Lauree abilitanti senza esame di Stato. Le conseguenze della crisi sanitaria ed economica da pandemia, che hanno toccato ovviamente anche l’Italia, non possono che costringere a ripensare molte delle regole relative all’occupazione. In particolare, nell’agenda di Governo trova altresì spazio l’obiettivo di favorire l’ingresso dei giovani laureati nel mondo del lavoro, attraverso agevolazioni e forme di flessibilità di vario tipo.
Ecco perchè si parla sempre più insistentemente, in questi giorni, delle lauree abilitanti per tutte le professioni che ne faranno richiesta. In buona sostanza, verrebbe meno la lista delle categorie. E con ciò, ogni ordine professionale italiano – se interessato all’iniziativa delle lauree abilitanti – potrà domandare ed ottenere che il proprio percorso di studi universitari, divenga appunto ‘professionalizzante’.
In termini pratici, ciò significa che sarebbe eliminato l’esame di Stato dopo la laurea e il tirocinio post-laurea, per molti un vero e proprio ‘scoglio’, che allontana dall’effettivo ingresso nel mondo del lavoro.
Di seguito, vogliamo dare qualche dettaglio sul progetto delle lauree abilitanti, così come emerge nella recente proposta di legge in tema.
Lauree abilitanti senza esame di Stato: che cosa potrebbe cambiare
Ebbene, l’iter con il quale varare le cd. lauree abilitanti è già iniziato, ma d’altronde il tempo stringe. Si tratta di una delle primissime riforme di cui al PNRR, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza; e ben sappiamo che l’Europa ha raccomandato all’Italia di fare presto ad attuare le necessarie riforme strutturali. Ciò onde non correre il rischio di perdere gli aiuti europei.
La proposta di legge sulle lauree abilitanti è stata recentemente approvata in commissione. Entro brevissimo tempo, comincerà il suo percorso in Aula alla Camera. Come accennato, l’ottica che sta emergendo è quella del superamento dell’esame di Stato ‘a posteriori’ rispetto all’esame di laurea.
Nell’iniziativa sarebbero coinvolti anzitutto i corsi di laurea in odontoiatria; farmacia; veterinaria e psicologia. Ma con la linea adottata parrebbe che anche i corsi di laurea in fisica; chimica e biologia potranno subire la stessa importante modifica. E nel frattempo, anche nell’ambito degli ordini professionali di ingegneri ed architetti, potrebbe affermarsi il progetto delle lauree abilitanti.
Ma qual è di fatto la novità concreta? Ebbene, come sopra accennato, ciascun ordine professionale italiano, se lo riterrà opportuno, potrà domandare di far diventare il proprio iter di formazione accademica direttamente abilitante. In buona sostanza, sarebbe eliminato l’esame di Stato dopo laurea e tirocinio pratico. Questo esame, infatti, diverrebbe contestuale alla consegna e all’esposizione della tesi. In altre parole, l’esame di laurea diverrebbe più lungo e corposo, ma permetterebbe al neo-laureato di entrare prima nel mondo del lavoro. E oggigiorno ciò non è un vantaggio da poco.
Le finalità delle lauree abilitanti per tutti: ecco quali sono
E’ interessante notare che quello circa le lauree abilitanti consisterà probabilmente nel primo provvedimento del PNRR, che dovrà essere approvato. Anzi, l’ok finale al testo di riforma dovrebbe arrivare entro la stagione autunnale, forse già a settembre. Dunque, con tutta probabilità, il mondo universitario cambierà presto alcuni suoi iter formativi. Ciò per rispondere alle richieste della UE e per allineare l’Italia ai più moderni standard in ambito università e formazione professionale.
Nel dettaglio, le novità sul disegno di legge “Disposizioni in materia di titoli universitari abilitanti” – che in queste ore ha concluso il suo iter in commissione – attengono all’approvazione di vari emendamenti al testo precedente. Di fatto adesso il testo è diverso da quello approvato dal Consiglio dei ministri lo scorso 17 ottobre. Oggi, si registra infatti un allargamento delle categorie interessate dalla riforma delle ‘lauree abilitanti’.
