Nelle ultime settimane si è parlato molto della possibilità di utilizzare il TFR come strumento per andare in pensione anticipata, già a partire dai 64 anni di età. La notizia ha suscitato interesse e curiosità tra molti lavoratori che vedono nella liquidazione di fine rapporto un “tesoretto” accumulato nel tempo e che potrebbe aiutare ad abbandonare prima il lavoro.
Proprio per questo ci ha scritto un lettore che, dopo aver letto diverse notizie sul web, ci chiede se sia davvero possibile anticipare l’uscita dal lavoro sfruttando il TFR e quali siano i requisiti da rispettare.
“Ho letto che sarà possibile usare il TFR per andare in pensione a 64 anni. È davvero così oppure si tratta solo di una proposta? Mi piacerebbe capire come funzionerebbe questa novità.”
Grazie per la domanda, che ci consente di fare chiarezza su un tema di grande attualità e che potrebbe toccare da vicino milioni di lavoratori.
Cos’è il TFR
Il Trattamento di Fine Rapporto, più conosciuto come TFR, è la somma che il datore di lavoro accantona ogni anno a favore del dipendente e che viene liquidata alla fine del rapporto di lavoro, sia in caso di dimissioni che di pensionamento. L’importo maturato dipende dalla retribuzione percepita e viene rivalutato annualmente secondo parametri stabiliti dalla legge.
Un aspetto importante da ricordare è che il TFR può essere destinato, su scelta del lavoratore, a fondi di previdenza complementare. In questo caso non resta in azienda, ma confluisce in una forma pensionistica privata, con l’obiettivo di integrare l’assegno futuro. Questa possibilità rende il TFR uno strumento particolarmente flessibile, capace di rappresentare sia una liquidazione alla fine della carriera, sia un investimento per il sostegno economico della pensione.
La proposta: pensione anticipata a 64 anni con il TFR
La notizia che circola riguarda un’ipotesi di riforma previdenziale che punta a consentire l’uscita anticipata dal lavoro a 64 anni di età, a condizione di avere almeno 20 anni di contributi versati. In questo schema, il TFR maturato dal lavoratore verrebbe utilizzato per integrare l’importo della pensione fino a raggiungere la soglia minima necessaria per accedere all’anticipo.
L’obiettivo sarebbe quello di offrire una soluzione soprattutto a chi ha carriere lavorative discontinue e si troverebbe, al compimento dei 64 anni, con una pensione troppo bassa per poter esercitare le forme di uscita anticipata oggi disponibili.
È bene chiarirlo subito: non si tratta di una misura già in vigore, ma di una proposta che necessita di un percorso parlamentare e di una legge approvata prima di poter diventare realtà.
Come funzionerebbe l’uscita anticipata con il TFR
Secondo l’ipotesi in discussione, il meccanismo sarebbe piuttosto semplice:
- il lavoratore che compie 64 anni e possiede almeno 20 anni di contributi potrebbe chiedere la pensione anticipata;
- se l’assegno maturato non raggiunge la soglia minima prevista, potrebbe utilizzare il proprio TFR per colmare la differenza;
- in questo modo otterrebbe il diritto all’uscita, rinunciando però a parte o a tutto il trattamento di fine rapporto che normalmente viene liquidato alla cessazione dell’attività.
La misura sarebbe pensata soprattutto per il cosiddetto “ceto medio”, cioè per quei lavoratori che hanno alle spalle anni di lavoro continuativi e che hanno accantonato somme consistenti di TFR, ma che non riescono comunque a raggiungere requisiti pensionistici sufficienti.
Quali sono i limiti e le criticità della proposta
Come ogni novità in materia pensionistica, anche questa ipotesi presenta alcuni punti critici:
- non tutti i lavoratori hanno un TFR elevato: chi ha carriere frammentate o stipendi bassi rischierebbe di non avere abbastanza risorse per anticipare la pensione;
- utilizzare il TFR oggi significherebbe rinunciare a una liquidazione futura, spesso usata per spese importanti come l’acquisto di una casa, l’aiuto ai figli o la gestione della vecchiaia;
- la misura potrebbe generare disuguaglianze tra lavoratori con storie lavorative diverse, favorendo chi ha contratti stabili a scapito di chi ha avuto lavori precari;
- al momento non sono definite modalità tecniche, calcoli e garanzie: tutto è rimesso a eventuali decreti attuativi che dovrebbero seguire a una legge di approvazione.
Come funziona la pensione anticipata oggi
Ad oggi, le regole per la pensione anticipata restano quelle ordinarie:
- pensione anticipata contributiva con 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne;
- altre forme di uscita anticipata già esistenti come l’APE sociale o Quota 103, con requisiti specifici;
Consigli pratici per i lettori
Chi è interessato a questa novità deve considerare che, allo stato attuale, si tratta solo di una proposta. È quindi utile:
- monitorare gli sviluppi legislativi nei prossimi mesi;
- verificare la propria posizione contributiva tramite il fascicolo previdenziale INPS;
- calcolare il TFR maturato per capire se potrebbe davvero avere un peso rilevante;
- valutare con un consulente o un patronato se esistono già oggi opzioni di pensionamento anticipato più adatte alla propria situazione.
Conclusioni
La possibilità di andare in pensione a 64 anni utilizzando il TFR è un’idea che sta facendo discutere molto, ma non è ancora una misura concreta. Finché non ci sarà una legge approvata, le regole restano quelle attuali e il TFR continuerà a essere liquidato solo alla cessazione del rapporto di lavoro.
Invitiamo i lettori a restare aggiornati e a valutare con attenzione la propria posizione previdenziale, così da essere pronti a cogliere eventuali opportunità qualora questa proposta diventasse realtà.
Se avete altri dubbi su pensioni, lavoro o fisco, potete scriverci: saremo felici di rispondere nella nostra rubrica La Posta di Lavoro e Diritti.