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Età pensionabile verso l’aumento, ecco cosa sapere e da quando scatta

Antonio Maroscia20 Ottobre 20255 Mins Read
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La Legge di Bilancio 2026 aumenta gradualmente l’età pensionabile di 3 mesi tra il 2026 e il 2027. Ecco cosa cambia davvero.

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Aumento età pensionabile
Indice:
  • Aumento dell’età pensionabile: cosa cambia davvero
  • A chi si applica l’aumento
  • L’impatto sulle altre forme di pensionamento
  • La posizione del Governo
  • Cosa cambia per chi è vicino alla pensione
  • Il calendario dei prossimi adeguamenti
  • Considerazioni finali

La nuova Legge di Bilancio 2026 introduce un intervento atteso ma anche discusso: un graduale aumento dell’età pensionabile di 3 mesi che sarà applicato però non nel 2026, ma tra il 2027 e il 2028. Si tratta di un adeguamento legato, come previsto dalla normativa vigente, all’incremento dell’aspettativa di vita, e che comporterà un effetto concreto sulle regole di uscita dal lavoro.

Il tema tocca milioni di lavoratori prossimi alla pensione, poiché influenzerà non solo la pensione di vecchiaia, ma anche altri canali di uscita anticipata. Vediamo nel dettaglio cosa prevede il testo della manovra approvata dal Governo e quali effetti concreti avrà sui futuri pensionamenti.

Aumento dell’età pensionabile: cosa cambia davvero

In assenza di una misura correttiva, dal 2027 il requisito per la pensione di vecchiaia sarebbe salito di tre mesi, portandosi a 67 anni e 3 mesi. Nelle prime ipotesi si era valutato un blocco parziale, che avrebbe escluso dall’aumento soltanto i lavoratori impegnati in attività usuranti o i cosiddetti “precoci”, lasciando invece invariato l’adeguamento per la platea restante.

Secondo quanto stabilito nel testo della Legge di Bilancio 2026, approvato dal Consiglio dei Ministri e attualmente in fase di esame parlamentare, l’età pensionabile sarà invece aumentata di 3 mesi complessivi, ma in due fasi:

  • Dal 1° gennaio 2027 l’età minima per accedere alla pensione di vecchiaia passerà da 67 anni a 67 anni e 1 mesi.
  • Dal 1° gennaio 2028 scatterà l’ulteriore aumento di un mese, portando quindi il requisito a 67 anni e 3 mesi.

Si tratta di un adeguamento dovuto al meccanismo automatico previsto dalla legge 122/2010, che stabilisce la revisione biennale dei requisiti anagrafici e contributivi in base ai dati Istat sull’aspettativa di vita.

Il Governo ha scelto di “spalmare” l’aumento su due anni per contenere l’impatto immediato e consentire ai lavoratori più vicini alla pensione di riorganizzare la propria pianificazione previdenziale.

A chi si applica l’aumento

Il nuovo requisito anagrafico di 67 anni e 3 mesi sarà richiesto a:

  • tutti i lavoratori dipendenti e autonomi del settore pubblico e privato;
  • gli iscritti alle gestioni speciali (artigiani, commercianti, coltivatori diretti);
  • i lavoratori iscritti alla Gestione Separata INPS;
  • e, in prospettiva, anche ai liberi professionisti con casse autonome, salvo diverse disposizioni dei rispettivi enti previdenziali.

Resteranno invece escluse dall’aumento alcune categorie tutelate, per le quali la manovra conferma regimi speciali e deroghe già in vigore, tra cui:

  • lavoratori precoci e soggetti con gravi disabilità;
  • addetti a mansioni gravose o usuranti;
  • beneficiari di misure come Opzione Donna e Quota 103, se prorogate per il 2026.

L’impatto sulle altre forme di pensionamento

L’aumento dell’età pensionabile non inciderà soltanto sulla pensione di vecchiaia, ma potrà riflettersi anche sulle pensioni anticipate contributive e prestazioni assistenziali che richiedono la cessazione dell’attività lavorativa e il raggiungimento di un’età minima.

In particolare, dal 2027 per accedere alla pensione anticipata saranno richiesti 42 anni e 11 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 11 mesi per le donne. L’anno successivo, dal 2028, i requisiti saliranno ulteriormente a 43 anni e 1 mese per gli uomini e 42 anni e 1 mese per le donne.

Questo significa che anche chi punta al pensionamento anticipato dovrà fare i conti con uno slittamento, seppur contenuto, del momento di uscita dal lavoro.

Ma su questo potremo essere più precisi nelle prossime settimane.

La posizione del Governo

Nel testo della manovra, l’Esecutivo sottolinea che la misura si inserisce in un quadro di “sostenibilità di lungo periodo del sistema pensionistico”, legata all’aumento della speranza di vita media registrata negli ultimi anni.

In sostanza, l’obiettivo è evitare squilibri tra generazioni, preservando la tenuta finanziaria del sistema a ripartizione. Al tempo stesso, il Governo ha assicurato che non saranno toccate le pensioni già liquidate e che nessun lavoratore perderà il diritto acquisito se ha già maturato i requisiti entro il 31 dicembre 2025.

Il provvedimento, quindi, non ha effetto retroattivo: chi entro fine 2025 avrà già compiuto i 67 anni o soddisfatto i requisiti contributivi, potrà accedere alla pensione con le regole attuali.

Leggi anche: Manovra 2026: cosa prevede davvero per Irpef, bonus, busta paga e pensioni

Cosa cambia per chi è vicino alla pensione

Per i lavoratori che maturano i requisiti nei prossimi anni, l’aumento di tre mesi comporterà uno slittamento della decorrenza del trattamento pensionistico. Ad esempio:

  • chi compie 67 anni a febbraio 2027 potrà andare in pensione a fine marzo 2027, con un mese di differimento;
  • chi raggiunge i 67 anni a novembre 2028 potrà accedere alla pensione a febbraio 2029, dopo i tre mesi previsti dal nuovo requisito.

Si tratta, in media, di un differimento di 60-90 giorni, che potrà incidere sulla pianificazione individuale e sulla richiesta di eventuali prestazioni ponte come NASpI o Assegno di Inclusione per i nuclei più fragili.

Il calendario dei prossimi adeguamenti

Con l’aumento 2027-2028, l’età pensionabile in Italia raggiungerà 67 anni e 3 mesi, avvicinandosi alle soglie più alte d’Europa.

Il prossimo aggiornamento automatico dell’età è previsto, salvo nuove modifiche legislative, nel 2029, sempre in base ai dati Istat sull’aspettativa di vita.

Molto dipenderà, però, dalle proiezioni demografiche dei prossimi anni e dalle eventuali riforme strutturali che il Governo potrebbe introdurre nel frattempo. Non è esclusa, infatti, la possibilità di un nuovo intervento di revisione dei coefficienti di trasformazione o di un ritocco dei requisiti contributivi per i lavoratori più giovani.

Considerazioni finali

L’aumento graduale dell’età pensionabile rappresenta un passaggio delicato ma inevitabile per mantenere l’equilibrio del sistema previdenziale italiano.

Per i lavoratori prossimi alla pensione, il consiglio è di verificare la propria posizione contributiva tramite il Fascicolo previdenziale INPS o con l’assistenza di un patronato, per valutare con precisione la data di maturazione del diritto e pianificare l’uscita senza sorprese.

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