Cambia ancora l’Assegno di Inclusione, la misura introdotta nel 2024 in sostituzione del Reddito di cittadinanza. Nella bozza della Manovra 2026 spunta una novità che farà tirare un sospiro di sollievo a molte famiglie: la fine del “mese di pausa” obbligatorio tra un periodo di erogazione e il successivo rinnovo.
Un cambiamento che, a conti fatti, potrebbe valere fino a 670 euro in più all’anno per ogni nucleo familiare. Una cifra che, per chi vive in condizioni di fragilità economica, può fare la differenza tra riuscire a pagare una bolletta o dover chiedere aiuto.
Addio al mese di stop: cosa cambia dal 2026
Fino ad oggi, l’Assegno di Inclusione prevedeva un periodo massimo di 18 mesi di erogazione continuativa. Alla scadenza, per ottenere altri 12 mesi di sostegno, bisognava presentare una nuova domanda dopo un mese di stop obbligatorio, durante il quale non veniva corrisposto alcun importo.
Dal 2026, questa pausa dovrebbe essere eliminata. Ciò significa che chi ha ancora i requisiti potrà rinnovare immediatamente la misura, senza restare un mese scoperto.
Una scelta che punta a rendere più stabile e continuo il sostegno alle famiglie più fragili, evitando periodi di vuoto economico che finora mettevano in difficoltà migliaia di persone.
Un aumento medio di circa 670 euro all’anno
In pratica, la cancellazione del mese di stop equivale a un vero e proprio aumento medio di circa 670 euro all’anno per i beneficiari dell’Assegno di Inclusione.
Non si tratta di un bonus aggiuntivo, ma del fatto che l’erogazione proseguirà senza interruzioni: un mese in più di pagamento dopo i primi 18 mesi e poi a seguire ogni anno, che può rappresentare un aiuto concreto per chi vive con un reddito minimo o deve far fronte a spese fisse come affitto, bollette o alimenti.
Il bonus ponte da 500 euro del 2025: un anticipo della riforma
Già nel 2025 il Governo aveva cercato di attenuare gli effetti del mese di stop con un intervento straordinario: il cosiddetto bonus ponte da 500 euro. Si trattava di un contributo una tantum riconosciuto ai nuclei familiari che, dopo i primi 18 mesi di Assegno di Inclusione, si erano trovati nel mese “vuoto” in attesa del rinnovo.
Il bonus aveva l’obiettivo di evitare uno stacco improvviso nel reddito, garantendo un minimo di continuità economica a chi, pur in regola con i requisiti, non percepiva alcun sostegno per 30 giorni. Con la riforma prevista dal 2026, quella misura transitoria diventerà superflua: il sostegno sarà continuativo, senza bisogno di bonus compensativi.
Chi continuerà a ricevere l’Assegno di Inclusione
Le regole di accesso all’Adi non cambiano: la misura continuerà a spettare ai nuclei con un ISEE fino a 10.140 euro, e con almeno un componente:
- minorenne;
- con disabilità;
- ultrasessantenne;
- oppure in condizione di svantaggio certificata dai servizi sociali.
L’importo mensile resta di circa 500-700 euro, a seconda della composizione familiare e del reddito disponibile. Il rinnovo, come oggi, avverrà su domanda, tramite la piattaforma INPS, e sarà soggetto a una nuova verifica dei requisiti.
Rinnovo senza stop, ma con il patto di attivazione
Anche dopo la riforma, il rinnovo dell’Assegno di Inclusione non sarà automatico: i beneficiari dovranno continuare a partecipare ai percorsi di inclusione sociale e lavorativa previsti.
Chi richiede il rinnovo dovrà infatti:
- confermare la propria disponibilità al lavoro, se prevista;
- aggiornare la situazione familiare e reddituale;
- partecipare a un nuovo colloquio con i servizi sociali per la firma o la revisione del patto di inclusione.
Il messaggio è chiaro: l’Adi resta una misura di contrasto alla povertà, ma anche uno strumento per accompagnare le persone verso l’autonomia, con l’obiettivo di ridurre la dipendenza dai sussidi.
Perché la novità è importante
Il cosiddetto “mese di stop” era uno degli aspetti più criticati della misura. In quel periodo, le famiglie si ritrovavano senza alcuna entrata, pur avendo diritto al sostegno e rispettando tutte le condizioni richieste.
La cancellazione di questa pausa significa maggiore continuità e sicurezza economica, soprattutto per chi vive con un reddito minimo e non può contare su risparmi. Un passo concreto per rendere il sistema di welfare più vicino alla realtà quotidiana di chi fatica ad arrivare a fine mese.
Quando arriverà la riforma
La modifica è attualmente prevista nella bozza della Legge di Bilancio 2026 e dovrà essere confermata con l’approvazione definitiva del testo. Solo successivamente, l’INPS e il Ministero del Lavoro pubblicheranno le istruzioni operative e gli eventuali aggiornamenti sulle procedure di rinnovo.
L’obiettivo dichiarato è quello di far entrare in vigore le nuove regole già dai primi mesi del 2026, in modo che nessun beneficiario debba più affrontare il “mese vuoto”.
In sintesi
- Dal 2026 non ci sarà più il mese di stop tra un rinnovo e l’altro.
- Il beneficio potrà essere rinnovato senza interruzioni, se restano validi i requisiti.
- Si stima un vantaggio economico medio di circa 670 euro annui per nucleo familiare.
- Restano obbligatori il patto di inclusione e le verifiche con i servizi sociali.
- Tutti i dettagli operativi saranno definiti da INPS e Ministero del Lavoro.