa per il rinnovo del contratto del comparto Istruzione e Ricerca entra in una fase decisiva. Dopo mesi di attesa, i fondi sembrano esserci e il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha confermato la disponibilità delle risorse necessarie per riconoscere aumenti fino a circa 300 euro lordi mensili a docenti e personale ATA.
Ma per tradurre le cifre in realtà serve ancora il via libera dei sindacati, chiamati a firmare il nuovo CCNL 2022–2024 e a porre le basi anche per il successivo rinnovo 2025–2027.
Rinnovo contratto docenti: il punto della situazione
Il 5 novembre si è svolto un incontro all’Aran tra rappresentanti del Ministero e le principali sigle sindacali del settore scuola.
Sul tavolo, la proposta di chiudere definitivamente il contratto 2022–2024, introducendo una revisione delle tabelle retributive che tenga conto dell’aumento del costo della vita e del ritardo accumulato negli ultimi anni.
Gli aumenti previsti derivano dall’utilizzo delle risorse già stanziate nella Legge di Bilancio e da ulteriori fondi aggiuntivi messi a disposizione dal Ministero. Si parla di incrementi medi mensili che, a seconda del ruolo e dell’anzianità, oscillano tra i 100 e i 180 euro lordi, con punte fino a 300 euro per alcune figure e posizioni.
Tuttavia, prima di procedere con l’erogazione effettiva, è necessaria la firma definitiva del contratto collettivo, che richiede il consenso della maggioranza delle organizzazioni sindacali rappresentative.
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A chi spettano gli aumenti
Gli incrementi interesseranno tutto il personale della scuola, ma con differenze legate al profilo professionale e all’anzianità di servizio.
Per i docenti, l’aumento tabellare medio sarà compreso tra 105 e 177 euro lordi mensili, mentre per il personale ATA la crescita si attesterà tra 82 e 186 euro.
Le cifre più alte si raggiungono solo considerando anche gli effetti del rinnovo del triennio successivo 2025–2027, già in discussione, che potrebbe aggiungere ulteriori risorse per garantire un adeguamento complessivo delle retribuzioni.
È previsto inoltre un aggiornamento delle indennità accessorie, come quelle di direzione, di turno o di funzione, che verranno adeguate in proporzione all’aumento dei minimi tabellari.
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Cosa manca per la firma
Nonostante la disponibilità economica, l’accordo non è ancora chiuso. I sindacati hanno chiesto garanzie sulla distribuzione delle risorse, puntando a un aumento stabile nella parte fissa dello stipendio, piuttosto che in indennità variabili o premi temporanei.
Un altro nodo riguarda i tempi di applicazione: l’obiettivo del Ministero è chiudere entro la fine del 2025 per poter riconoscere gli arretrati e avviare subito la contrattazione del nuovo triennio.
Tuttavia, se non si raggiungerà un’intesa a breve, il rischio è quello di ulteriori rinvii, con la conseguenza che gli aumenti potrebbero arrivare solo nel 2026.
Le posizioni dei sindacati
Le organizzazioni sindacali si sono mostrate caute. Pur riconoscendo la disponibilità di risorse, chiedono una distribuzione più equa tra il personale docente e ATA e un impegno più concreto per la valorizzazione delle professionalità non insegnanti.
Tra le richieste anche una maggiore attenzione alla progressione di carriera, ai percorsi di formazione e alla sicurezza sul lavoro, temi spesso lasciati in secondo piano rispetto agli aspetti puramente economici.
Impatto sugli stipendi
Per i docenti, gli aumenti potranno riflettersi già nei primi mesi successivi alla firma del contratto, con arretrati che potrebbero coprire fino a due anni di mancati aggiornamenti.
In alcuni casi, il beneficio complessivo potrà superare i 3.000 euro lordi di arretrati, a seconda della decorrenza delle nuove tabelle e della posizione occupata.
Per il personale ATA, invece, gli incrementi saranno proporzionali ma più contenuti, con effetti che si manifesteranno in modo graduale nel corso del 2026.

Cosa aspettarsi nei prossimi mesi
L’incontro del 5 novembre è servito a chiarire gli aspetti tecnici e a confermare la copertura finanziaria, ma non ha ancora portato alla firma definitiva.
Le parti si ritroveranno nuovamente nelle prossime settimane per definire le tabelle retributive e i tempi di erogazione.
Se il confronto si concluderà positivamente, i nuovi stipendi potrebbero entrare in vigore entro la fine dell’anno scolastico 2025–2026, con l’erogazione contestuale degli arretrati.
In caso contrario, la trattativa proseguirà insieme alla contrattazione del triennio successivo, rischiando di diluire l’aumento nel tempo.
Un passo necessario per la scuola
Il rinnovo del contratto docenti e ATA rappresenta non solo una questione economica, ma anche un riconoscimento del lavoro quotidiano di chi garantisce il funzionamento delle scuole italiane.
Dopo anni di blocchi e ritardi, la prospettiva di un incremento strutturale è vista come un segnale di fiducia verso un settore spesso trascurato.
Resta da capire se le promesse di questi giorni si tradurranno in un aumento reale e duraturo, o se la trattativa si fermerà ancora una volta alle intenzioni.
