Chi usa i buoni pasto lo sa bene: otto euro non bastano più per coprire il costo di un pranzo fuori casa. Basta fare due conti: una pasta al bar costa in media 7-8 €, aggiungi una bottiglietta d’acqua e un caffè e sei già sopra i 10 €. Per chi lavora tutti i giorni fuori, significa mettere mano al portafoglio quotidianamente per colmare la differenza.
Con la prossima legge di bilancio potrebbe arrivare un cambiamento atteso da tempo: dal 2026 la soglia di esenzione fiscale salirà da 8 a 10 € al giorno per i buoni pasto elettronici. Un piccolo ritocco che, però, può tradursi in un guadagno annuo di circa 500 € netti senza fare nulla: nessuna domanda, nessun modulo da compilare, semplicemente più soldi che rimangono in tasca ogni mese.
Come funzionano i buoni pasto oggi
I buoni pasto non sono retribuzione diretta, ma un benefit che integra lo stipendio e permette di pagare i pasti durante la pausa lavoro. Ad oggi, però, la normativa distingue tra due tipologie:
- Cartacei: i classici ticket da consegnare alla cassa. Per questi la soglia di esenzione è ferma a 4 € al giorno. Se il buono vale di più, la parte eccedente diventa reddito imponibile.
- Elettronici: caricati su card o app, sono sempre più diffusi. Qui la soglia è più alta, 8 € al giorno, ma anche in questo caso oltre questa cifra si pagano tasse e contributi.
Molti lavoratori ricevono buoni da 10 €, ma devono “perdere” due euro al giorno sotto forma di tassazione. Alla fine dell’anno si tratta di decine di euro che non finiscono nel piatto, ma in busta paga come reddito tassato.
Cosa potrebbe cambiare dal 2026
Dal prossimo anno, con l’aumento della soglia a 10 €, i buoni elettronici diventeranno completamente esenti. Questo significa che anche chi riceve già oggi un ticket da 10 € non vedrà più tassata la parte eccedente.
Facciamo un esempio: Marco lavora in ufficio e riceve 22 buoni pasto al mese da 10 €. Oggi paga tasse su 44 € mensili, equivalenti a circa 528 € l’anno. Dal 2026, invece, quei soldi resterebbero interamente nelle sue tasche, senza alcuna trattenuta. Una sorta di “bonus” automatico che può aiutare a coprire spese quotidiane, dal carrello della spesa al pieno di benzina.
Un nuovo bonus in busta paga: facciamo i conti in tasca ai lavoratori
Per capire meglio il beneficio, basta moltiplicare:
- 10 € di buono × 22 giorni lavorativi medi = 220 € al mese.
- Con la soglia attuale, 2 € al giorno diventano imponibili → 44 € al mese tassati.
- Con la nuova soglia, l’intero importo resta netto.
Su base annua il risparmio tocca i 500 € circa. Non cambia la vita, ma può essere la differenza tra pagare la bolletta della luce o comprare i libri scolastici dei figli senza troppi pensieri.
💡 Consiglio: se in azienda ti danno ancora i buoni cartacei, valuta di chiedere il passaggio agli elettronici. La soglia dei cartacei rimarrà a 4 €, e la differenza in termini di vantaggi fiscali è notevole.
Un vantaggio anche per le aziende
Per le imprese, i buoni pasto restano un benefit conveniente. I costi sono interamente deducibili, e non incidono sui contributi previdenziali. Inoltre, permettono di aumentare il potere d’acquisto dei dipendenti senza dover alzare direttamente lo stipendio (che avrebbe un impatto più pesante su tasse e contributi).
In molte realtà, soprattutto quelle medio-piccole, i buoni pasto rappresentano il principale strumento di welfare aziendale: facili da gestire, apprezzati dai lavoratori e con benefici fiscali immediati.
Vantaggi anche per bar e ristoranti
Con buoni più alti e interamente esenti, i lavoratori useranno i ticket con più frequenza e senza dover integrare ogni volta con soldi propri. Questo significa più clienti e più incassi per i bar, le tavole calde e i ristoranti convenzionati.
Pensiamo a chi gestisce un piccolo bar vicino a un ufficio: se i buoni non bastano a coprire il pasto, il cliente tenderà a portarli altrove o a spendere di meno. Con ticket da 10 € realmente spendibili, invece, la pausa pranzo diventa più serena per tutti, compreso l’esercente.
Altra novità per gli esercenti: il tetto alle commissioni da settembre 2025
Un’altra novità che renderà i buoni pasto più convenienti riguarda le commissioni applicate agli esercenti. Dal 1° settembre 2025 è scattato un tetto massimo del 5% sulle trattenute richieste dalle società emettitrici.
Prima, queste commissioni potevano arrivare anche al 15-20%, al punto che molti ristoratori decidevano di non accettare i buoni. Con il nuovo limite, invece, diventa più conveniente aderire al circuito e offrire ai lavoratori la possibilità di pagare con i ticket.
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Leggi anche: Buoni pasto, novità sulle commissioni dal 1° settembre 2025: cosa cambia davvero
Conclusione
Dieci euro al giorno possono sembrare una cifra modesta, ma per chi lavora significano fino a 500 € in più l’anno, senza pratiche e senza attese. È un passo avanti che tiene conto del costo reale della vita, alleggerisce il bilancio dei lavoratori e allo stesso tempo sostiene aziende ed esercizi convenzionati.
Il consiglio è semplice: conserva sempre i buoni pasto e usali in modo strategico. Con il tetto a 10 €, ogni singolo ticket potrà valere di più, trasformando la pausa pranzo in un piccolo aiuto concreto al reddito familiare.
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