La misura che presentiamo oggi rappresenta un’importante novità inserita nella Manovra 2024, con l’obiettivo di sostenere le famiglie, promuovere la natalità e migliorare l’occupazione femminile andando ad aumentare il netto in busta paga per le mamme che lavorano come dipendenti.
Il cosiddetto bonus mamme lavoratrici offre un esonero dai contributi previdenziali a carico delle dipendenti a tempo indeterminato con almeno 2 figli nel 2024 e 3 figli dal 2025, fino ad un massimo di 3000 euro annui. La misura quindi si traduce in un significativo aumento dello stipendio netto in busta paga. Questo esonero si affianca al taglio del cuneo fiscale che abbatte il contributo IVS o FAP a seconda che si tratti di dipendenti privati o pubblici. La misura è partita già a febbraio per il settore privato, si è invece sbloccata per le dipendenti pubbliche solo dal mese di maggio.
Aggiornamento: Con messaggio numero 1702 del 06-05-2024 l’INPS comunica di aver avviato l’applicativo per la comunicazione dei codici fiscali dei figli da parte della lavoratrice madre. Occhio a seguire questa indicazione in quanto si rischia di perdere il beneficio!
Cos’è il bonus mamma lavoratrice
Il bonus mamma lavoratrice è una agevolazione prevista per sostenere le famiglie, riservato alle dipendenti a tempo indeterminato sia del settore privato che pubblico. Queste ultime sono esentate, previa domanda, dal pagamento dei contributi previdenziali (IVS o FAP 9,19%) a loro carico, a determinate condizioni.
L’INPS ha rilasciato la Circolare numero 27 del 31-01-2024 con la quale recepisce la misura, fornendo le istruzioni per la corretta applicazione in busta paga da parte dei datori di lavoro.
Lo sgravio contributivo insiste sul contributo IVS per i dipendenti del settore privato e il contributo FAP per i dipendenti pubblici. Il contributo che si attesta intorno al 9,19% sarà quindi versato alla gestione previdenziale della lavoratrice, ma l’importo sarà versato assieme al netto in busta paga.
Il taglio dei contributi a carico della lavoratrice madre sarà applicato in busta paga, previa domanda, secondo la seguente modalità a partire dal mese di gennaio 2024:
- per i periodi di paga dal 1° gennaio 2024 al 31 dicembre 2026, trova applicazione, per le lavoratrici madri di tre o più figli, sino al compimento del diciottesimo anno di età del figlio più piccolo;
- inoltre, per i periodi di paga dal 1° gennaio 2024 al 31 dicembre 2024, l’esonero contributivo spetta anche alle lavoratrici madri di due figli, a condizione che il figlio più piccolo abbia un’età inferiore a 10 anni (e fino al compimento del decimo anno).
Quanto spetta in busta paga?
Il bonus mamma 2024 spetta nella misura massima di 3 mila euro annui riparametrato su base mensile. La soglia massima di esonero della contribuzione dovuta dalla lavoratrice, riferita al periodo di paga mensile è, pertanto, pari a 250 euro (€ 3.000/12). Per i rapporti di lavoro instaurati o risolti nel corso del mese, detta soglia va riproporzionata assumendo a riferimento la misura di 8,06 euro (€ 250/31) per ogni giorno di fruizione dell’esonero contributivo.
Per tutto questo periodo, le lavoratrici madri vedranno un aumento significativo del loro stipendio netto. Questo aumento deriva dall’esenzione dell’aliquota contributiva INPS, che normalmente viene trattenuta dallo stipendio. Grazie all’agevolazione, questa percentuale sarà pagata direttamente all’INPS, aumentando il netto in busta paga.
Esempio bonus mamma
Per fare un calcolo approssimativo di quali importi stiamo parlando, possiamo prendere il contributo IVS di una lavoratrice del settore privato che mediamente si attesta intorno al 33% di cui il 9.19% a carico della lavoratrice stessa.
Ciò significa che calcolati i contributi previdenziali sulla base dello stipendio mensile, il 9.19% sarà trattenuto in busta paga dal datore di lavoro e versato all’INPS. La restante parte (33% – 9.19%) viene versata direttamente dal datore di lavoro all’INPS e non influisce sul netto in busta paga.
Il taglio del cuneo fiscale (aumentato dal Decreto Lavoro 2023 e confermato anche per il 2024) prevede un abbattimento proprio del contributo IVS a carico del lavoratore secondo lo schema seguente:
- abbattimento del 6% (quindi 9.19% – 6%) per i lavoratori subordinati con reddito imponibile fino a 35mila euro;
- abbattimento del 7% (quindi 9.19% – 7%), per i dipendenti il cui reddito imponibile non supera l’ammontare annuo pari a 25mila euro.
Pertanto il bonus mamme 2024 andrà ad abbattere anche la restante parte dell’IVS sulla base del reddito, del numero dei figli e dell’età del secondo o terzo figlio.
