Accade anche questo nell’Italia del Diritto al Lavoro e della tutela Costituzionale dei Lavoratori. Lo scorso 5 marzo Matteo Armellini, giovane operaio addetto al montaggio dei palchi, figura conosciuta come arrampicatore o rigger, moriva schiacciato dal crollo del palco che stavano allestendo a Reggio Calabria per il concerto di Laura Pausini.
L’Art. 38 della Costituzione recita testualmente “I lavoratori hanno diritto che siano preveduti ed assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria.” Ovviamente ancora più grave dovrebbe essere la morte del lavoratore!
Dopo alcuni mesi dalla morte la madre di Matteo, Paola Armellini, si è vista recapitare dall’INAIL un assegno di 1936,80 Euro, avete letto bene, poco meno di 2000 per la vita di un figlio! C’è da dire che l’INAIL da risarcimenti solo a moglie e figli del lavoratore, ma come ben sottolinea la madre al quotidiano l’Unità, cosa sono allora questi soldi? Una cifra esigua a causa della bassa retribuzione di Armellini, ha spiegato l’istituto, che ha liquidato l’accaduto come una normale “Pratica di infortunio o malattia professionale”.
“Dopo tanti mesi mi devono spiegare ancora cosa è successo”, ha detto poi la madre del ragazzo, che dal 5 marzo non ha mai smsso di indagare sulla vita professionale del figlio, scoprendo un mondo di sommerso, lavoro grigio e di illegalità diffusa, dove il figlio lavorava da freelance, anche 16 ore al giorno per pochi euro e senza, o quasi, coperture contributive e assicurative.
E dire che il mondo degli spettacoli live, è fra i più remunerativi e ricchi per tutta la massa di persone che riescono a muovere e proprio i cantanti sono i primi a raccontare la vita delle persone comuni nelle loro canzoni, non accorgendosi poi di quello che succede fino a poche ore prima del loro ingresso in scena.