Il bonus cashback o cashback di Stato è stato uno dei cavalli di battaglia del Governo Conte bis: ce ne siamo occupati diverse volte nelle scorse settimane, per esempio con riferimento al caso dei furbetti del bonus o alla possibilità di fare reclamo in caso di mancato o non integrale rimborso. Ebbene, sono in aumento le possibilità che il contributo in oggetto sia archiviato entro quest’anno, forse già entro giugno.
Evidentemente non tutti nel Governo mostrano parere favorevole verso la conservazione di questa misura, nata per incentivare i privati consumatori a fare acquisti presso negozi fisici; usando mezzi di pagamento elettronici (carte di credito, carte di debito, prepagate o app). La finalità collegata era ed è quella di combattere l’evasione fiscale con più forza, attraverso la tracciabilità delle transazioni elettroniche.
Anzi, a differenza di quanto indicato da alcune fonte di informazione nei giorni scorsi, pare che il Governo guidato dall’ex Presidente della BCE sia sempre più orientato ad annullare il programma di rimborso; o per lo meno a sospenderlo, per dirottare i fondi verso altre destinazioni.
Vediamo dunque più nel dettaglio che cosa potrebbe cambiare a breve.
Bonus cashback: il motivo del possibile abbandono
In quest’ultimo periodo, il Governo è al lavoro pancia a terra, per dare risposte al Paese, scosso da pandemia e conseguenti restrizioni alle attività ed agli spostamenti. Nel quadro degli obiettivi cui mirare, sembra dunque non trovare più spazio il progetto del grande cashback di Stato che, al dire il vero, ha dato luogo a qualche inconveniente non irrilevante, nel corso dei primi mesi di applicazione.
Si è fatta strada, insomma, l’idea di accantonarlo o almeno, rivederlo e correggerlo negli aspetti più controversi. Proprio nelle ultime settimane si è discusso, ad esempio, del ruolo dei tecnici di PagoPa, nell’individuare un algoritmo in grado di scovare movimenti sospetti; e possibili comportamenti fraudolenti, da parte degli ormai famigerati ‘furbetti del bonus’. Insomma, il bonus cashback non sarebbe essenziale per la ripresa economica del Paese, ecco perchè si parla di possibile capolinea.
Per il Sottosegretario al MEF verosimile lo stop entro il prossimo giugno
Si profila all’orizzonte una vera e propria sospensione, uno stop finalizzato a spostare i soldi del contributo verso altre destinazioni ed urgenze. L’ipotesi è quella di trasferire le risorse verso altri provvedimenti. Tra essi, indubbio rilievo ha l’imminente decreto Sostegni, per il quale è necessario trovare fondi sufficienti a garantire aiuti a tutte le aziende in difficoltà per il coronavirus.
Claudio Durigon, Sottosegretario al Ministero dell’economia e delle finanze, recentemente interpellato dalla stampa sul tema, non ha usato mezzi termini per esporre la sua opinione. Con lo stop “Potremmo risparmiare 2,5-3 miliardi di euro – ha spiegato – che potremmo lasciare al Parlamento per rafforzare le risposte alle categorie in crisi nel decreto sostegni”. In buona sostanze, l’idea è mettere nero su bianco lo stop del bonus cashback già da fine giugno. Ciò nella finalità di sfruttare circa 4,7 miliardi per altre iniziative a favore della popolazione più colpita dalla crisi socio-economica. In gioco è la lotta alla povertà e all’evasione fiscale.
Gli obiettivi da raggiungere con il decreto Sostegni
Il Sottosegretario del MEF ha poi chiarito agli organi di informazione come saranno ripartiti i 32 miliardi di scostamento di bilancio, approvato in precedenza dal Parlamento.
“Per gli indennizzi alle imprese saranno utilizzati circa 12 miliardi, il valore in assoluto più alto rispetto ai quattro decreti ristori varati in precedenza. Si alimenterà con molte risorse il piano vaccini, si finanzierà la cassa integrazione e finalmente si cancelleranno 65 milioni di cartelle”, le sue parole.
Insomma, non poche finalità per cui le forze di Governo vareranno il primo maxi-provvedimento economico. E serve liquidità. Ben si comprende allora l’ipotesi di stoppare il bonus cashback in concomitanza con la fine del primo semestre di applicazione a regime.
Cashback di Stato: alcune cifre di riferimento
Al momento, si sa che quella di sospendere o stoppare definitivamente il bonus cashback è una proposta, un’ipotesi lanciata dal Sottosegretario del MEF. Nulla è ancora stato messo nulla nero su bianco. Su un eventuale abbandono ufficiale della misura, non vi è ancora certezza. Tuttavia, permangono oggettive perplessità all’interno del Governo su una misura che non ha mai trovato finora un appoggio bipartisan.
Come noto, il bonus cashback è stato prima promosso all’interno di una fase sperimentale nello scorso dicembre. Di seguito diventato vero e proprio cashback di Stato, si appoggia su fondi già stanziati da assegnare ai rimborsi maturati dai partecipanti fino a metà 2022. Di questi, ben 450 milioni sono mirati a finanziare il cd. Super Cashback, ossia un extra da 1.500 euro previsto per i 100mila cittadini che alla fine di ciascun semestre avranno compiuto il maggior numero di transazioni elettroniche, presso negozi fisici.
Il mese sperimentale di dicembre ha visto coinvolti nell’iniziativa 5,87 milioni di persone per un totale pari a circa 222,6 milioni di euro, poi rimborsati a più di 3 milioni di partecipanti. Ma come più volte ricordato finora, il bonus cashback è oggi in bilico: secondo alcuni deputati e senatori – dunque non solo il Sottosegretario Durigon – i miliardi di euro per il contributo potrebbero essere utilizzati per rafforzare la ‘copertura’ del decreto Sostegni.
Concludendo, seguiremo l’evolversi del dibattito sul tema e vedremo presto se detta misura è destinata davvero al tramonto. In vista, d’altronde, vi sono decisioni cruciali dal punto di vista economico, con un probabile ulteriore scostamento di bilancio, pari a 20-30 miliardi, da concretizzare nei prossimi mesi.
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