Gli scopi legati all’introduzione di questa assai significativa novità nel mondo universitario hanno a che fare con la valorizzazione della parte pratica degli studi in ateneo. Ciò anche per poterla ‘spendere’ nel mondo del lavoro, subito dopo l’ottenimento del diploma di laurea. Al contempo, le aziende e i datori di lavoro potrebbero avere a disposizione in minor tempo, nuove risorse fresche e già formate.
Qual è il meccanismo del nuovo esame di laurea?
E’ chiaro che i percorsi di laurea che saranno direttamente interessati da questa riforma sono quelli di ambito ‘tecnico’. Ci riferiamo dunque a corsi come quelli di farmacia; veterinaria; odontoiatria, solo per citarne alcuni. In buona sostanza, scatterebbe l’abilitazione immediata all’esercizio della professione; superando oltre alla tradizionale prova di laurea, anche una prova di ambito ‘pratico’. Quest’ultima avrebbe appunto la finalità di valutare se le competenze del laureando sono subito spendibili nel mondo del lavoro.
Il parlamentare Manuel Tuzi, relatore in commissione del provvedimento ha in particolare precisato che “sarà predisposta una commissione paritetica tra mondo delle professioni e mondo accademico per la corretta definizione degli esami di stato, che saranno contestuali alla laurea e non più successivi”. Ciò consentirà che il laureando “in un solo giorno si possa laureare e abilitare”. Anzi, secondo Tuzi “I giovani potranno iniziare a lavorare in media un anno prima”.
Come sottolinea il relatore del provvedimento, l’esame di laurea sarà più articolato, essendo formato da “due parti: una è la valutazione del tirocinio, con criteri standard, ben definiti, per ogni corso e ogni professione, con degli indicatori di valutazione oggettivi. Parallelamente ci sarà il giorno della discussione della tesi una commissione paritetica, composta da professionisti e dal mondo universitario, per la valutazione della prova pratico-valutativa che i ragazzi dovranno superare”.
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Altri percorsi di laurea che potrebbero diventare abilitanti in futuro
In questo nuovo schema della proposta di legge sulle lauree abilitanti, vi è – come accennato sopra – anche la possibilità per altri ordini professionali, come quelli di architetti ed ingegneri, di chiedere con propria autonoma iniziativa la trasformazione del percorso di studi, introducendo – in un secondo tempo – le lauree abilitanti. Inoltre, a domandare la trasformazione in corsi di laurea abilitanti potranno essere non soltanto gli ordini professionali stessi, ma anche i ministeri competenti.
Al contempo già una distinta riforma dell’esame di laurea è prevista per gli avvocati: per quanto riguarda i laureati in legge, infatti, potrebbero esservi nel prossimo futuro meno prove scritte e meno materia da affrontare.
Intanto, la linea delle ‘lauree abilitanti’ non sembra però piacere all’Aiga, ossia l’associazione italiana giovani avvocati. “In Italia ci si può laureare in giurisprudenza senza aver mai messo piede in un’aula di Tribunale, ed è dunque impossibile che un neolaureato sia in grado di svolgere una professione delicata come quella di Avvocato”, sono le parole del Presidente di AIGA, Antonio De Angelis, proprio sul tema dell’imminente riforma di cui al PNRR.
Concludendo sul tema delle lauree abilitanti, circa le tempistiche, l’ottica è quella di far presto a chiudere l’iter di approvazione della riforma. Infatti, il testo è atteso in aula alla Camera dei deputati il prossimo 21 giugno; la finalità è terminare entro i prossimi mesi. Con la precisazione che la norma entrerà ufficialmente in vigore l’anno successivo alla pubblicazione del decreto rettorale. “Se tutto andrà come stabilito, i primi decreti potranno arrivare già nel gennaio 2022 e il percorso di laurea abilitante in questione potrà partire già da settembre del prossimo anno“, ha poi inteso sottolineare il relatore Tuzi agli organi di informazione.