Si è svolta domenica a Roma, la 61° giornata nazionale per le Vittime degli Incidenti sul Lavoro promossa dall’Anmil.
Scopo della giornata (si legge nel comunicato stampa dell’associazione) “vuole essere, prima di tutto, un momento di incontro tra le forze vitali della società, per non dimenticare, ad esempio, che negli ultimi cinque anni, in Italia, si sono verificati oltre cinque milioni di infortuni sul lavoro che hanno provocato quasi 200.000 invalidità permanenti e oltre 7.000 morti, e per sottolineare una volta di più che uno Stato civile non può permettere che si creino situazioni discriminanti tra i cittadini, ma deve anzi operare perché qualsiasi barriera venga eliminata e l’handicap, che esiste soprattutto in relazione alle difficoltà che un disabile incontra, tenda a scomparire”.
Secondo i dati elaborati dall’Anmil su base Inail, nel 2010 ci sono stati 980 morti sul lavoro, 775.374 infortuni denunciati e 42.347 malattie professionali. fenomeno quindi in calo rispetto agli altri anni ma che, non bisogna comunque sottovalutare. Ogni giorno tre persone muoiono sul lavoro e le denunce sono aumentate del 22% rispetto l’anno precedente.
Anche il Presidente Napolitano è intervenuto con un messaggio, sottolineando che: la 61° Giornata per le vittime degli incidenti sul lavoro “rappresenta un’importante occasione per ricordare tutti coloro che hanno visto sacrificata la propria salute o addirittura la propria vita nei luoghi di lavoro“.
Anche il “tragico crollo di Barletta che ha provocato la morte di giovani donne costrette a un lavoro nero vergognosamente sottopagato ha gettato la luce su pratiche intollerabili“.
Per il Capo dello Stato “gli infortuni sul lavoro e le morti bianche costituiscono un fenomeno sempre inaccettabile. La loro significativa riduzione nel 2010 deve essere considerata non un traguardo ma una tappa del percorso volto ad assicurare la piena osservanza di tutte le norme a garanzia della salute e dell’integrità fisica dei lavoratori.
Pur nella crisi economica generale che negli ultimi anni ha colpito il nostro Paese e tutto il mondo occidentale non può abbassarsi la guardia riducendo gli investimenti nel campo della prevenzione e della sicurezza sul lavoro. È perciò necessario continuare a contrastare con determinazione la piaga del lavoro nero al quale troppo spesso si accompagnano forme di sfruttamento e di violazione delle norme a tutela della sicurezza”.
Della stessa idea il ministro Sacconi: “Certamente non ci accontentiamo della pur positiva riduzione che continuamente si è registrata negli ultimi anni dal punto di vista degli infortuni. Fosse anche uno solo non dovremmo essere soddisfatti”.
E meno male che per una volta siamo tutti d’accordo; sarebbe meglio quindi lavorare per potenziare il testo unico sulla sicurezza sul lavoro e far si che gli infortuni sul lavoro diventino solo un ricordo.
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