N. B. come spiegato dall’INPS nella circolare n. 27 del 31 gennaio 2024 il bonus mamma è strutturalmente alternativo all’esonero contributivo (taglio cuneo fiscale), proprio perchè insite sulla stessa voce di calcolo. Il bonus mamma esaurisce l’intera percentuale del 9,19% su cui insiste anche il taglio IVS, pertanto se si applica il primo, non si potrà applicare il secondo beneficio, che tuttavia non decade; infatti si potrà ricominciare ad applicare ad esempio nel momento in cui il secondo ed ultimo figlio nel 2024 compie i 10 anni.
Ad esempio:
- ci sarà un ulteriore abbattimento nel 2024 del 3.19% (9.19% – 6%) per le lavoratrici subordinate con reddito imponibile fino a 35mila euro fino ai 10 anni del figlio più piccolo per le madri con due figli;
- l’abbattimento sarà del 9,19% nel 2024 e fino ai 10 anni del figlio più piccolo per le madri con due figli con redditi oltre i 35.000 euro;
- abbattimento del 9,19 % nel periodo dal 1° gennaio 2024 al 31 dicembre 2026 per le lavoratrici madri subordinate con reddito imponibile oltre i 35mila euro fino ai 18 anni del figlio più piccolo per le madri con tre o più figli.
E’ sempre previsto un limite massimo annuo di 3 mila euro di “abbattimento” riparametrato su base mensile.
Chi è escluso dal bonus mamme 2024?
Detto questo vediamo quindi chi è escluso dal bonus mamme lavoratrici nel 2024:
- lavoratrici autonome e parasubordinate,
- lavoratrici con meno di 2 figli,
- lavoratrici con 2, se l’ultimo figlio ha più di 10 anni,
- lavoratrici a tempo determinato (nel caso di trasformazione il bonus scatterà da quella data).
Dal 2025 la situazione sarà diversa, in quanto saranno escluse anche le mamme con meno di 3 figli. Inoltre ricordiamo che l’aiuto non arriva automaticamente in busta paga, ma la lavoratrice deve fare domanda al datore di lavoro, attestando di essere in possesso dei requisiti richiesti.
Come richiedere il bonus mamme lavoratrici? Ecco un fac-simile di domanda
Il bonus mamme non è un contributo automatico per le lavoratrici, ciò significa che è la stessa dipendente che deve fare domanda al datore di lavoro per ottenere lo sgravio in busta paga. Questo perchè l’azienda non deve necessariamente conoscere la situazione familiare della dipendente.
Pertanto la soluzione è presentare una autocertificazione all’ufficio paghe in cui si attesta che si ha diritto al bonus madri lavoratrici e si elencano i codici fiscali dei figli da cui si potrà evincere che la lavoratrice ha diritto allo sgravio così come previsto dalla normativa.
Alleghiamo quindi un fac-simile di domanda predisposto dalla Fondazione Studi dei Consulenti del Lavoro che è possibile usare per predisporre la propria domanda personalizzata.
Fac-Simile domanda bonus mamme lavoratrici (409,3 KiB, 7.004 hits)
Bonus per mamme lavoratrici dipendenti pubbliche
Come detto in premessa le lavoratrici dipendenti pubbliche vedranno questo bonus solo nella busta paga di maggio, questo perchè vi sono stati degli intoppi procedurali che non hanno permesso la regolare applicazioni anche per loro. Ricordiamo infatti che le lavoratrici private invece hanno trovato l’aumento, previa domanda al datore di lavoro, già a partire da febbraio.
Pertanto, anche se con circa tre mesi di ritardo rispetto alle colleghe del settore privato, otterranno l’incentivo e gli arretrati, anche le lavoratrici mamme che lavorano nella Pubblica amministrazione (PA).
Comunicazione dei codici fiscali all’INPS
Con messaggio numero 1702 del 06-05-2024 l’INPS comunica di aver implementato l’applicativo per la comunicazione dei codici fiscali dei figli da parte della lavoratrice madre.
Come specificato dall’INPS l’utilizzo di tale applicativo è limitato ai soli casi in cui per la lavoratrice, già fruitrice del bonus mamma, non siano stati inseriti i codici fiscali dei figli nei flussi Uniemens.
Il servizio denominato “Utility Esonero Lavoratrici Madri”, è disponibile sul sito dell’INPS al seguente percorso: “Imprese e Liberi Professionisti” > “Esplora Imprese e Liberi Professionisti” > sezione “Strumenti” > “Vedi tutti” > “Portale delle Agevolazioni (ex DiResCo)” > “Utilizza lo strumento”.
Si può usare autenticandosi con:
- SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale) almeno di Livello 2,
- CNS (Carta Nazionale dei Servizi)
- o CIE (Carta di Identità Elettronica) 3.0.
Obbligo di comunicazione e revoca del beneficio
L’INPS ricorda che nel caso in cui non si comunichino i codici fiscali dei figli:
- né da parte del datore di lavoro nelle denunce Uniemens
- né da parte della lavoratrice mediante utilizzo di questo servizio
entro 7 mesi, ci sarà la revoca del beneficio fruito secondo le indicazioni che saranno fornite con successivo messaggio.
Segui gli aggiornamenti su Google News!
Segui Lavoro e Diritti su WhatsApp, Facebook, YouTube o via email