Il 16 luglio è stato presentato il rapporto “Caritas/Migrantes, Africa-Italia. Scenari migratori”, che ha alla base lo studio dei flussi migratori dal continente africano verso l’Italia.
“Dei quasi 5 milioni di africani nell’UE, circa un quinto si è insediato in Italia. Ogni 10 immigrati africani 7 sono nordafricani (69,6%) e quasi 5 marocchini (46,3%). Tra le collettività più numerose si inseriscono la Tunisia (oltre 100mila residenti), l’Egitto (quasi 75.000), il Senegal (quasi 70.000), la Nigeria e il Ghana (più di 40.000). Gli africani in Italia vivono nei due terzi dei casi (66,3%) in quattro regioni: Lombardia (29%), Emilia Romagna (14,8%), Piemonte (10,2%) e Veneto (12,3%).
Più di mezzo milione di persone originarie del continente africano sono inserite come lavoratori dipendenti nel sistema produttivo italiano, costituendo quasi un quinto (17,6%) del totale degli occupati nati all’estero registrati dall’Inail. Nel 41,7% dei casi sono nell’industria, il settore che in Italia ha subito maggiormente gli effetti negativi della crisi mondiale.
“I maghrebini, soprattutto tunisini, sono molto presenti in edilizia e nel settore agricolo e della pesca, in particolare in Sicilia (dove però il loro ruolo di braccianti viene sempre più rilevato dai romeni), mentre le poche collettività a prevalenza femminile (come quelle di Capo Verde ed Eritrea) si concentrano nel settore domestico, in particolare nelle grandi città come Roma”.
Sono 61.323 gli africani che svolgono attività imprenditoriale; prevale nettamente il settore commerciale dove gli imprenditori africani operano nei due terzi dei casi; segue, a notevole distanza, l’edilizia. Molto bassa la percentuale di donne imprenditrici: l’11,3% tra gli africani imprenditori, fatta eccezione per le nigeriane (53,2%).
In pratica, gli africani incidono per più di un quinto sui residenti stranieri, per un sesto sugli occupati di origine immigrata, per poco più di un decimo (12,2%) sui nuovi assunti nel corso dell’ultimo anno di riferimento (2008), per un terzo sugli stranieri titolari di impresa.
“Forte è la presenza di immigrati, non solo africani, nelle cooperative, sia sociali che di servizio, sia come dipendenti che come soci. “Nella Lega Coop Lombardia, per esempio, vi sono 7.200 stranieri tra soci e non soci, specialmente nelle cooperative di facchinaggio, di trasporti, di servizi alle persone e in edilizia. Non mancano i primi esempi di coinvolgimento dei Paesi di origine, come quello di Ghanacoop, che ha creato occupazione anche nel Paese africano, favorendone la commercializzazione dei prodotti”.
Infine, conclude il rapporto, “per il prossimo futuro, bisognerà mettere in conto una maggiore presenza africana in Italia. Per il 2050, anno per il quale l’Istat ha previsto la presenza di 12,3 milioni di stranieri, se gli africani mantenessero l’incidenza attuale (ma probabilmente l’aumenteranno) diventerebbero oltre 2,7 milioni”.
fonte: www.caritasitaliana.it
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