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Home»Sentenze Lavoro»Licenziato per fatti privati: ecco quando c’è giusta causa in base alla Legge

Licenziato per fatti privati: ecco quando c’è giusta causa in base alla Legge

Quando i fatti privati sono giusta causa di licenziamento
Antonio Maroscia7 Giugno 20254 Mins Read
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La Cassazione legittima il licenziamento per condotte private gravi: vita personale e pubblico impiego sempre più connessi.

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Licenziamento per scarso rendimento

Con la sentenza n. 4797/2025, la Corte di Cassazione ha dichiarato legittimo il licenziamento per giusta causa di un istruttore della polizia municipale, dipendente di Roma Capitale, condannato penalmente per stalking ai danni dell’ex compagna. Una decisione destinata a fare giurisprudenza, che sottolinea come anche i comportamenti extralavorativi, se gravi e penalmente rilevanti, possano incidere sul rapporto fiduciario alla base dell’impiego pubblico.

Il lavoratore, riconosciuto colpevole di reiterate molestie e minacce, era stato allontanato dall’amministrazione comunale nonostante l’assenza di precedenti disciplinari e di disservizi legati al proprio incarico. Il Tribunale di primo grado aveva accolto il ricorso del dipendente, ritenendo i fatti circoscritti alla sfera privata. La Corte d’Appello ha ribaltato il verdetto, e la Cassazione ha confermato questa impostazione: le condotte erano «di elevata antisocialità» e quindi idonee a ledere il rapporto fiduciario.

Indice:
  • La motivazione della Corte di Cassazione
  • Altri casi simili e implicazioni operative
  • Il principio di fondo: coerenza tra ruolo pubblico e condotta personale
  • Conclusioni: consigli pratici per i lavoratori pubblici

La motivazione della Corte di Cassazione

Secondo i giudici, non è necessario dimostrare un danno diretto all’ente. Basta la gravità intrinseca dei fatti, soprattutto in relazione alla funzione pubblica esercitata, per giustificare il licenziamento. La Cassazione ha evidenziato come il comportamento del dipendente, per la sua “particolare riprovevolezza” e rilevanza penale, rientri tra quei “reati-sentinella” che segnalano un potenziale pericolo sociale e, nel contesto di una funzione pubblica, giustificano l’interruzione del rapporto di lavoro.

La sentenza conferma un orientamento ormai consolidato: nel pubblico impiego, la tenuta del rapporto fiduciario non si esaurisce nel rispetto formale dei doveri d’ufficio. Il comportamento personale diventa rilevante quando compromette l’affidabilità o l’idoneità al ruolo.

Leggi anche: Certificato medico di malattia in ritardo: può costare il licenziamento! Ecco cosa dice la Cassazione

Altri casi simili e implicazioni operative

Esempi analoghi non mancano. In passato, sono stati confermati il licenziamento di un dipendente ospedaliero condannato per lesioni nei confronti del partner e la sospensione di un docente coinvolto in reati contro la persona, anche se commessi fuori dall’ambiente scolastico. In questi casi, non è il reato in sé a fondare la sanzione disciplinare, ma la sua incompatibilità con le responsabilità connesse alla funzione pubblica.

Questa pronuncia offre quindi un riferimento anche per le amministrazioni pubbliche e per le direzioni HR, che devono valutare in modo attento e circostanziato l’impatto dei comportamenti privati dei dipendenti sulla tenuta del vincolo fiduciario.

Licenziamento per giusta causa

Il principio di fondo: coerenza tra ruolo pubblico e condotta personale

La decisione della Cassazione ribadisce un principio fondamentale: chi lavora nella pubblica amministrazione è tenuto a un comportamento coerente con il proprio ruolo anche nella sfera privata. La fiducia si costruisce non solo attraverso l’adempimento dei compiti d’ufficio, ma anche con una condotta personale che non ne contraddica i valori.

In conclusione, la funzione pubblica richiede integrità e affidabilità dentro e fuori il lavoro. Quando questi requisiti vengono meno, la rottura del rapporto di lavoro può essere non solo legittima, ma necessaria.

Leggi anche: Licenziamento per giusta causa e NASpI: ecco cosa sapere

Conclusioni: consigli pratici per i lavoratori pubblici

La sentenza n. 4797/2025 della Corte di Cassazione sottolinea l’importanza della condotta personale anche al di fuori dell’ambiente lavorativo, specialmente per coloro che ricoprono ruoli pubblici. Per evitare situazioni che possano compromettere il rapporto di lavoro, si consiglia ai dipendenti pubblici di:

  • Mantenere un comportamento irreprensibile anche nella vita privata, evitando azioni che possano ledere l’immagine dell’amministrazione o compromettere la fiducia nel rapporto di lavoro.
  • Essere consapevoli che alcune condotte, seppur extralavorative, possono avere rilevanza disciplinare, soprattutto se connotate da particolare gravità o disvalore sociale.
  • Consultare tempestivamente un legale o il proprio rappresentante sindacale in caso di coinvolgimento in procedimenti penali o situazioni che possano avere ripercussioni sul rapporto di lavoro.
  • Informarsi e aggiornarsi costantemente sulle normative e i codici di comportamento previsti per il proprio ruolo, al fine di prevenire comportamenti inappropriati o sanzionabili.

Adottando un comportamento etico e responsabile, i lavoratori pubblici possono contribuire a mantenere alto il prestigio delle istituzioni e a garantire un servizio efficiente e rispettoso per la collettività.

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