Confermata anche per il 2024 Quota 103. Ma è bene soffermarsi un attimo sulla misura, perché dal 1° gennaio verranno introdotte alcune novità. Chi dovesse decidere di andare in pensione anticipatamente sfruttando questa misura si vedrà l’assegno completamente ricalcolato con il sistema contributivo. Questo comporterà un taglio secco dell’importo ricevuto che oscillerà tra il 10 ed il 17%.
Ma non solo. Fino al compimento dei 67 anni si potrà incassare una pensione inferiore a 1.750 euro netti. Ma entriamo nel dettaglio e vediamo in quale modo cambierà Quota 103 il prossimo anno.
Come cambia Quota 103 nel 2024
Andare in pensione usufruendo di Quota 103 non sarà molto appetibile. Secondo alcune stime diffuse in questi giorni, infatti, si presuppone che la misura possa coinvolgere non più di 11mila persone. Ma cerchiamo di vedere nel dettaglio che cosa potrà accadere a chi volesse usufruire di questa agevolazione, grazie ad alcune simulazioni effettuate dalla Cgil.
Partiamo, prima di tutto, da quella che è una delle note più dolenti di Quota 103. L’assegno verrà completamente ricalcolato utilizzando il metodo contributivo. L’importo che si potrà ricevere sarà pari a quattro volte il minimo, che corrisponde a 2.250 euro lordi ogni mese. Al netto l’importo si riduce a 1.750 euro.
L’assegno previdenziale rimarrà ancorato a questa cifra fino al compimento dei 67 anni, età in cui si ha diritto a ricevere la pensione di vecchiaia. A questo punto l’assegno previdenziale diventerà pieno: in altre, verrà tagliato l’importo ricevuto. L’ammontare complessivo della riduzione è condizionato da quanto si va in pensione in anticipo: maggiori sono gli anni, maggiore è il taglio.
Quanto si perde quando si è in pensione
Le brutte notizie non finiscono qui. Il legislatore ha introdotto il calcolo contributivo di tutta la rendita, per quanti decideranno di andare in pensione con Quota 103. Questo comporterà una perdita di 180 euro ogni mese, che è pari al 10,2% dell’assegno previdenziale complessivo per una lavoratrice che raggiungerà i requisiti al compimento dei 62 anni nel 2023, con una retribuzione lorda pari a 25.000 euro.
Dal perfezionamento dei requisiti per poter andare in quiescenza devono passare sette mesi: quindi considerando che l’assegno previdenziale arrivi dal 1° ottobre 2024 – con i requisiti maturati a febbraio 2024 – il mancato guadagno lordo è di 51.460 euro, prendendo in considerazione un’attesa di vita media per le donne pari a 84,8 anni.
Chi ha uno stipendio da 50.000 euro l’anno
La Cgil – o più correttamente il suo Ufficio Politiche Previdenziali – ha analizzato la situazione di un lavoratore che, a seguito di vari scatti di carriera e progressioni stipendiali, è arrivato a percepire uno stipendio di 50.000 euro. In questo caso la perdita prevista è pari a 475,35 euro al mese.
Quota 103 – a seguito dei ricalcoli effettuati con il sistema contributivo – permetterà di andare in pensione con un assegno previdenziale pari a 2.273,77 euro lordi. Con il calcolo misto, invece, sarebbe stato pari a 2.749,12 euro lordi.
Nel caso in cui il lavoratore dovesse perfezionare i requisiti per accedere a Quota 103 nel 2024 – 62 anni di età anagrafica e 41 anni di contributi – dovrà sempre rispettare la finestra prevista dei sette mesi. Se i requisiti maturano a febbraio 2024, la pensione arriverà ad ottobre 2024. Con tredici anni nel sistema retributivo, il calcolo del mancato guadagno lordo è pari a 111.2331, considerando una vita media degli uomini di 80,5 anni.
Quota 103: divieto di cumulo con i redditi
È bene ricordare, inoltre, che Quota 103 impone un divieto molto preciso. Fino al compimento del requisito anagrafico per accedere alla pensione di vecchiaia, non si possono percepire altri redditi derivanti da una qualsiasi attività lavorativa. L’unica eccezione è costituita dal lavoro autonomo occasionale.
Nel caso in cui un pensionato con meno di 67 anni dovesse percepire dei redditi, la prestazione pensionistica verrebbe sospesa per tutto l’anno. anche se il soggetto è stato per un solo giorno. Nel caso in cui l’annualità in questione dovesse coincidere con quella del compimento dei 67 anni, la sospensione varrebbe fino al raggiungimento del requisito anagrafico.
Attraverso la circolare n. 117/2019, l’Inps ha provveduto a chiarire che, perché si verifichi l’incompatibilità, non è sufficiente il mero svolgimento della prestazione di lavoro. Se dall’attività non deriva alcun reddito, la pensione non viene sospesa. Queste regole oltre che per Quota 103, vale anche per Quota 100 e Quota 102.
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