Negli ultimi giorni molti lavoratori stanno leggendo con preoccupazione alcune notizie che parlano della possibilità di utilizzare il TFR per accedere prima alla pensione, ovvero non si potrà più chiedere l’anticipo proprio per questo motivo.
La questione ha sollevato dubbi e timori, soprattutto tra chi considera quel “tesoretto” un punto fermo per affrontare con maggiore tranquillità la fine della carriera lavorativa e anche per avere un aiuto in alcune fasi della vita in cui c’è bisogno di fare delle spese extra. Ecco una email che ci è arrivata in redazione tramite La Posta di Lavoro e Diritti.
Buongiorno, ho letto online che vogliono usare il TFR per pagarci la pensione. Io ho sempre considerato quel denaro come un risparmio personale da usare al momento del pensionamento, magari per aiutare mia figlia o fare qualche lavoro in casa. Ora ho paura che non mi sarà più dato. È vero che non potremo più riceverlo in una volta sola? Cosa sta succedendo? Come posso tutelarmi?
Cerchiamo di fare chiarezza su una proposta che ha sollevato dubbi e preoccupazioni tra molti lavoratori.
Cosa sta succedendo davvero? Facciamo chiarezza
Partiamo subito con una rassicurazione: al momento non è cambiato nulla. L’ipotesi di usare il TFR per anticipare la pensione è solo una proposta, avanzata dal sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon durante un recente convegno sulla previdenza. Ma l’idea ha generato subito molte reazioni, proprio perché tocca un tema molto sensibile per milioni di lavoratori italiani.
Il TFR – Trattamento di Fine Rapporto – è una somma accantonata ogni anno dal datore di lavoro, che spetta al lavoratore alla fine del rapporto. Può essere lasciata in azienda o destinata, in tutto o in parte, a un fondo pensione. È spesso utilizzata per spese importanti o come cuscinetto economico al momento della pensione.
La proposta: usare il TFR per anticipare la pensione
L’ipotesi al centro del dibattito è quella di trasformare il TFR in una rendita mensile, che andrebbe a integrare la pensione contributiva per chi vuole (o ha bisogno di) uscire prima dal lavoro.
In particolare, si pensa a chi ha maturato i contributi necessari per la pensione anticipata contributiva ma non raggiunge ancora la soglia minima per accedervi (pari a circa 1.616 euro mensili, ovvero tre volte l’assegno sociale). In questo caso, il TFR potrebbe essere usato per colmare il “gap” e permettere l’uscita anticipata.
Alcuni esperti ipotizzano addirittura un sistema che consenta a chi ha almeno 63 anni – ma non ha accesso ad altre forme di pensione – di utilizzare il TFR come ponte economico tra lavoro e pensione.

TFR nelle mani dell’INPS: cosa significa davvero?
Tra le ipotesi più discusse c’è anche quella di lasciare il TFR maturato dai lavoratori nelle casse dell’INPS, anziché trasferirlo ai fondi pensione integrativi. L’obiettivo sarebbe quello di rafforzare la sostenibilità del sistema previdenziale pubblico, senza introdurre nuove tasse o tagli.
In pratica, il TFR resterebbe sotto gestione pubblica e verrebbe investito per generare una rendita da utilizzare al momento del pensionamento. Questa rendita potrebbe servire per integrare l’assegno mensile o per consentire un’uscita anticipata dal lavoro a chi non raggiunge i requisiti per la pensione di vecchiaia.
Anche in questo caso, si tratta ancora di una proposta allo studio, ma il dibattito è acceso perché coinvolge direttamente i risparmi di milioni di lavoratori.
Il TFR resta tuo, ma con più vincoli
Anche se con la proposta in discussione il TFR resterebbe formalmente di proprietà del lavoratore, cambierebbe però il modo in cui può essere usato. Se il nuovo modello venisse approvato, il TFR non sarebbe più disponibile in anticipo per esigenze personali come l’acquisto della prima casa, spese sanitarie o familiari.
Diventerebbe quindi un capitale vincolato, utilizzabile solo al momento della pensione. Questo rappresenta uno dei punti più critici della proposta, perché limiterebbe la libertà del lavoratore di disporre del proprio TFR nei momenti di reale bisogno.
Perché l’idea fa discutere
L’ipotesi ha subito sollevato dubbi e critiche. Non solo da parte dei sindacati, ma anche di molti lavoratori, che temono di non poter più disporre liberamente del proprio TFR al momento della pensione. E in effetti, se una parte o tutta la somma fosse vincolata a una rendita mensile, potrebbe non essere più possibile riceverla in un’unica soluzione.
Va precisato però che nessuna norma è ancora stata approvata. Si tratta di una proposta, che per diventare realtà dovrebbe essere discussa, modificata e infine inserita in una legge.
Cosa può fare oggi un lavoratore per tutelarsi?
Per ora, il consiglio è restare informati e non cedere al panico. Il TFR resta un diritto del lavoratore e qualsiasi modifica dovrà necessariamente passare dal Parlamento.
Chi non lo ha ancora fatto, può anche valutare la possibilità di destinare il TFR a un fondo pensione complementare, che offre vantaggi fiscali e una rendita futura aggiuntiva, senza togliere al lavoratore il controllo del proprio denaro.
In conclusione
L’ipotesi di usare il TFR per accompagnare l’uscita dal lavoro è solo allo studio. Nulla è stato deciso e, se mai entrerà in vigore, lo farà dopo un lungo confronto tra istituzioni, esperti e parti sociali.
Nel frattempo, continueremo a seguire l’evoluzione della proposta e vi terremo aggiornati. Se anche tu hai dubbi o domande, scrivici a La Posta di Lavoro e Diritti.