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Manovra 2026 TFS, buone notizie: tempi più brevi per la liquidazione degli Statali, ma non per tutti

Antonio Maroscia21 Ottobre 20254 Mins Read
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Dal 2026 la prima rata del TFS ai dipendenti pubblici sarà pagata dopo 9 mesi dal pensionamento, invece di 12. Ecco cosa cambia.

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Detassazione TFR e TFS
Indice:
  • TFS Statali: cosa cambia dal 2026
  • Chi riguarda la nuova tempistica sul TFS
  • Cosa cambia nella pratica per i pensionati
  • Cosa fare per non subire ritardi
  • Consigli pratici per gestire la transizione
  • In sintesi

Chi lascia il lavoro nella Pubblica Amministrazione sa bene che l’attesa per ricevere il Trattamento di Fine Servizio (TFS) può essere lunga, spesso troppo lunga.

Negli ultimi anni, molti pensionati hanno dovuto attendere anche oltre un anno per vedersi accreditare la prima rata della propria buonuscita, affrontando così un periodo delicato senza quel sostegno economico maturato dopo decenni di lavoro.

Dal 2026, però, qualcosa cambierà. Il Governo ha infatti deciso di ridurre i tempi di liquidazione della prima rata del TFS, che arriverà entro nove mesi dal pensionamento anziché dodici. Una novità che, pur non rivoluzionando del tutto la materia, rappresenta un passo avanti importante per i lavoratori pubblici, che potranno contare su un anticipo di circa tre mesi rispetto al passato.

Vediamo nel dettaglio cosa cambia, chi ne beneficerà e quali aspetti restano invece invariati.

TFS Statali: cosa cambia dal 2026

A partire dal 1° gennaio 2026, il termine per il pagamento della prima rata del TFS passa da dodici a nove mesi dalla data di cessazione del servizio. Questo significa che i lavoratori pubblici che andranno in pensione da quella data in poi potranno ricevere la prima tranche della liquidazione in tempi più rapidi rispetto alla normativa attuale.

Si tratta di un intervento che punta a rendere più snello il sistema di liquidazione del trattamento di fine servizio, spesso criticato per le lunghe attese. Resta comunque confermata la possibilità di erogare il TFS in più rate, in base all’importo complessivo spettante al lavoratore.

Chi riguarda la nuova tempistica sul TFS

Il provvedimento interessa tutti i dipendenti pubblici che maturano il diritto al TFS e che non rientrano nel sistema del TFR (più comune nel settore privato).

In particolare, la riduzione dei tempi si applicherà a:

  • dipendenti ministeriali e del comparto scuola;
  • personale delle Forze Armate e di Polizia;
  • lavoratori degli enti locali e del Servizio Sanitario Nazionale;
  • dipendenti di Regioni e Agenzie pubbliche.

Per chi è già andato in pensione prima del 2026, invece, continueranno a valere i termini precedenti, quindi 12 mesi di attesa per la prima rata e tempi di pagamento invariati per le successive.

Cosa cambia nella pratica per i pensionati

Il passaggio da 12 a 9 mesi significa, di fatto, un anticipo di 90 giorni nella ricezione della prima rata del TFS.

Un vantaggio concreto per chi, terminato il servizio, si trova a gestire nuove spese o semplicemente desidera disporre prima delle somme maturate.

Va ricordato però che l’erogazione non sarà immediata: i nove mesi decorrono dalla data in cui la cessazione dal servizio diventa effettiva, non dal momento in cui si presenta domanda di pensione.

Inoltre, la liquidazione potrà comunque essere scaglionata in più rate annuali, in base all’importo complessivo spettante.

Cosa fare per non subire ritardi

Anche se la normativa riduce i tempi di pagamento, restano determinanti gli adempimenti da parte delle singole amministrazioni.

Per evitare ritardi, è bene che il dipendente prossimo alla pensione verifichi con anticipo:

  • che la documentazione di cessazione sia completa e correttamente inviata all’INPS Gestione Dipendenti Pubblici;
  • che non ci siano incongruenze nei dati anagrafici o contributivi;
  • che il conto corrente comunicato per l’accredito sia aggiornato e attivo;
  • che eventuali periodi di servizio o ricongiunzioni siano stati regolarmente riconosciuti.

Un controllo preventivo, magari con l’aiuto del proprio ufficio del personale o di un patronato, può fare la differenza tra un’erogazione nei tempi previsti e un’attesa di molti mesi in più.

Consigli pratici per gestire la transizione

Il periodo che separa la pensione dal pagamento del TFS resta comunque un momento da pianificare con attenzione.
Ecco alcuni suggerimenti utili:

  • Organizza un piano di spesa per i primi mesi di pensione, tenendo conto che la buonuscita non arriverà subito.
  • Valuta l’opportunità di richiedere un anticipo bancario del TFS, disponibile tramite convenzioni con l’INPS, per coprire esigenze urgenti.
  • Mantieni aggiornate tutte le comunicazioni con la tua amministrazione e conserva copia dei documenti relativi alla liquidazione.
  • Se hai diritto a più trattamenti (TFS e TFR), informati su come verranno erogati e su eventuali tempistiche differenti.

In sintesi

Dal 2026, la prima rata del Trattamento di Fine Servizio (TFS) per i dipendenti pubblici sarà pagata dopo 9 mesi anziché 12. Un cambiamento atteso, che riduce i tempi e offre un piccolo ma concreto miglioramento nella gestione dell’uscita dal lavoro.

Pur non trattandosi di un’erogazione immediata, la novità rappresenta un segnale di attenzione verso chi ha servito per anni nella Pubblica Amministrazione. Verificare con anticipo la propria posizione e curare la documentazione resta la strada migliore per ricevere il TFS senza ulteriori ritardi.

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